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Itala Mela sarà presto beata In evidenza

di Giuseppe Savoca - Per la serva di Dio Itala Mela è ormai vicino il traguardo della beatificazione. Sarà, infatti, proclamata beata proprio alla Spezia, nel corso del nuovo anno pastorale, dal cardinale Angelo Amato, salesiano, prefetto della congregazione per le Cause dei Santi.

Lo ha annunziato l'altro sabato il vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti al termine dell'omelia tenuta in occasione del pellegrinaggio mariano mensile, tenutosi per ottobre alla chiesa di Santa Maria Assunta a Piazza di Deiva.

Il vescovo ne aveva avuto personale notizia nel corso di una recente visita alla congregazione per le Cause dei Santi.

Come i lettori ricorderanno, nel giugno di due anni fa il Santo Padre Francesco aveva autorizzato la congregazione a promulgare, tra gli altri, il decreto relativo al riconoscimento delle virtù eroiche della serva di Dio Itala Mela, oblata benedettina del monastero di San Paolo fuori le mura.

Nel caso di Itala Mela, la decisione del Papa ha assunto un particolare significato spirituale, in quanto è avvenuta a pochissimi giorni dalla solennità della Santissima Trinità: la mistica spezzina, spentasi nel 1957, aveva infatti dedicato la sua vita e la sua esperienza spirituale proprio alla riflessione sul mistero della Trinità, assumendo anche il nome monastico di "Maria della Trinità".

E' molto tempo che il processo canonico di esame delle virtù eroiche della serva di Dio si era ormai concluso. Tra gli altri, oltre a monsignor Guido Chella, che, al suo riguardo, raccolse le testimonianze dei contemporanei e tutti gli scritti, se ne sono occupati, in veste di vice postulatori della causa, due sacerdoti diocesani, oggi scomparsi, che erano stati molto legati alla spiritualità trinitaria di Itala Mela: monsignor Dino Ricchetti e monsignor Franco Ricciardi.

L'ormai prossima beatificazione della serva di Dio, prima cerimonia di beatificazione alla Spezia nella storia della diocesi, rappresenterà uno degli eventi centrali del nuovo anno pastorale, che si apre oggi pomeriggio in forma ufficiale e solenne (vedi notizia qui a fianco).

Nel corso della celebrazione di sabato scorso a Piazza di Deiva, il vescovo Palletti, quasi anticipando i temi dello stesso anno pastorale, si è soffermato in particolare sul significato della "missione", sottolineando come la "buona notizia" annunziata dal Vangelo dia motivo di gioia anche quando mancano le ragioni per la gioia umana.

Il Vangelo della liturgia del giorno raccontava il ritorno dalla missione dei settantadue discepoli, pieni di gioia perché "anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome", e la risposta di Gesù, che li invitava piuttosto a rallegrarsi perché "i vostri nomi sono scritti nei cieli".

«Questa è la nostra gioia – ha commentato Palletti – Il resto passa, è servizio, potrebbe diventare motivo di orgoglio». La gioia del Vangelo non corrisponde completamente a quella umana: «Le nostre situazioni mutano da un momento all'altro: gioia, dolore, inquietudine.

Questo avviene per colpa nostra, a volte, ma fa parte della vita. Il Vangelo, invece, ci dà motivo di gioia anche quando quella umana non c'è. Si tratta di una felicità presente anche nel momento del dolore, perché nasce dalla promessa di Dio "i vostri nomi sono scritti nei cieli", ed è capace di portare luce anche a chi è nel buio».

Monsignor Palletti ha portato ai presenti al pellegrinaggio l'esempio di santa Teresa del Bambino Gesù, della quale si celebrava la festa: la "piccola Teresa" ebbe molte prove e momenti anche lunghi di aridità interiore, «eppure la Chiesa la presenta come la santa della gioia e dell'abbandono in Gesù».

Queste cose sono rivelate ai piccoli, non ai sapienti: «Chi le accoglie, accoglie una gioia nuova. Portiamo questo versetto nel nostro cuore.

Nel dolore, evita la disperazione. Nella gioia, evita l'euforia di considerarci grandi perché le cose si sottomettono a noi. La nostra gioia ha una sola radice: i nostri nomi sono scritti nei cieli ...».

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