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Vertenza SERG, Legambiente: "La ricollocazione è l'unica strada da seguire" In evidenza

"Abbiamo avuto notizia delle ipotesi prospettate dalla Regione al Parco di Montemarcello – Magra per la soluzione della vertenza SERG. Ci troviamo solo in parte d'accordo su quanto prospettato dall'Assessore Giampedrone": lo scrivono, in una nota, il Vicepresidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti ed il Presidente del Circolo "Valdimagra" di Legambiente Alessandro Poletti.

Sarti e Poletti spiegano: "Intanto secondo noi ha valore solo la prima ipotesi cioè quella della concessione di un tempo tecnico necessario alla ricollocazione fuori Parco, anche se per noi un anno è troppo: ci sono già le aree individuate dal Comune di Sarzana a Boettola e Tavolara, basta molto meno, ma possiamo anche accettare tale allungamento, se pur non lo comprendiamo se non in termini meramente politici.
Ciò che secondo noi è inaccettabile è la seconda ipotesi, quella cioè che la ricollocazione sia impossibile per irreperibilità delle aree e si utilizzino le disposizioni dei vigenti Piani per mitigare e l'impatto in loco lasciando gli impianti nel Parco.
Tale ipotesi è inaccettabile innanzitutto perché l'ambientalizzazione è già fallita una volta: i frantoi hanno avuto 10 anni per attuare tali pratiche e non l'hanno fatto.
Inoltre tali frantoi non sono solo nel Parco, bensì anche in area alluvionale, e qualunque modifica demolitiva – ricostruttuva necessaria per un'eventuale ambientalizzazione, brutto termine che non rende giustizia alla ecosostenibilità dell'impresa, entrerebbe in contrasto con le Norme di bacino, e sarebbe inattuabile.
Poi in ogni caso la presenza di frantoi, una decina in soli 10 km di fiume, genera un degrado assolutamente inaccettabile nel nostro Parco, affatto paragonabile a quello creato dai frantoi in altri Parchi fluviali Italiani, dove sono molti meno in densità, e dove la presenza comunque sporadica può essere giustificata da un'attività di escavazione in loco, assolutamente assente e non riproponibile in un fiume, come il Magra, che ha subito la catastrofe della maxi –escavazione 1954 – 1982, le cui ferite ancora non si sono sanate; poi ora il Parco di Montemarcello – Magra – Vara è anche un SIC, contrariamente agli altri Parchi Fluviali Italiani.

"Ciò che comunque non capiamo - proseguono i due esponenti di Legambiente - è questa ritrosia da parte della politica nel voler intervenire in quello che è anche un processo logico di razionalizzazione di un settore produttivo. Perché lasciare certi "mostri", visto che tali sono all'interno di un'Area Naturale Protetta, dentro un Parco dove impediscono uno sviluppo armonico dello stesso da un punto di vista naturalistico ed eco - turistico, e dove a causa dei vincoli hanno di fatto l'impossibilità di crescere e migliorare? Forse perché si spera di mantenere la posizione per tornare a escavare? Azzardato...
Avrebbe più senso accettare la ricollocazione in aree vocate come le aree artigianali e industriali, e anche nei siti artigianali e industriali abbandonati e da recuperare, anziché farli classificare magari come agricoli quando l'agricoltura non vi si può praticare perché il suolo fertile è già sparito da prima.
Aree Parco, Artigianali, Agricole, Urbane: spazi razionalizzati senza commistioni che danneggino l'ambiente naturale e agricolo, come quello del Parco, mentre d'altra parte abitazioni e imprese vanno incontro a difficoltà e vertenze. Noi auspichiamo che anche l'Associazione di settore, cioè ANCE, che pure con noi di Legambiente ha avuto diversi momenti di apertura nel recente passato, lo capisca e non consigli ai suoi associati di intestardirsi in uno sterile presidio di un territorio inadeguato, favorendo il processo di ricollocazione".

"Per questo motivo - concludono Sarti e Poletti - chiediamo di cassare il Comma due del Documento Regionale, non solo per SERG, per cui è lapalissiano non abbia senso, ma per tutti gli impianti di frantumazione presenti: d'altronde le aree ci sono e non solo a Sarzana; anche nella pianura tra Santo Stefano di Magra e la Corea di Vezzano Ligure vi sono aree degradate che potrebbero essere facilmente riutilizzate per la ricollocazione degli impianti presenti sui due Comuni: basta la volontà politica e un intervento forte della Regione su qualche Comune recalcitrante".

(Foto: parcomagra.it)

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