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Storie di donne: con UDI per dire “NO alla violenza” In evidenza

di Dayla Villani - Perseguitata dall'ex fidanzato; picchiata dal compagno geloso; morta dopo essere stata data alle fiamme dall'ex marito. Quanti episodi del genere sentiamo giornalmente?

Viviamo l'epoca del non senso e della banalizzazione dell'informazione. Anestetizzati dalle continue notizie, tendiamo ormai a minimizzare i casi di cronaca nera, quasi fossero la normalità. Non scordiamoci però, come la parola violenza in tutte le sue forme, a tutti i livelli, sia evocatrice dell'assenza di cultura e di educazione al rispetto dell'altro. E mentre l'indifferenza uccide, l'educazione salva la vita. Per questo, nostro dovere è non spegnere mai i riflettori su temi che purtroppo, ancor oggi, continuano ad alimentare le disparità sociali come la violenza di genere: sistematica, trasversale, culturalmente radicata, una violazione dei diritti umani tra le più diffuse, anche nei sistemi cosiddetti "evoluti".

Era il 1999, quando l'allora segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan diceva che "La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l'eguaglianza, lo sviluppo e la pace".

Se da un lato infatti, ci sono stati importanti progressi nello sviluppo di elevati standard di protezione e di garanzie a livello nazionale ed internazionale, d'altra parte, fa da contrappeso il permanere di una serie di situazioni che espongono uno scenario caratterizzato da forte ingiustizia, ineguaglianza sociale, reiterata violenza, a cui si aggiunge una cultura dell'impunità che tende a permanere.

Il caso della provincia spezzina non è molto diverso da altri. Per capirne di più abbiamo parlato con alcune socie del centro antiviolenza UDI (Unione Donne Italiane), un'associazione storica creata da un gruppo di donne nel 1945, con lo scopo di riconoscere l'importanza del valore femminile.

Donne al servizio di altre donne
udi-donne-associazione-gazzetta-della-speziaSi presentano semplici e professionali le socie UDI, in tutto 30 nella sede della Spezia: donne comuni, orgogliose di far parte di una rete di valore che crea fiducia e collaborazione con le stesse donne in difficoltà per accompagnarle in un percorso – spesso doloroso - di coscienza "cosciente", al di fuori del tunnel della violenza. Un'importanza riconosciuta, nel 2015, anche dal Presidente Mattarella con un premio consegnato alle donne UDI, in occasione dei 70 anni del centro.

"Il nostro è un accompagnamento vero e proprio, prendiamo per mano la persona in difficoltà per rassicurarla e renderla cosciente della propria situazione. Non intendiamo forzare la donna, sostituendoci alla sua volontà" spiega Maria Paola Buchignani - presidente Codice Donna e anche psicologa del centro.
Insieme a lei a raccontarci "storie di donne", Franca Beltramo - Presidente del centro antiviolenza UDI, Anna Spadano e Stefania Ligori - operatrici dell'associazione.

Nel 1988 nasce: "Codice donna", luogo di accoglienza e consulenza per le donne in difficoltà; e "Telefono Donna", primo telefono di ascolto in Liguria che offre sostegno delle donne alle donne.
In particolare, Telefono donna possiede un servizio di segreteria sempre attivo con operatrici in sede due giorni a settimana dalle 9:30 alle 11:30; tre giorni alla settimana dalle 15:00 alle 17:30. Tra i servizi anche la consulenza legale, psicologica e pedagogica.

"Le donne che decidono di rivolgersi a noi hanno già metabolizzato interiormente una prima forma di richiesta di aiuto. Per iniziare il percorso – prosegue Franca Beltramo – devono esser pronte a dire basta alla violenza. A volte temono la denuncia, non avendo però le indicazioni corrette. All'inizio è normale che alcune siano un po' diffidenti ma è importante creare con loro, sin da subito, un legame di fiducia e una forte empatia. Qui vengono tranquillizzate e informate, in totale anonimato, sui loro diritti, come per esempio l'accesso al gratuito patrocinio".

Una dinamica violenta che, come sottolinea Maria Paola Buchignani, in veste di psicologa, è trasversale e può colpire chiunque, a tutte le età, a vari livelli sociali, innescando diverse tipologie di dinamiche relazionali.

Sempre più stalking, sempre più giovani

"In generale, rispetto al 2015, non si sono verificati molti scostamenti sul numero di casi di violenza sulle donne nella provincia spezzina. Aumentano però notevolmente, i casi di stalking, anche sul lavoro, e le richieste di aiuto da parte di mamme per le loro figlie, soggette a comportamenti violenti da parte dei fidanzatini, accentuati ancor più dall'uso inconsapevole delle nuove tecnologie".

Così il Presidente del Codice donna evidenzia come sia fondamentale agire a livello culturale ed educativo, sin dai banchi di scuola. In tal senso, l'associazione – nonostante sia completamente autofinanziata (anche grazie al 5x1000) – promuove sul territorio diverse iniziative per educare alla non violenza, per sensibilizzare l'opinione pubblica e i media sulla necessità di una cultura di parità fra uomo e donna.

"Spesso entriamo nelle scuole perché importante è diffondere la cultura della non violenza sin da piccoli. Per questo cerchiamo di creare un legame di fiducia con tutti i ragazzi, – afferma il Presidente UDI - per far esprimere i loro blocchi e paure anche a livello relazionale, soprattutto per il genere maschile".

Quando anche i "violenti" chiedono aiuto

"A tal proposito, interessante è l'aumento di richieste da parte di uomini che agiscono violenza. Purtroppo, però, non possiamo aiutare gli uomini che fanno outing non avendo la giusta formazione in materia ma possiamo comunque indirizzarli verso associazioni fuori Spezia, non essendoci centri specifici qui in città".
Già perché mentre, da un lato, è importante tutelare le donne, dall'altro, è fondamentale agire alla radice, su un problema che inevitabilmente coinvolge la sfera emotiva e culturale di chi perpetua violenza, e che troppo spesso viene sottovalutato e trascurato, portando nel peggiore dei casi alle più tragiche conseguenze.

Il problema vero e centrale non è solo quello della rivendicazione dei diritti, ma quello di poterli realmente esercitare, creando le condizioni affinché le libertà e i diritti conquistati dalle donne diventino davvero esigibili e praticabili. Viviamo, infatti, nel Paese della propaganda "formale", promotrice di democrazia, di libertà e di principi egualitari, ma che ogni giorno continua a ritrovarsi di fronte una realtà ben diversa, incapace di diventare "sostanziale" e incidere sulla vita vera delle donne, violando l'equità di genere, dal lavoro all'intero sistema economico – sociale. E allora il primo passo andrebbe fatto, grazie ad una maggiore spinta dal basso e al supporto di associazioni come UDI, prima di tutto a livello comunicativo, per sbloccare il livello culturale, acquisire consapevolezza di tutte le discriminazioni di cui le donne sono e sono state vittime e dar forza a quei casi "latenti", ancora nascosti dietro la paura. In secondo luogo, con l'integrazione di nuove concezioni giuridiche, educative, politiche costituite su due capisaldi essenziali "l'uguaglianza e la diversità", tentando l'abbandono di stereotipi sociali degradanti e facendo valere quei diritti che tanto si decantano oggi come simbolo del progresso di una società.

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