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RSA Mazzini, continua lo stato di agitazione In evidenza

Secondo i sindacati non sono stati fatti significativi passi in avanti.

La RSA Mazzini La RSA Mazzini

 

“L'incertezza sul futuro della RSA Mazzini permane, continuiamo lo stato di agitazione” Così le segreterie di Filcams Cgil, FP Cgil, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltrasporti.

I sindacati continuano: “Ci dispiace che Comune ed Asl non siano stati presenti alla riunione odierna con la Prefettura e KCS, nella quale non abbiamo registrato significativi passi in avanti. Prediamo atto della volontà di Kcs di partire con la ristrutturazione dei locali adibiti ai servizi accessori come cucina e lavanderia, anche se l'azienda non ha fornito un crono programma. Restano comunque aperte tutte le altre questioni che abbiamo posto, ad di là dell'emergenza Covid il nostro territorio non può certo rinunciare a 125 posti letto di RSA".

"Come Sindacati - proseguono - abbiamo chiesto alla Prefettura di accelerare per la stipula della concessione tra Asl e KCS, ad oggi non ancora firmata. Da parte nostra ribadiamo la necessità di migliorare i canali di comunicazione tra degenti e le loro famiglie adottando la massima trasparenza sulle modalità di cura e l'evolversi del decorso dei pazienti che hanno diritto in caso di positività ad una assistenza adeguata con presidio medico h 24. Ribadiamo inoltre l'indispensabilità di trovare una collocazione idonea per tutti gli ospiti negativi della struttura al fine di riuscire a renderla nuovamente idonea. Il Mazzini non può diventare una struttura Covid, ma tornare ad essere quanto prima una Rsa al servizio del territorio. Abbiamo richiesto con forza l'apertura di un confronto continuo con la cooperativa, che segua costantemente l'evolversi della situazione, con l'obiettivo di adottare decisioni condivise che tutelino pazienti e operatori. Non deve più succedere che manchi anche soltanto un dispositivo di sicurezza, anche per un solo giorno. E non deve più accadere che i parenti dei pazienti non abbiano notizie dei loro congiunti o non possano comunicare con loro. Abbiamo inoltre ribadito che è necessario il ripristino di centri diurni di 1 e 2 livello, comunità alloggio, e l’avvio del “dopo di noi” previsti nella gara di appalto. In queste strutture abbiamo ancora 10 operatori in cassa integrazione.”

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