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Clima pazzo mette a rischio la produzione di miele

L’abbassamento improvviso delle temperature ha colpito principalmente il levante ligure rendendo complicato il lavoro delle api

 

Il maltempo di aprile e l’abbassamento delle temperature, non ha risparmiato il settore apistico soprattutto del genovesato ligure, dove il lavoro delle api ha patito una pesante battuta d’arresto che ha costretto gli apicoltori a dover ricorrere, in alcuni casi, a nutrimenti d’emergenza. In particolare, a farne le spese nel levante della regione, ma anche nel savonese, rischia di essere la produzione di miele d’Acacia, in quelle aree dove il gelo ha colpito le piante in un momento di sviluppo più avanzato, ma anche le perdite subite per le piante di ciliegio in piena fioritura si ripercuoteranno sulla produzione anche di questa tipologia.

Il miele per la Liguria rappresenta una produzione di pregio, sicura e garantita che, negli ultimi anni ha visto crescere del 40% le imprese professionali, superando le 800 unità, mentre gli apiari sono stati incrementati addirittura dell’80%. Nella nostra regione si producono storicamente mieli pregiati, che vanno da quello di castagno prodotto nell’entroterra ligure, al miele di acacia, per arrivare alle tipologie di carattere più commerciale come il millefiori, fino a produzioni più particolari come quello di erica o di melata.

“Le difficoltà delle api – afferma il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che, oltre per la produzione di miele, sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Le possibili perdite che si rischiano di avere sulla produzione, potrebbero incrementare ulteriormente l’arrivo massiccio di miele dall’estero che, spesso, di miele ha ben poco. A far concorrenza al miele Made in Liguria non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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