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Caccia, in Liguria non cambia nulla In evidenza

La LIPU contro la decisione dell'Assessore Mai di non prendere alcun provvedimento nonostante le note dell'Ispra.

Fra poco più di una settimana anche in Liguria aprirà la caccia. Come previsto dal calendario venatorio, quest'anno si sparerà a partire dal 17 settembre. Dopo un'estate torrida con un territorio nazionale martoriato da siccità e incendi, l'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca, ha mandato una nota alle regioni affinché in occasione della prossima apertura della stagione venatoria vengano assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni. Questa nota è stata emessa seguendo il principio di precauzione, principio che dovrebbe essere alla base di ogni decisione presa da un buon amministratore. Il nostro assessore regionale alla caccia Mai ha subito provveduto a rassicurare il mondo venatorio dichiarando che le raccomandazioni dell'Ispra erano generali e che noi in Liguria non avevamo problemi di zone umide seccate, quindi la caccia si sarebbe svolta normalmente, secondo calendario.

Ci sembra logico che l'Ispra abbia valutato la situazione nazionale e sicuramente sarebbe stato più opportuno un intervento del governo nazionale, comunque anche a livello regionale, ammettendo una minore incidenza della siccità e degli incendi, non si può non tenere conto di quello che è successo nelle altre regioni: gli animali non conoscono i confini e forse nemmeno l'assessore Mai. Secondo l'assessore la parte terminale della Magra, compresa la piana di Marinella, non si trova in Liguria? Non è una zona umida importante per gli uccelli migratori? L'assessore conosce le problematiche del fiume Magra dovute alla siccità, con la fauna ittica in forte sofferenza per mancanza di acqua? Evidentemente no, oppure fa finta di non sapere.

Inoltre fa intendere che è necessario aprire la caccia per i cinghiali, che sono troppi e serve dare una risposta agli agricoltori. Qui pensiamo che gli agricoltori dovrebbero sentirsi presi in giro. Negli ultimi anni nonostante l'aumento dei capi abbattuti il problema permane, come mai? Ma veramente si può pensare che chi ha provocato il problema con l'immissione di cinghiali a scopi venatori, il problema lo possa risolvere? Passiamo da un'emergenza all'altra, dai cinghiali, ai lupi poi ai caprioli, poi ci sono troppe volpi, troppe cornacchie e la soluzione è sempre la stessa: uccidere gli animal. Non si vuole ammettere che sono tutti segnali degli ecosistemi sofferenti con un drammatico calo di biodiversità e che per risolvere il problema non serve la caccia, che va ad incidere sulle dinamiche naturali delle popolazioni di animali, ma occorre ripristinare gli habitat naturali violentati e distrutti dall'essere umano.

In attesa che si ricrei un certo equilibrio, vanno usati tutti gli strumenti incruenti che servano a proteggere coltivi o altre zone dove gli ungulati possono fare danni, valutando le situazioni puntualmente e con un piano coordinato e serio che punti a risolvere il problema. Questi strumenti attualmente vengono usati marginalmente perché si preferisce affidarsi alla caccia con tutti i suoi interessi che non sono certamente quelli degli agricoltori.

Aver ritardato l'inizio della caccia ad ottobre ci sembrava il minimo. L'Assessore Mai e i cacciatori ci ricordano sempre di più l'orchestra che continuava a suonare mentre il Titanic affondava.

 


LIPU LA SPEZIA

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