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Cozzani: "La lotta partigiana fu “lotta” di rivolta morale" In evidenza

Il discorso pronunciato dal Presidente della Provincia durante le celebrazioni per la Liberazione.

Rivolgo il saluto mio personale e dell’Amministrazione Provinciale al Sig. Prefetto, al Sig. Sindaco, a Sua Eccellenza il Vescovo, ai cari partigiani qui presenti, alle autorità civili, militari e religiose e a TUTTE le associazioni partigiane.
Mi inchino rispettosamente al nostro Tricolore, ai labari e ai gonfaloni, simboli della nostra Patria libera e democratica.

 

Celebriamo oggi l’anniversario della nostra Liberazione, il giorno in cui, anche tra le nostre colline e le nostre vallate, giunsero a pienezza e compimento le gesta di tanti eroi durante gli anni della dittatura: azioni che furono ispirate da sentimenti e da ideali contro il fascismo, il nazismo e il totalitarismo, e che hanno scandito gli avvenimenti della guerra partigiana di Liberazione.
È oggi il 25 aprile: la rinascita del nostro popolo e l’ideale inizio della nostra Repubblica sono incisi in questo giorno del calendario. La Resistenza e la lotta di Liberazione sentite come primo vagito dell’Italia che riemerge dalle sue macerie.

Il 25 aprile del 1945 è momento di svolta, confine che sancisce la fine di un’esperienza tragica e segna l’inizio dei giorni della speranza conquistati con il sacrificio di molti partigiani spinti da una grande ispirazione ideale e per amore della libertà.

Non si può comprendere la Resistenza, il suo significato, la sua fondamentale importanza nella storia d'Italia se non si parte dalla sua radice più autentica e profonda: quella della rivolta morale. Una rivolta contro un sistema che aveva lacerato, oltre ogni limite, il senso stesso di umanità inciso nella coscienza di ogni persona.
Una rivolta custodita, inizialmente, nell'animo di una minoranza, da pochi spiriti eletti, uccisi, perseguitati o isolati durante i lunghi anni del trionfo della dittatura. Ma che riuscì a propagarsi, dilagando tra la popolazione, dopo che gli eventi succedutisi all'8 settembre resero evidente, anche a chi si era illuso, anche a chi era stato preda della propaganda, quanto fallaci fossero le parole d'ordine di grandezza, di potenza, di dominio, di superiorità razziale diffuse dal regime. Quanto esse contrastassero con i valori della dignità umana propri della nostra tradizione e della nostra cultura.
Non moriva la Patria in quei giorni, luttuosi e concitati, non moriva l’Italia. Tramontava, invece, una falsa concezione di nazione, fondata sul predominio, sul disprezzo dell'uomo e dei suoi diritti: una concezione di barbarie, che pure, per tanti anni, aveva coinvolto tanti e affascinato tante menti.
Il popolo italiano, nel suo complesso, seppe reagire alla dittatura. Recuperò gli ideali di libertà, di solidarietà, di fratellanza, di pace che avevano ispirato i migliori uomini del Risorgimento.
In tante famiglie italiane c'è una storia, grande o piccola, di eroismo. Chi salvava un ebreo, chi sfamava un partigiano, chi nascondeva un soldato alleato, chi stampava al ciclostile: si rischiava la propria vita e quella della propria famiglia per salvare l’anima di una nazione intera.
Perché lo facevano? Coraggio, ideologia, principi morali, senso del dovere..... Tante e diverse furono le storie, tante e diverse le motivazioni. L'insieme di tutte queste fu la Resistenza.

Ed è per questo che, ancora oggi - senza odio né rancori, ma con partecipazione viva e convinta - ricordiamo quegli eventi così tragici e pieni di valore, senza i quali non vi sarebbe l'Italia libera e democratica, senza i quali non avremmo conosciuto una stagione così duratura e feconda di sviluppo civile, di promozione dei diritti, di pace.

La Provincia della Spezia non è stata da meno nell’offrire un grande contributo di vite alla Liberazione italiana: la medaglia d’oro che decora il Gonfalone della Provincia lo testimonia. Per il nostro territorio questo 25 aprile è arricchito dal riconoscimento che i Comuni di Brugnato, Follo, Riccò del Golfo, Sesta Godano e Rocchetta Vara hanno ricevuto proprio ieri con una cerimonia ufficiale presso il Ministero della Difesa.
Queste nostre comunità hanno ricevuto dalle mani del Ministro Trenta la Medaglia di Bronzo al Valore Militare per il contributo che le loro popolazioni seppero dare alla lotta partigiana. E sono veramente tante le vicende che hanno visto protagonisti donne e uomini, nostri concittadini, in quelle tragiche giornate di lotta di liberazione. Il loro apporto è vividamente inciso nelle medaglie che adornano i gonfaloni del nostro territorio, a partire proprio da quello della Provincia.
Guardiamo i nostri labari: ci ricordano il sacrificio di tante vite consumate dall’ideale della Resistenza nelle valli e sulle montagne che ci circondano. Basti citare le città della Spezia e di Sarzana, Medaglie d’Argento al valor Militare, i Comuni di Calice al Cornoviglio e di Zignago insigniti della Croce di Guerra al valor Militare. E adesso anche le comunità che ieri hanno ricevuto le Medaglie di bronzo. Si potrebbe pensare a quanto sangue e quanto dolore siano costate queste decorazioni e il sentimento di mestizia che quei morti portano con sé è ovviamente molto amaro. Ciò nonostante, il riscatto suscitato dalle Istituzioni democratiche scaturite dalla Liberazione, trasforma quel dolore e il lutto di quella lotta in un moto di orgoglio e di vanto per tutti gli spezzini. La caratura morale e ideale incarnata dagli eroi partigiani sono la vera cifra della Resistenza nelle nostre terre e, nella cornice della Costituzione nata da quella guerra civile, tutti noi oggi ci riconosciamo figli del loro sacrificio collettivo contro il nazifascismo.

Sempre in occasione dell’odierna giornata della Liberazione, la nostra terra si vanta del riconoscimento della Medaglia d’Oro al partigiano Giovanni Pagani, nato a Pignone e ispiratore, insieme ad alcuni combattenti a Brugnato, del primissimo nucleo della futura Colonna di “Giustizia e Libertà”. In essa Pagani assunse funzioni sempre più importanti, diventando capo-plotone e poi, nel giugno del 1944, quando la colonna si strutturò come tale, comandante della IV° compagnia. Di fatto Pagani fu un combattente molto attivo della zona: a lui il Comando affida gli obiettivi più rischiosi, come quello di distruggere il ponte di Brugnato e di Bocca Pignone. Morirà fucilato, qui alla Spezia, dopo aver subito torture nel tristemente famoso ex XXIesimo e affronterà il plotone d’esecuzione urlando “Viva la libertà”. Questa figura di partigiano, recentemente valorizzata grazie al lavoro di ricerca del prof. Galantini e che oggi è insignita con questa Medaglia, è simbolo dell’orgoglio delle donne e degli uomini che hanno dato lustro alle nostre terre in quegli anni drammatici.

Riflettendo su cosa possa spingere a tanto coraggio uomini come Giovanni Pagani, scorgo che solamente una tenace spinta morale e ideale possa essere l’unica plausibile e credibile risposta e, dunque, sempre più mi convinco che riassumere la lotta partigiana come “lotta” di rivolta morale sia una delle definizioni più appropriate per rappresentarne adeguatamente, a 74 anni di distanza, il suo significato più profondo. Senza la lotta partigiana, senza il sacrificio di costoro e delle loro famiglie, il riscatto politico, sociale e morale degli italiani sarebbe stato assai meno fecondo per la storia democratica e repubblicana del nostro Paese.

Cittadini, cari partigiani, Autorità tutte, la festa di oggi sia per noi un richiamo a riscoprire e custodire il valore immenso delle potenzialità morali e spirituali di ogni singolo uomo per il riscatto dell’umanità intera, per il risveglio interiore e collettivo delle nazioni e dei popoli. Accantoniamo polemiche e scontri e proseguiamo sulle orme che la storia ci ha lasciato perché le medaglie e i riconoscimenti alla storia della Liberazione non siano mai solamente un oggetto di decoro ma un richiamo attuale a quanto di grande ed esemplare possa ispirare l’animo umano.

Auguri per il 25 aprile. Viva l'Italia!


Giorgio Cozzani
Presidente della Provincia

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