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Alla ricerca degli ultimi pastori In evidenza

Sui crinali dell’Appennino che guarda al mare Mangia Trekking incontra Massimo Del Freo

Nell’ambito del progetto dei cammini tra i Parchi del mare e della montagna da sempre promosso dall’alpinismo lento, prosegue l’iniziativa dell’associazione, denominata “sulle antiche vie della transumanza”. Attività con cui Mangia Trekking, si adopera per dare evidenza ad un antico mestiere ( il pastore ) ed alle bellezze dei territori appenninici che guardano al Golfo dei Poeti.

Appare evidente che fare “il pastore” oltre che un’attività lavorativa, è anche un particolare modo di vivere, solitari, immersi nella natura ed a contatto con i propri animali, dove il mestiere, si unisce e si fonde con i migliori valori naturalistici dei territori. Così dal mare, alla Val di Vara e la Lunigiana, risalendo verso l’Appennino, l’associazione Mangia Trekking non perde occasione di andare a descrivere i personaggi e la vita di queste straordinarie figure, che nell’era super tecnologica e spaziale, hanno scelto di vivere nel verde dei pascoli, secondo regole e tradizioni davvero arcaiche. Così nei giorni scorsi, risalendo dalla pianura verso le cime verdi appenniniche, alcuni appassionati del Mangia Trekking, sono andati a conoscere il pastore “che viene dal mare”, Massimo Del Freo della Partaccia (MS).

Il quale attorniato dalle sue circa 200 pecore e relativi cani, molto gentile, è stato contento di conoscere ed intrattenersi con gli amici dell’alpinismo lento, infatti ha raccontato alcuni particolari della sua vita quotidiana in montagna. Della mungitura, e della preparazione di ricotte e formaggi. Ha detto inoltre che insieme al suo gregge trascorre gli inverni ed i periodi freddi a nella pianura Massese, e che le moderne tecnologie ( telefonini – smartphone ), concorrono a facilitare la vita del pastore, consentendo anche di coniugare al meglio i rapporti personali, con il lavoro. Dopo aver percorso insieme un tratto nei pascoli, a conclusione dell’incontro, nel salutare gli amici dell’alpinismo lento, ha affermato, che seppur tale attività lo costringe a qualche sacrificio, insieme al gregge, esposto agli agenti atmosferici, rappresenta un lavoro sano, ricco di emozioni, autonomo, che conferisce un vero senso di libertà. Una scelta di vita, una via lavorativa possibile e attuabile.

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