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Giorno della Memoria: le parole e le immagini commoventi degli studenti In evidenza

Lisa si mette nei panni di una bambina deportata; Laura in quelli di un giovane soldato nazista; Matteo, Luca e Alessia denunciano la colpa degli "indifferenti".

Fanno riflettere e commuovere gli elaborati degli studenti vincitori del concorso dedicato alla memoria di Franco Cetrelli e Adriana Revere, promosso da ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti).

Parole ed immagini che sono state lette e mostrate nel corso del Consiglio comunale straordinario che si è tenuto in Sala Dante per celebrare il Giorno della Memoria.
Parole ed immagini che hanno commosso tutti.
Parole ed immagini da leggere e rileggere; da vedere e rivedere.

Lisa Leni, 16 anni, studentessa del Liceo Costa ha scritto alcune pagine di diario immedesimandosi in una bambina, deportata insieme alla madre in Polonia ed uccisa in un campo di concentramento.
Questo il suo testo:

3.05.1941
Mi chiamo Ester e credo nel futuro.
Mi chiamo Ester, ho dodici anni e sono la migliore della scuola d'accordo, in effetti non proprio la migliore della scuola ma comunque sono brava e mia mamma è orgogliosa di me. La mia materia preferita è la matematica, sono talmente brava che ieri é arrivata una lettera da parte della scuola alla mia famiglia, mia mamma piangeva di gioia. Non l'ho letta personalmente ma la mamma mi ha spiegato che non potrò più frequentare la scuola! Incredibile vero? Finalmente si saranno resi conto che sono troppo intelligente rispetto alla mia classe. Ad essere sincera sono leggermente dispiaciuta perché le mie amiche Anna e Sara mi mancheranno, però la mamma ha detto che supereremo tutto e che inizierò a studiare a casa.
In ogni caso da grande sarò una grande scienziata, ne sono certa.

15.05.1941
Mi chiamo Ester e credo nel futuro. Non ho ancora iniziato a studiare a casa perché la mamma non ha trovato un maestro adatto. Tutti rifiutano l'incarico dicendo che non hanno intenzione d'insegnare ad una ebrea, in realtà però io so che non vogliono insegnarmi perché pensano di non essere all'altezza ... peggio per loro. Ieri pomeriggio inoltre ho incontrato Anna e suo papà, ad Anna si sono illuminati gli occhi vedendomi, ero così felice che stavo per svenire ... poi però suo papà le ha tirato i capelli tanto forte da farla piangere, l'ha sgridata e le ha detto che non deve né parlarmi né salutarmi, non so il motivo di questo gesto ma vedendo Anna in lacrime mi si è spezzato cuore.

20.06.1941
Mi chiamo Ester e credo nel futuro. Oggi mentre giocavo in giardino si sono presentati due signori e mi hanno chiesto il mio nome e il mio cognome dopo mi hanno chiesto di andare a chiamare la mamma ed io così ho fatto. Appena la mamma ha visto i due signori mi ha ordinato di entrare in casa e chiudermi in camera. Così adesso mi ritrovo in camera ad aspettare che mi venga a chiamare, sono molto emozionata quelli potrebbero essere i miei nuovi maestri.

17.07.1941
Mi chiamo 5547 e credo nel futuro. Alla fine, lo scorso mese, quei due uomini non erano maestri. La mamma non mi ha detto i loro nomi anche perché appena è tornata in casa tremava dalla paura e ha detto che da lì a poco saremmo dovute partire per un viaggio verso la Polonia.
Siamo partite due giorni dopo su una specie di treno insieme a migliaia di altre persone, c'era una puzza insopportabile e le persone sembravano tutte tristi, persino la mamma che è un'incredibile guerriera é sembrata distrutta.
Siamo arrivate qualche giorno dopo e subito ci hanno assegnato un numero, io da oggi in poi mi chiamerò 5547 e la mamma 8340, a me sembrava tutto divertente fino a che non ci hanno tagliato i capelli e ci hanno addirittura separate.
La mamma senza capelli faceva un po' paura ma era comunque bellissima. Prima che la portassero via mi ha detto che mi vuole bene e che dovrò essere coraggiosa. E' tanto tempo che non la vedo e mi manca molto, non siamo mai state separate per un periodo così lungo ma spero che almeno lei si stia divertendo.
II cibo è letteralmente disgustoso e non ho nessuno con cui parlare. Alcuni giorni però nevica! La neve ha un colore diverso, sul grigio, io lavoro tutto il giorno e non avendo il tempo di studiare e giocare mi diverte guardarla scendere a fiocchi.

19.08.1941
Mi chiamo 5547 e credo nel futuro . Sono davvero stanca .. mi manca la mia mamma.
20.08.1941
Mi chiamo 5547 e credo nel futuro. Oggi é venuta una signora che ha detto a me e ad alcune mie compagne che verremo portate in una specie di doccia, credo sia bello finalmente fare una doccia dopo così tanto tempo. Non capisco perché le mie compagne stiano continuando a piangere da ore.

21.08.1941
Mi chiamo Ester e credo nella memoria

 

Sono parole, in questo caso in poesia, anche quelle di Laura D'Asaro. La studentessa del liceo Artistico Cardarelli si pone dal punto di vista opposto, ovvero quello di un soldato nazista.
Nei suoi versi descrive il conflitto interiore di un giovane soldato nazista, a cui è stato ordinato di uccidere un prigioniero suo coetaneo, deportato in un campo di concentramento.
Sconvolto dall'ingiustizia e dalla discriminazione del mondo in cui vive decide di suicidarsi.

Tu sei me.
Lo stesso viso, la stessa bocca,
gli stessi occhi.
Allora perché sei in ginocchio?
Chi sono io per darti la morte?
Ti guardo tremare,
le mie mani con te.
Vacilla la canna del fucile
contro la tua nuca.
Preghi, mi preghi,
i miei compagni ridono,
io mi paralizzo.
Vorrei essere accanto a te,
morire insieme, come fratelli.
Hai paura, ho paura.
Vengo spinto via,
esplode nelle orecchie lo sparo
e l'assassino sputa sul tuo corpo riverso.
Così uguali, così diversi.
perché tu, perché non io?
La fredda canna sulla tempia,
la morte meglio
di questa mia vita.
Sono con te, fratello mio.

 

Scelgono invece la musica e le immagini Matteo Deseno, Luca Visigalli e Alessia Visigalli, della sezione distaccata a Varese dell'Istituto Fossati Da Passano, autori di un video nel quale, sulle note del Requiem, hanno messo in evidenza quanto l'indifferenza sia stata complice dei nazisti. Lo hanno fatto utilizzando la metafora delle scimmiette e del “non vedo, non sento, non parlo”.

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