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Il boato, il crollo e la rabbia: il racconto di una giornata di caos (foto) In evidenza

di Gabriele Cocchi – I cittadini ricordano le continue segnalazioni e i rattoppi di Anas. I due uomini coinvolti nel crollo stanno bene: per un giorno ad Albiano si ringrazia il virus.

Ad Albiano la rabbia ha già fatto dimenticare la paura. Nel Paese dei ponti che crollano, ora quello che portava a Caprigliola se ne sta adagiato sul greto del fiume Magra come un animale stanco.

Stamattina intorno alle 10 ogni singola campata è crollata come neve al sole. Un boato violento, lo scoppio delle condutture di gas, il crollo visto in diretta da molti, le grida di paura e il senso di incredulità per un copione a cui stiamo tristemente facendo l’abitudine.

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Quella di Albiano e dintorni è gente che bada al sodo: il ponte, almeno fino al virus, era un’arteria frequentatissima, soprattutto per gli spostamenti di lavoro tra Lunigiana, val di Magra e bassa val di Vara, e i cittadini ripetevano spesso che c’era qualcosa che non andava, che i rattoppi dei tecnici non bastavano. Alle imprecazioni di chi abita a due passi dal ponte, oggi amministratori e forze dell’ordine rispondono abbassando lo sguardo. Di più onestamente non si può fare.

La fuga di gas, stamani, ha costretto all’evacuazione di alcune famiglie residenti nei pressi del ponte: l’emergenza nell’emergenza ha coinvolto anche chi si trovava in quarantena, che ha dovuto attendere di poter rientrare a casa stando ben lontano da vicini e forze dell’ordine. "Se non si contano vittime dobbiamo solo ringraziare il coronavirus", ripetono continuamente in paese. I due uomini rimasti coinvolti nel crollo - un autista di un corriere e un tecnico della Telecom - per fortuna stanno bene.

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La storia recente dei controlli inizia almeno ad agosto 2019, quando il sindaco di Aulla Roberto Valettini scrive ad Anas “affinché venga effettuato un sopralluogo presso il ponte di Albiano Magra per verificarne nuovamente lo stato, soprattutto a seguito del continuo carico che deve sopportare a causa della chiusura della Ripa”. L’opera infatti entra in gestione ad Anas da novembre 2018, prima la competenza è della Provincia di Massa Carrara.

Siamo all’8 agosto, quattro giorni dopo arriva la risposta della società: il ponte “(già attenzionato e sorvegliato da personale Anas), non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica, sulla base di ciò non sono giustificati provvedimenti emergenziali per il viadotto stesso. L’eliminazione degli ammaloramenti esistenti rientra nella fattispecie fra quegli interventi di manutenzione programmata per i quali a suo tempo è già stata attivata la relativa procedura interna funzionale al reperimento dei fondi necessari a finanziare il loro completo ripristino attraverso una più mirata progettazione esecutiva”.

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Con un salto in avanti ci ritroviamo al 3 novembre, quando le immagini di una vistosa crepa sul ponte fanno il giro dei social network. Il sopralluogo dei tecnici Anas non desta preoccupazione: “Hanno accertato che non sussistono condizioni di pericolosità – fa sapere in giornata il Comune di Aulla – Il transito dei veicoli, pertanto, non subirà limitazioni”.

Ma la rabbia, oltre che al passato, ora si volge anche all’immediato futuro: quando finirà la quarantena, che ne sarà della viabilità? La domanda fa tremare soprattutto la zona industriale della piana di Ceparana, se la pongono migliaia di lavoratori che normalmente attraversavano il ponte da entrambe le sponde.

A poche ore dal crollo, già fioccano le proposte, tra cui quella di realizzare un ponte provvisorio per l’attraversamento del fiume. E c’è chi avverte: “Se dovessero di nuovo chiudere la Ripa sarebbero dolori...”.

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È durata poco meno di 112 anni la storia del ponte: costruito nel 1908 (e ricostruito nel secondo dopoguerra), è opera dell’ingegner Attilio Muggia, uno dei pionieri italiani delle costruzioni in cemento armato.

Quello che all’epoca la Domenica del Corriere definiva “un ardito ponte, vivamente e lungamente desiderato”, oggi è stato sequestrato su decisione della procura di Massa. È arrivato il tempo degli accertamenti: Anas, dopo le rassicurazioni di cinque mesi fa, ha avviato una commissione d’indagine. Dopo ogni crollo, inizia sempre il rito sfiancante dell’attesa.

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