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Una piazza per Sarah Hegazi: l'azione di "Non una di meno" in risposta alle Sentinelle in piedi

"Ci siamo ripresi gli spazi della città, contaminandoli con i nostri contenuti, in vista del favoloso momento di piazza di questa sera"

Mentre in questo momento le Sentinelle in Piedi stanno diffondendo con la loro protesta silenziosa e democratica i peggiori venti oscurantisti, combattono la legge Zan sull'omolesbobitransfobia in piazza del Bastione. Quello che non sanno forse, se non notano i nuovi cartelli della toponomastica, è che proprio all'alba di oggi quel luogo è stato intitolato a Sarah Hegazi, lesbica e attivista in un paese, l'Egitto dove l'omosessualità è considerata un reato e dove la comunità LGBT*QIPA+ viene sistematicamente incarcerata, torturata e uccisa.
Sarah si è suicidata in Canada, dove aveva chiesto e ottenuto l'asilo politico.

Ci siamo ripresi gli spazi della città, contaminandoli con i nostri contenuti, in vista del favoloso momento di piazza di questa sera BACIAMI PIÙ FORTE organizzato da RAOT e al quale partecipiamo perché nessuno sia solo!
Ci vediamo alle 19 in Piazza Sarah Egazi (già Piazzetta del Bastione).

Come femministe e transfemministe prendiamo parola nel dibattito in corso sulla proposta di legge contro l'omolesbobitransfobia perché ci riguarda.
"La violenza è "uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono relegate in una posizione subordinata", perciò la sua natura è "strutturale" e, "in quanto basata sul genere", si rivolge, oltre che contro le donne, anche contro le soggettività LGBT*QIPA+, colpendole cioè proprio a partire dalla loro identità e/o scelta di genere e sessuale. Pertanto, oltre che di violenza maschile contro le donne, è necessario parlare di violenza di genere -
così abbiamo scritto nel Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.

Abbiamo un Piano e da sempre rivendichiamo, contro la violenza strutturale e sistemica, piena autodeterminazione. Vogliamo un'educazione alle differenze nelle scuole di ogni ordine e grado, un reddito di autodeterminazione slegato da lavoro e famiglia e un permesso di soggiorno europeo senza condizioni.

Reclamiamo più centri antiviolenza, autonomi, per le donne e per persone LGBT*QIPA+, la fine della rettificazione genitale alla nascita per le persone intersex, la piena depatologizzazione dei percorsi di transizione, l'eliminazione delle cosiddette terapie di riconversione"

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