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Dopo il TAR tocca anche al Consiglio di Stato.

 

La causa che vede coinvolte da un lato Regione Liguria e Trenitalia e dall'altro l'intero territorio delle Cinque Terre, rappresentato da Associazioni territoriali, operatori economici e pendolari, è giunta con oggi al 10° ricorso nell'arco di 5 anni.
La querelle in oggetto verte sull'uso delle risorse pubbliche secondo il modello, pienamente sposato anche in materia di sanità, per cui i ricavi vanno a favore del privato mentre i costi continuano a ricadere sulla cittadinanza tutta.

Tutto è iniziato nel 2015 con l'introduzione di una tariffa ferroviaria maggiorata per il territorio delle Cinque Terre - applicata a tutti i non residenti. Le motivazioni addotte dalla Regione, secondo la quale la tariffa maggiorata è giustificata dai costi non coperti dai ricavi, sono apparse subito pretestuose, essendo evidente a chiunque abbia frequentato i treni delle Cinque Terre che si trattava di costi sovrastimati e, soprattutto, di ricavi altamente sottostimati: a fronte di 5,5 mln di ricavi stimati dalla Regione, dal territorio delle Cinque Terre dovrebbero infatti essere stati ricavati, per il solo anno 2017, circa 38 mln di euro, più della metà dei ricavi derivanti da tutta la Liguria.

Di questi ricavi non è dato sapere in quale misura essi siano stati reinvestiti nel Trasporto Pubblico regionale e quanti siano andati a Trenitalia, la quale nelle proprie memorie dichiara che "il servizio particolarmente efficace per gli utenti, come è dimostrato dall'aumento esponenziale della vendita dei biglietti e dall'aumento costante delle presenze turistiche nelle Cinque Terre si traduce (legittimamente) in una adeguata remuneratività per Trenitalia parametrata all'innovatività del servizio" (laddove va precisato che l'innovatività del servizio sarebbe basata sull' "estrema difficoltà di collegamento di tali aree mediante viabilità stradale" SIC !).

Da qui ha preso avvio il secondo filone dell'azione legale, per ottenere i dati effettivi, di cui la Regione non poteva non essere in possesso visto che su di essi aveva basato le proprie valutazioni, dati che sono stati secretati come sono stati secretati tutti gli atti relativi agli aspetti economici e finanziari del Contratto di Servizio 2018-2032 stipulato tra la Regione e Trenitalia. Nonostante la sentenza del TAR che impone alla Pubblica Amministrazione di fornire i dati richiesti ai ricorrenti, Trenitalia si è opposta a renderli noti e al momento pende un ricorso in Consiglio di Stato.

Nel frattempo la causa originaria è andata avanti e il 15 giugno è arrivata la sentenza di improcedibilità, sentenza motivata dal fatto che, secondo il giudice, i ricorrenti avrebbero dichiarato il "sopravvenuto difetto di interesse all’impugnazione". Senza che però vi sia alcuna dichiarazione in tal senso in alcuna parte degli atti depositati!

Nonostante le difficoltà economiche e sanitarie il Comitato di residenti, pendolari e operatori economici delle Cinque Terre non ha potuto non impugnare questa sentenza di fronte al Consiglio di Stato. Resta infatti la necessità di difendere un territorio a cui si chiede di essere il volano turistico della regione, ma a cui si continuano a negare diritti minimi, quali il treno che permette ai lavoratori di rientrare a casa alla sera, o i treni invernali cancellati dal 2016, o una tariffa che permetta a proprietari di seconde case, visitatori di lunga permanenza, familiari residenti fuori regione, di usufruire di quel "SERVIZIO DI TRASPORTO PUBBLICO" cui qui più che in qualsiasi altra area italiana TUTTI dovrebbero avere diritto, considerata l' "estrema difficoltà di collegamento di tali aree mediante viabilità stradale", così evidente anche a Trenitalia.

 

I residenti, pendolari, operatori economici delle Cinque Terre ricorrenti in Consiglio di Stato

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