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"C’è stata miopia nella progettualità della Sanità nazionale"

"Se oggi avessimo attiva la rete della infermieristica di famiglia, potremmo superare molte criticità sulle quarantene e su certi ricoveri sociali, che vanno a sottrarre posti preziosi"

La comunicazione di ALiSa di ieri sulla valutazione della ipotesi di un blocco delle ferie del personale sanitario ligure ci spinge a esprimere qualche perplessità su alcune azioni e decisioni, a respiro nazionale e ligure, che si sono avute in questi mesi complicati e difficili.

Premesso che non riteniamo necessario arrivare al ‘’blocco’’ se la situazione resta quella attuale (in questo periodo critico infatti, in ASL 5 sono state assicurate le ferie e i permessi, e allo stesso tempo è stata assicurata la copertura delle turnazioni) e ribadito che nessuno qui vuole salire in cattedra, è comprensibile la grande difficoltà di gestire una emergenza come quella in atto: nessuno vuole polemizzare, e tanto meno offrire il fianco a interpretazioni politiche che non ci interessano; ci interessa, dove possibile, il benessere dei colleghi e dei cittadini.

Qui è il caso di ricordare, soprattutto a chi attribuisce agli Ordini professionali compiti e mandati che non possiedono, che quelli delle Professioni Sanitarie- quello degli Infermieri dal 1954- sono stati creati proprio per questo doppio incarico: e quando noi diciamo che serve adeguare gli organici al momento critico, andiamo a intercettare la possibilità di assunzione o stabilizzazione dei colleghi, e la richiesta di dotazioni per le esigenze degli assistiti.

Dispiace molto dirlo adesso, ma sono anni che spieghiamo che c’è stata miopia nella progettualità della Sanità nazionale: se oggi avessimo attiva la rete della infermieristica di famiglia, potremmo superare molte criticità sulle quarantene e su certi ricoveri sociali, che vanno a sottrarre posti preziosi; soprattutto potremmo agire sulle persone più fragili, con patologie croniche, a casa loro.

In questi mesi (noi abbiamo avvertito tutti già nello scorso Luglio) le graduatorie del tanto atteso concorsone ligure del 2017 si sono esaurite, o stanno per farlo: oggi, grazie ai Decreti sull’emergenza potremmo assumere ancora personale, come fatto da Marzo in poi, ma semplicemente non c’è più disponibilità, sia delle graduatorie, sia di personale qualificato stesso, che sta già tutto lavorando.


Come proposto anche dal nostro Coordinamento regionale degli Ordini Infermieri -OPI Liguria valutiamo se è necessario avere rinforzi dalla Protezione Civile, ricordando che i punti di maggior criticità sono certamente le degenze Covid (qui sono strategiche le assistenze, qui si utilizzano i caschi, al fine di prevenire fin quando possibile ulteriori accessi in terapia intensiva) ed i GSAT per la effettuazione dei tamponi.


Chiudiamo con alcune riflessioni, che toccano più punti: la prima, ancora rivolta alla scarsa programmazione ed agli scarsi investimenti sugli Infermieri (e non solo); da quando cioè si è voluto appiattire al massimo ogni riconoscimento economico, incluse le indennità festive e di pronta disponibilità ferme da decenni; senza queste decisioni forse oggi avremmo attirato più giovani, e convinto di più anche i meno giovani a continuare a lavorare sui turni.

Al Governo Conte II è rivolta la seconda riflessione: in pieno Luglio, quando la situazione sembrava ‘’buona’’ (ma l’autunno era inevitabilmente in arrivo, ed era noto) nel Decreto Semplificazione è stata inserita la sanzione per quei professionisti iscritti agli Albi (sanitari compresi, dunque) che non attivano una PEC (posta elettronica certificata per identità digitale); sanzione che può arrivare alla sospensione dall’Albo stesso, e dunque dal lavoro, con l’obbligo per gli Ordini di monitorare le adesioni al Decreto! Diciamo che ‘’forse’’ il periodo storico avrebbe visto più utili altri passaggi, dalle forme di stabilizzazione dei precari alla riorganizzazione della Rete ospedaliera, con revisione di servizi non indispensabili o doppioni vari, per riassorbire personale medico, infermieristico e tecnico dove più necessario, sostenendo le attività che devono procedere anche al tempo del Covid, privilegiando gli interventi chirurgici, così come le fondamentali attività di diagnostica.

La terza riflessione è dedicata alla Sanità privata, che più che mai in questa fase va sostenuta e considerata al massimo: se le RSA ‘’cedono’’ , crollano, i loro ospiti finiscono in ospedale e il precario equilibrio salta nello spazio di poche ore. Se necessario, anche in questo ambito va ipotizzata ed attuata la fornitura di sostegno medico, infermieristico, e di supporto con il personale di Protezione Civile.

Infine una osservazione di natura tecnica e professionale. Questa volta, rispetto a Marzo, il contesto è diverso. Il virus si muove negli ambienti della nostra vita quotidiana, si muove subdolamente senza destare sospetti, dispensando forme asintomatiche a tutte le età e senza privilegiare gli ospiti più suscettibili; naturalmente, continua a causare vittime e a mandare in affanno i nostri servizi di cura.


Succede perché viviamo, e frequentiamo i nostri affetti e le persone che condividono con noi gli spazi quotidiani. Certamente, era così anche prima: ma la differenza è che a Marzo ed Aprile eravamo praticamente tutti chiusi in casa (tranne chi effettuava attività essenziali), mentre adesso no; infatti la vita sociale, faticando, si svolge: quindi ci serve più prudenza, tanta cautela, gel, mascherine, e distanziamento sempre, perché in questo momento non c’è altro che possiamo fare di ‘’concreto’’.

E ricordiamoci degli infermieri: c’erano prima, ci sono ora, ci saranno sempre.

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