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Cluster alla Mazzini, l’Asl si difende: “Fatto tutto il necessario, virus forse portato dal personale” In evidenza

Il direttore sociosanitario di Asl 5 Massei ascoltata in commissione: “Criticità nella preparazione del personale ad affrontare una situazione emergenziale inattesa”.

“Neanche io mi capacito dello scoppio improvviso del focolaio alla Rsa Mazzini. Può darsi che il virus sia stato portato all'interno da qualche membro del personale che non presentava alcun sintomo: è l’unica causa che posso immaginare, ma non ne ho la certezza. Ad infettarci e infettare gli altri basta anche soltanto una distrazione, semplicemente una procedura di svestizione sbagliata”.

Lo ha detto il direttore sociosanitario di Asl5 Maria Alessandra Massei, durante la commissione comunale convocata per fare luce sui casi di positività al Covid-19 scoperti sia tra gli ospiti che tra il personale della residenza sanitaria di viale Alpi. La direttrice dell’Asl ha ripercorso giorno per giorno tutte le procedure messe in atto fin dal 22 ottobre – quando è arrivata la notizia dei primi casi positivi tra pazienti e personale – per arginare il focolaio nella residenza sanitaria, assicurando la totale correttezza delle misure prese fin dall'inizio dall’Asl.

Oggi gli ospiti presenti nell’Rsa – trasformata in una struttura Covid dedicata con ingressi bloccati – sono in totale 46, tutti positivi. Lo stesso giorno in cui sono state scoperte le prime positività, ha raccontato Massei, “è immediatamente intervenuta nell’Rsa la dottoressa Stefania Artioli che ha visitato tutti i pazienti, dando le indicazioni cliniche per affrontare il cluster e assicurando un monitoraggio quotidiano degli stessi pazienti dal punto di vista clinico. Tengo a precisare che ogni 15 giorni tutte le strutture sanitarie devono effettuare i tamponi a personale e ospiti, comunicando la situazione della struttura ad Alisa”.

In campo sono scese anche le squadre Gsat dell’Asl, che “hanno notato una serie di criticità e stilato relative indicazioni”. Criticità che in gran parte, secondo quanto spiegato in commissione dal direttore sociosanitario Massei, incalzata dalle domande dei consiglieri comunali, sarebbero da individuare nella “preparazione e nell'esperienza del personale che da un momento all’altro si è trovato ad affrontare una situazione di emergenza: basta davvero nulla per far scattare l’infezione da Covid-19”.

Sul fronte della fornitura dei dispositivi di protezione individuale per il personale, di cui da più parti era stata denunciata la carenza, Massei ha assicurato che il 22 ottobre, quando la cooperativa Kcs aveva fatto sapere di non avere i dpi necessari, l’Asl ha immediatamente consegnato alla struttura centinaia di mascherine Ffp2, camici oncologici, tute integrali, calzari e cuffie protettive.

Riavvolgendo ancora il nastro, il 28 ottobre i pazienti negativi presenti alla Mazzini vengono spostati alla Rsa Sabbadini di Sarzana, mentre il 30 ottobre la cooperativa Kcs scrive una lettera dichiarando lo stato di emergenza sanitaria della struttura. “È il giorno in cui l'Rsa ha registrato la carenza di personale sanitario, soprattutto di infermieri che in questo momento sono molto difficili da trovare. Rispetto a 69 persone in servizio, Kcs si è trovata ad averne soltanto 35”.

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