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Fallimenti per 40 milioni di euro, in carcere anche due fratelli spezzini In evidenza

Inchiesta della Procura di Torino su un giro di reati fallimentari.

Ci sono anche due fratelli spezzini, A.M. e S.M., noti imprenditori nel settore delle ristrutturazioni aziendali, tra gli indagati dell'operazione "ICARO", coordinata dalla Procura di Torino nella persona del sostituto procuratore Ciro
Santoriello.

Oltre 50 militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, al termine di complesse indagini in materia di reati fallimentari, hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Torino Mariafrancesca Abenavoli, nei confronti di tre imprenditori, in relazione a fallimenti con passivi per oltre 40 milioni di euro, procedendo contestualmente a numerose perquisizioni a Torino, Forte dei Marmi, La Spezia, Massa Carrara, Milano, Pescara e Roma.

Le attività in rassegna attengono ad una pluralità di fatti di bancarotta, riguardanti tre società collegate tra loro, tutte operanti nel settore imprenditoriale della stampa di quotidiani e settimanali di primaria importanza nazionale. Nel complesso, il passivo fallimentare accumulato dalle fallite supera 40 milioni di euro.

Secondo le tesi accusatorie gli imprenditori, noti nel campo delle ristrutturazioni d'impresa, avrebbero dapprima realizzato una riorganizzazione degli assetti societari finalizzata ad accentrare tutta la crisi su una società, quindi svuotato dei beni le società collegate, già fortemente indebitate, lasciandole prive di prospettive e con patrimoni netti negativi e ritardando il momento di emersione della crisi.

Le irregolarità commesse sono risultate tali da non consentire ad una primaria società di revisione di attestare i bilanci, in quanto ritenuti non redatti con chiarezza, non rappresentanti in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico e, ancora, compilati nel presupposto di continuità aziendale pur in presenza di rilevanti incertezze in ordine alla possibilità di prosecuzione imprenditoriale.

A fronte di ciò, gli indagati, piuttosto che avviare le procedure di fallimento, avrebbero ulteriormente aggravato il dissesto, proponendo al Tribunale di Torino istanza di ammissione alla procedura del concordato preventivo e indicando nel piano concordatario, quali asset utili a soddisfare i creditori, un immobile – risultato poi gravato da ipoteca – e delle fideiussioni inesigibili, rilasciate da una società non autorizzata a tale attività.

Alla luce di tutte le gravi condotte emerse dalle indagini, il magistrato inquirente ha richiesto l'applicazione di misure cautelari personali nei confronti dei tre indagati ritenuti essere gli ideatori e i principali esecutori del complesso dei reati scoperti dalle indagini. Con l'operazione di ieri, oltre a dare esecuzione alle misure cautelari ordinate dal gip, sono state eseguite numerose perquisizioni riguardanti una ventina di società del gruppo imprenditoriale.

Tra i destinatari dei provvedimenti figurano anche noti professionisti che avrebbero reso pareri e assistito gli indagati nella predisposizione dei piani di ristrutturazione aziendale e di ammissione a procedure concordatarie. Ad uno di questi, tra l'altro, è stato notificato anche l'avviso di conclusione delle indagini relative ad ulteriori reati fallimentari che sarebbero stati commessi, con lo stesso modus operandi, nell'ambito di un diverso fallimento, oggetto di separate indagini.

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