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L'allarme dei ristoratori: "Servono risposte ed aiuti concreti"

Il settore ristorativo spezzino si incontrerà nella giornata di lunedì 22 febbraio, dalle 11 alle 13, in Piazza Europa alla Spezia.

Il mondo dei pubblici esercizi è ad oggi in ginocchio: servono risposte ed aiuti concreti.

Da un anno ormai sono stati disattesi i sostegni economici, le regole di contenimento del contagio, una giustificata programmazione delle chiusure e tutte le varie rassicurazioni date da amministrazioni nazionali e locali, lasciando così di fatto un'intera categoria in totale abbandono ad affrontare le oggettive difficoltà di gestione delle attività. Il settore della ristorazione, somministrazione e tutto l'indotto, ma non solo, è stato travolto dalla totale o parziale chiusura delle attività con ingenti danni economici.


Per questo motivo tutto il settore ristorativo spezzino si incontrerà nella giornata di lunedì 22 febbraio, dalle 11 alle 13, in Piazza Europa alla Spezia. Un incontro che avverrà nel rispetto del distanziamento fisico e delle norme in vigore di contrasto all'emergenza sanitaria. Al termine dell'incontro una delegazione di ristoratori incontrerà il Prefetto al quale verrà illustrata la volontà di richiedere un immediato intervento del Governo Nazionale e delle Amministrazioni locali.


Ciò che gli operatori del settore richiedono è:

  • Rispetto del lavoro, attraverso l'erogazione di rimborsi sulle spese vive. Le imprese non sono abituate a chiedere ristori. Sono abituate a lavorare. Ma dal momento in cui il lavoro viene ostacolato e impedito chiediamo di essere Rimborsati. Non vogliamo dei ristori in funzione del calo dei fatturati, che finora si sono rivelati inadeguati e insufficienti, ma rimborsi sulle spese vive. Abbiamo diritto ad essere rimborsati di tutte quelle spese e costi di gestione a cui un'azienda, anche se chiusa, deve far fronte. Nella formulazione del rimborso è necessario tenere conto non solo del periodo di chiusura, ma anche dei periodi in cui i locali sono stati aperti, in quanto tutti abbiamo lavorato a regime ridotto. È necessario un indennizzo per tutti i danni subiti.
  • Abolizione delle imposte comunali e statali. Cosap, Tari, Inail, Tasse e Tributi. Fare delle proroghe non rappresenta un aiuto. Le tasse vanno abolite per il periodo in cui il lavoro è stato impedito o limitato.
  •  Regolarità nel pagamento della cassa integrazione dei dipendenti. Il pagamento deve essere tempestivo, mentre ci sono quasi sempre stati errori e ritardi.
  •  Autonomia locale nell'emanazione di provvedimenti restrittivi. Dopo un anno dall'inizio della pandemia è assurdo non aver ancora compreso come le situazioni siano diverse di Provincia e Provincia e di Comune in Comune. Il recente esempio che ha portato tutta la Liguria in zona arancione, quando i dati della Spezia erano invece confortanti, ne è stato l'esempio più lampante. Le decisioni vanno prese e a livello locale perché una città come la nostra non può pagare per quanto accade a oltre 220 km di distanza.
  •  Preavviso per garantire la pianificazione del lavoro ed evitare lo spreco di risorse. Siamo stufi di essere presi in giro e di venire a sapere con pochissime ore di preavviso che le nostre attività non potranno aprire. La sicurezza rimane l'aspetto prioritario ma dal momento in cui i dati presi in esame per definire le zone più a rischio non sono dati freschi ma risalgono a circa una settimana prima, queste chiusure improvvise sono ingiustificate. E danneggiano fortemente il settore, che oltre a vedersi sfumare gli incassi, subisce ulteriori danni, perdendo scorte di materie già acquistate. Ma anzi: sono addirittura controproducenti. Perché venire a conoscenza che dall'oggi al domani i locali chiudono, ha come conseguenza quella di concentrare gli afflussi nell'ultima giornata di zona gialla, favorendo così gli assembramenti.
  •  Ampliamento delle fasce orarie. L'aver ridotto l'orario di lavoro ha penalizzato drasticamente tutti gli operatori del settore. E se questa misura avesse dimostrato una reale efficace nessuno sarebbe a contestarla. Si tratta invece di una vera e propria contraddizione che si è rivelata non solo inefficace ma addirittura dannosa. Dover chiudere alle 18 comporta un assembramento nella fascia oraria tra le 17 e le 18 in quanto le persone non rinunciano all'aperitivo, ma lo anticipano. Ritrovandosi tutti alla stessa ora. Per non parlare del momento della chiusura. Tutti si alzano nello stesso momento formando assembramenti al di fuori dei locali che diventano quasi inevitabili e di sicuro non gestibili da parte degli operatori. Chiediamo la ripresa immediata del lavoro in orario serale.
    Settore Ristorativo Spezzino.

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