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Concordia, palombari del Comsubin protagonisti

I palombari della Marina militare protagonisti delle operazioni di recupero e raddrizzamento della Costa Concordia, affondata davanti all'Isola del Giglio il 13 gennaio 2012.

Il capitano di corvetta Giovanni Modugno, caposervizio operazioni subacquee di nave Anteo, l'unità che Comsubin utilizza per le immersioni di recupero, ha tenuto una interessante conferenza con filmati sul recupero della Costa Concordia, alla nutrita platea del Rotary club Sarzana-Lerici (presidente l'ingegner Pilade Fiorini). La conversazione si è svolta nell'agriturismo "Alle Serre" di Sarzana, in regia il rotariano dottor Giuseppe Stoppelli. I palombari di Comsubin è bene ricordarlo, eredi di grandi tradizioni subacquee, intervengono in occasioni di calamità naturali, ma i loro compiti militari, da nave Anteo, è il soccorso ai sommergibili in difficoltà. Operano all'interno della Nato e hanno il controllo del Mediterraneo e del Mar Nero. Si immergono in alti fondali fino a 300 metri. La Concordia, adagiatasi inclinata di 80° sul fondale davanti al Giglio, è un monumento di 114 tonnellate di stazza, lunga quanto tre campi da calcio e trasportava oltre 4.200 persone. I palombari di Comsubin hanno operato in tre fasi. Nella prima, dal 13 gennaio al 2 febbraio hanno ricercato e soccorso i sopravvissuti, mettendo in salvo tre persone, creato 27 ingressi tra le lamiere, usando anche l'esplosivo ed effettuando 391 immersioni. L'assistenza in superfice era di nave Pedretti, comandata dal capitano di corvetta Luca Caliani, presente anch'egli alla conferenza. Operazioni con acqua a temperatura di 7°, visibilità di un metro, un metro e mezzo, di concerto con i sommozzatori delle altre forze di polizia (Vigili del fuoco, Guardia costiera, Finanza e Polizia). Ma solo i palombari della Marina militare sono entranti dentro la nave, dove è bene ricordarlo le strutture erano inclinate quasi a 90°, cioè le pareti diventate pavimenti e i corridoi dei pericolosi pozzi. Nella fase due operazioni di protezione ambientale e ricerca dei corpi, con la messa in stabilità della nave sulla roccia. Infine la "lesson learned", la lezione da imparare, tutto filmato e documentato, nessun infortunio tra i soccorritori, massima collaborazione tra tutti in quanto anche i sub delle altre forze di polizia effettuano i corsi di specializzazione a Comsubin e quindi "Tutti parlavamo lo stesso linguaggio", commenta il comandante Modugno. Una conferenza d'attualità che ha lasciato col fiato sospeso i presenti.

 

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