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Amaro Partigiano, il liquore che vuole salvare il lavoro e la memoria In evidenza

Emanuela Cavallo - 10mila le bottiglie vendute in un anno, anche oltreoceano. Il progetto è nato e viene portato avanti dai lavoratori di una fabbrica dismessa e dal Museo della Resistenza.


Ci salverà una consumazione alcolica: è quanto hanno pensato i dirigenti del Museo Audiovisivo della Resistenza delle provincie della Spezia e Massa-Carrara che si trova alle Prade di Fosdinovo, inventando un anno fa l’Amaro partigiano. E se di cose amare se ne son viste parecchie negli ultimi tempi, tanto vale farsi un bel bicchierino e digerire tutto quello che la sinistra sta combinando per inguaiarsi da sola, dal punto di vista gastroenterologo, ovviamente, non politico. Non si poteva certo immaginare che nel giro di soli dodici mesi sarebbe nata una moda perché quel liquore ha raggiunto le 10 mila bottiglie vendute conquistando, anche grazie al commercio on line, il vecchio e il nuovo continente.
Un compleanno con i fiocchi, dunque, quello festeggiato dagli Archivi della Resistenza e da Rimaflow che tengono segreta la ricetta del digestivo che, almeno al tavolo, vede uniti renziani e bersaniani, panzanella e mortadella, Potere al Popolo e Potere allo Slow Food.

«L’ingrediente che caratterizza questa ricetta sono le castagne, il “pane” dei Partigiani. Le abbiamo raccolte qui nei boschi intorno al Museo della Resistenza con l’aiuto dei bambini delle primarie di Marina di Carrara e Castelnuovo Magra e poi le abbiamo portate a essiccare per quaranta giorni al canniccio di Noceto, sopra Carrara, proprio come si faceva una volta» spiegano gli ultimi resistenti della quarta zona operativa.

Sperando di togliere qualche castagna del fuoco del mondo progressista, gli organizzatori puntano a tanti bicchieri di speranza digestiva o di ripresa di lotta o semplicemente ripresa del lavoro.

Rimaflow, ad esempio, è una cooperativa nata dalle ceneri di una fabbrica chiusa a Trezzano sul Naviglio dove oggi lavorano una ottantina fra artigiani, artisti, operai e professionisti che pagano le utenze, i servizi di pulizia e un piccolo affitto. Logico che il loro obiettivo sia quello di creare occupazione in modo “equo e sostenibile” in una realtà produttiva dismessa.
«Al momento ci affidiamo a una produzione in conto terzi, ma siamo noi a supervisionare ogni fase, dalla raccolta degli ingredienti alla produzione» confermano le due associazioni.

Deve essere cominciato tutto ad un tavolo, dopo un lauto pranzo, quando qualcuno ha chiesto un amaro e poi si è andati avanti vendendo quasi subito le prime seicento bottiglie, quelle della versione beta, grazie ad una operazione sulla piattaforma di crowdfunding Produzionidalbasso.com dove si sono palesati più di 200 sostenitori ed è stata raggiunta più dell'86% della quota di 10.000 euro previsti per la nuova tiratura di bottiglie e la costruzione di un liquorificio sociale. Il progetto ha ottenuto una risposta entusiastica e sono arrivate, in una splendida gara di solidarietà, sottoscrizioni da tutt'Italia, quasi nessuna delle principali città è infatti assente. Ci sono le adesioni di Arci Toscana e Arci Lombardia, la solidarietà di altri lavoratori con il parternariato delle organizzazioni di categoria toscane FLAI e FILCAMS CGIL e tanti attività di ristorazione e bar della rete equosolidale e non solo e tanti privati cittadini che hanno deciso di investire su Amaro Partigiano. Amaro Partigiano è così arrivato in Valsusa a Bussoleno e Avigliana, e poi a Viareggio, Milano, Firenze, Follonica, Roma, Genova, Verona e addirittura Zagabria (festival dell'altra economia) e Bruxelles (alla Università di Primavera della Ligue communiste révolutionnaire).
Con i 13 mila euro raccolti si sono acquisiti i materiali per allestire la produzione ufficiale con tanto di etichetta in cui si legge che l’Amaro partigiano è “naturalmente di parte”.

«Siamo partiti lo scorso giugno con tanto di monopolio di Stato» affermano soddisfatti da Rimaflow e Archivi della Resistenza, precisando che le vendite online sono sempre aperte (qui).

«Abbiamo promosso il progetto in tutta Europa e così sono arrivate richieste da Grecia, Spagna, Francia e Croazia. Alla fine l’Amaro Partigiano è volato anche oltre oceano, in Argentina. Abbiamo presentato il nostro liquore al VI Incontro internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici: anche lì è andato a ruba» confermano da Rimaflow.

Un elemento in più per valorizzare quel sito dedicato alla Resistenza che ha saputo rinnovarsi e stare al passo dei tempi come testimoniato dall’annuale rassegna “Fino al cuore della rivolta” durante la quale cantano, parlano e ovviamente brindano con l’Amaro partigiano tanti artisti, scrittori e musicisti.

 

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