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Denunciate 16 persone.

 

I finanzieri della Spezia, al termine di una complessa indagine condotta in collaborazione con agenti della locale Polizia Municipale, hanno fatto emergere un’associazione a delinquere, composta da cittadini italiani ed extracomunitari e dislocata tra La Spezia e Napoli, dedita alla realizzazione di documenti falsi, in particolare patenti di guida, e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sul territorio spezzino.

Le attività investigative, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Spezia – Dott. Antonio Patrono – sono state svolte anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di individuare complessivamente 16 persone, tra cui 4 italiani, 8 dominicana, 2 egiziani, 1 rumeno ed 1 moldavo, i quali si dedicavano sistematicamente alla produzione e commercializzazione di documenti contraffatti.

I falsari si facevano pubblicità mediante il passa-parola ed erano in grado di fornire riproduzioni delle patenti di guida italiane molto fedeli alle originali.

Il fenomeno è emerso durante alcuni controlli su strada della Polizia Municipale spezzina, durante i quali gli agenti si sono insospettiti ed hanno proceduto al sequestro di alcune patenti di guida utilizzate da soggetti di origine dominicana residenti alla Spezia.
L’esame delle patenti, rivelatesi false, lasciava ipotizzare che dietro alla loro realizzazione ci fosse un’unica regia.
Nella prosecuzione delle indagini il coinvolgimento della Guardia di Finanza ha consentito di individuare un centro di produzione, ubicato presso alcune private abitazioni a Napoli.
Le patenti venivano poi smistate verso utilizzatori nel Nord Italia, alla Spezia, a Parma e a Cremona, che per l’acquisizione della patente falsa pagavano all’organizzazione somme di denaro intorno ai 2.000 euro, mediante l’accredito di carte prepagate intestate a prestanome.
Le indagini finanziarie della Guardia di Finanza su queste carte ricaricabili hanno consentito di risalire ai reali beneficiari e quindi ai componenti dell’organizzazione delinquenziale, nonché di ricostruire un giro di affari per decine di migliaia di euro.

Nel corso delle indagini è emerso anche che la medesima organizzazione si proponeva per organizzare matrimoni “combinati” tra uomini extracomunitari e donne italiane, al solo fine di procurare titoli a permanere sul territorio dello Stato, dietro il pagamento di una somma di circa 7.000 euro, di cui 4.000 sarebbero stati destinati alla “sposa” e 3.000 sarebbero stati spartiti tra gli intermediari e i “testimoni” di nozze.

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