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Studenti del Parentucelli - Arzelà alla scoperta della Sicilia "bella e giusta" In evidenza

Per il progetto "A sud di dove?"


Insieme si può. Giacomo, socio della Calcestruzzi Ericina, racconta la storia della prima cooperativa di lavoratori che gestisce un’azienda confiscata a Cosa Nostra (qui non si butta via niente e gli scarti dell’edilizia trovano una seconda vita).
Ad ascoltarlo, nella periferia industriale di Trapani, 47 studenti dell’I.I.S. Parentucelli Arzelà di Sarzana, in viaggio dal 4 marzo - partenza antelucana e volo fino a Punta Raisi. Due classi, la quarta A classico e la quarta A scientifico, con gli insegnanti Angela Diamanti, Anita Cipolli e Paolo Mazzoli. Il progetto di viaggio (“A sud di dove? Palermo e altre bellezze”) nasce da un’idea dell’associazione L’égalité, tra le pareti del Quarto Piano.
Appena il tempo di mettere il piede a terra che già ci si ritrova ad scarpinare tra Segesta ed Erice, paesaggi indimenticabili: il tramonto giunge invece a Pizzolungo, lungomare pochi chilometri da Trapani. Lì il giornalista Rino Giacalone ricorda la strage del 2 aprile 1985, in cui trovarono la morte Barbara Rizzo e i piccoli Salvatore e Giuseppe Asta, in un attentato pensato per il giudice Carlo Palermo. Si parla di verità e giustizia, torna il nome di Dario Capolicchio, vittima innocente della mafia e sarzanese.

Con questo bagaglio di riflessioni, la settimana prosegue - dopo le tappe obbligate tra i templi di Agrigento e la contrada Caos di Pirandello - a Castelvetrano, patria del latitante Messina Denaro ma soprattutto casa di Vito e Andrea, soci della cooperativa Rita Atria: di buon mattino, aprono le porte del baglio di contrada Seggio Torre (immerso tra i tesori della Nocellara del Belice) e spiegano che vuol dire coltivare 60 ettari di terra confiscata ai prestanomi di Totò Riina.
Nel centro di Castelvetrano, dove il 4 luglio 1950 fu ammazzato il bandito Giuliano, la guida è Vincenzo, presidente della cooperativa Talenti, una vita spesa per dare un’opportunità ai giovani meno fortunati: è lui, nel salone parrocchiale, ad allestire un pranzo a base di ghiotte specialità siciliane.

A Sciacca, appena smontato il carnevale allegorico, tocca al castello incantato di Filippo Bentivegna, il “pazzo” che regnava su un giardino di rocce e alberi scolpiti, alle falde del monte Kronio: tanto per ricordarsi che l’arte contemporanea non è solo un passatempo eccentrico per pochi eletti con gli indirizzi giusti.
E Portella della Ginestra, dove il memoriale della strage del 1947 conserva la storia delle undici vittime: Pippi, mediatrice di Libera Terra - Il Giusto di Viaggiare, legge e rievoca gli attimi terribili di una sparatoria vecchia settant’anni. La sua testimonianza non è retorica, nella sua voce suona un impegno che parte da lontano, dagli anni a Brancaccio come volontaria insieme a padre Pino Puglisi.
In autostrada, all’altezza di Capaci, Pippi racconta ai ragazzi che cosa ricorda del 23 maggio 1992, spiega come quell’attentato ha cambiato la vita dei palermitani. A Cinisi, i cento passi di Peppino Impastato si rifanno insieme a Giacomo, uno dei protagonisti del circolo Musica e cultura: il berretto in mano, canuto, le mani spesse della campagna, Giacomo parla di Peppino e di sua mamma Felicia, dice del mondo che ha visto cambiare e della voglia di continuare a cambiarlo insieme, per i diritti di tutti (“Studiate!” è il suo appello ai giovanissimi raccolti nel salotto di casa Impastato).
Simone e Noemi, giovani guide, accompagnano la comitiva a Monreale e a Palermo, dai capolavori dei re normanni ai quattro canti: la città accoglie con la sua bellezza composta, gialla e bruna, dolente. Nel centro storico i palazzi della nobiltà sono ancora circondati dai segni dei bombardamenti alleati. C’è il tempo di uno spuntino da Moltivolti, locale coloratissimo dove si parlano tante lingue, qualche passo dai mercati di Ballarò.

Sulla pista dell’aeroporto Falcone e Borsellino, la sera di venerdì, imbarcarsi alla volta di Pisa è più difficile, lasciando alle spalle il sole, gli azzurri dei cieli e dei mari, le campagne e le città risvegliate dalla luce, ma soprattutto le facce e le voci degli amici, che hanno regalato, raccontandola, la loro Sicilia bella e giusta.

 

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