fbpx

Accedi al tuo account

Nome utente*
Password *
Ricordami

Notizie dalla Diocesi In evidenza

In primo piano le feste dei Santi e la religiosità popolare 

FESTE DEI SANTI E RELIGIOSITA' POPOLARE
di Giuseppe Savoca

Subito dopo la solenne festa mariana dell’Assunta – che nel linguaggio popolare è definita la “Pasqua dell’estate” – il calendario liturgico prevede, in questo periodo di ormai tarda estate, numerose altre ricorrenze sacre. Tra i santi di cui si celebrano le feste patronali ci sono in primo luogo, nel territorio della diocesi della Spezia – Sarzana – Brugnato, san Bernardo e san Bartolomeo: devozioni antiche, per non dire antichissime, rimaste sempre vive nella coscienza popolare ed anche nelle radici culturali e sociali delle comunità civili. Così, ad esempio, a Brugnato, nella processione solenne di San Bernardo, considerato come uno dei patroni della Val di Vara, l’arca del santo è seguita da tutti i sindaci del territorio, rivestiti della fascia tricolore, e non solo da quello di Brugnato. E a Pitelli la festa del patrono San Bartolomeo è da decenni festa anche civile, con molte manifestazioni nella borgata.

Le celebrazioni in onore di San Bernardo abate, in diocesi, sono numerose, ma riguardano in modo particolare la città vescovile di Brugnato e il popoloso quartiere spezzino della Chiappa. A Brugnato, san Bernardo, che la storia religiosa vuole come uno degli artefici per l’istituzione dell’antica diocesi, nel 1133, è il patrono della Confraternita. Alla Chiappa è invece il patrono della parrocchia, eretta nel 1904 dal vescovo Giovanni Carli. La memoria liturgica del santo è il 20 agosto. A Brugnato, dopodomani 20 agosto, sarà presente il vescovo diocesano. Monsignor Palletti presiederà alle 21 i Vespri solenni e quindi la processione per le vie cittadine, con la conclusione in piazza Brosini. Alla Chiappa, invece, le celebrazioni patronali avranno il loro culmine domenica prossima 25 agosto. Martedì, memoria del santo, ci sarà una Messa alle 18. Seguirà, nei giorni successivi, da giovedì alla domenica, il triduo di preparazione spirituale, ogni giorno sempre alle 18, guidato dal parroco don Davide De Pietro.

Domenica, alle 10.30, Messa solenne presieduta da don Sergio Lanzola, parroco di San Pietro apostolo a Mazzetta. Nel corso della settimana ci saranno anche momenti ricreativi e di divertimento, con la possibilità sabato e domenica di cenare insieme nell’area parrocchiale “Luigi Brunetti” di via Monfalcone, a partire dalle 19. Alle 17 sarà aperta la pesca di beneficenza con vendita di sgabei. Per i bambini ci sarà animazione sabato alle 17 con i “giochi di una volta” e domenica, dalle 18, con “Trucca bimbi e palloncini”. La festa si concluderà domenica sera alle 21 con uno spettacolo musicale.

Giovedì a Castellazzo si celebra Maria Regina
Il monastero benedettino di Castellazzo, sui colli intorno alla città della Spezia, è uno dei due monasteri femminili di clausura presenti in diocesi. Come tutti i monasteri, e le parrocchie, anche l’istituzione monastica spezzina ha la sua festa titolare, che da molti anni è quella di Maria Regina, memoria liturgica che la Chiesa celebra il giorno 22 agosto. Giovedì prossimo sarà quindi la festa del monastero di Santa Maria del mare. Per l’occasione, le monache invitano tutti i fedeli a riunirsi insieme a loro nella chiesa del monastero, dove alle 18 il vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti presiederà una solenne concelebrazione liturgica. I canti saranno guidati dalle stesse monache del monastero.

Come è noto, il monastero benedettino venne istituito alla Spezia negli anni Sessanta ed aprì i battenti il 13 novembre 1966 quale filiazione di quello di Santa Maria di Rosano presso Pontassieve, in Toscana. Esso è però molto legato alla figura della beata spezzina Itala Mela, la quale era oblata benedettina (solo per motivi di salute non aveva potuto entrare in monastero), e finché fu in vita, non mancò di insistere e di pregare per l’apertura di un’istituzione benedettina nella sua città. A Castellazzo si trova ora un piccolo museo a ricordo della beata Itala Mela.

La festa di San Bartolomeo
Sabato prossimo 24 agosto è la festa di San Bartolomeo apostolo. La devozione, di origine bizantina, è molto antica e celebrata in varie località della diocesi, soprattutto in alta Val di Vara, ma anche in Val di Magra, dove l’apostolo è il titolare della parrocchia di Ponzano Basso. Nel Golfo, la festa si celebra da secoli in forma solenne nella parrocchia di Pitelli, “erede” di quella antichissima di San Bartolomeo “de centum clavibus” (delle tante sorgenti), che sorgeva presso la riva del mare. Sabato, alla prima Messa delle 8 seguirà in parrocchia la Messa solenne delle 11, presieduta dal vescovo Luigi Ernesto Palletti, che conferirà anche la Cresima a ragazzi e ragazze del luogo. La sera, alle 20.30, processione tradizionale con l’arca del santo. La processione segue il consueto tragitto attraverso le caratteristiche strade della borgata, raggiungendo la piazza degli Orti, dove il parroco don Giovanni Tassano celebrerà la Messa serale all’aperto. Dopo la Messa la processione proseguirà sino al rientro nella chiesa parrocchiale. Sarà presente la banda musicale di Santo Stefano Magra. Come sempre si tengono anche numerose iniziative collaterali. A cura della parrocchia sono previste in particolare, venerdì e domenica, due serate di festa popolare nei locali dell’antico oratorio, con musica e banchi gastronomici. In Val di Vara, san Bartolomeo è il patrono del comune di Maissana, dove diverse parrocchie gli sono intitolate. A Torza, domenica prossima, ci sarà per tutto il giorno la tradizionale “sagra paesana”. San Bartolomeo è patrono anche delle parrocchie di Cassego e di Carrodano superiore. Legata alla devozione per l’apostolo è anche quella per San Genesio, che si tiene il giorno seguente 25 agosto. La festa è celebrata in particolare nella parrocchia di Romito Magra.

I campi estivi a Cassego
Molto positivo è stato anche quest’anno il bilancio dei campi estivi che la Pastorale giovanile diocesana ha organizzato nel centro “San Pio X” di Cassego, in alta Val di Vara. Come sempre, i campi sono stati tre, uno per gruppo scolastico (elementari, medie inferiori, medie superiori), intervallati da altri di singole parrocchie o di gruppi di parrocchie. Anche quest’anno, inoltre, sono stati presenti gruppi giovanili della vicina diocesi di Chiavari, in particolare delle parrocchie di Sestri Levante. Ogni campo si è svolto per una intera settimana, lungo un percorso contrassegnato da momenti di spiritualità e da tanti altri di svago, di riposo e di divertimento. Tradizionale, nel giorno conclusivo della domenica, l’incontro con i genitori e con altri familiari per la Messa e poi per il pranzo in comune. Le attività di Cassego sono state coordinate come sempre dal responsabile don Paolo Costa, affiancato dai tanti volontari e, di volta in volta, da altri sacerdoti, come don Fabrizio Ferrari, che si vede nella foto qui a fianco durante una celebrazione. Ad ogni campo, c’è stata inoltre la visita del vescovo Luigi Ernesto Palletti. Nell’ultima parte del mese di agosto il centro “San Pio X” è utilizzato dal seminario vescovile, che organizza anche quest’anno gli incontri per i preti “giovani”, ovvero ordinati negli ultimi dieci anni, e poi quello di venerdì 30 agosto con tutti i sacerdoti e diaconi della diocesi.

Così Brugnato arrivò al mare
A metà circa dell’anno 1519 – esattamente mezzo millennio or sono – l’arcivescovo di Genova Giovanni Sforza e il vescovo di Brugnato Filippo Sauli davano esecuzione alla bolla “Cum verum”, con la quale, nell’anno precedente, Papa Leone X aveva di fatto rivoluzionato la geografia ecclesiastica della Liguria di Levante. La bolla autorizzava infatti una consistente permuta di parrocchie tra il territorio di Genova – la cui giurisdizione comprendeva allora non solo il Tigullio e la zona di Deiva, ma anche la parrocchia di Porto Venere, e persino l’isola di Capraia, nel mare toscano – e quello di Brugnato. In pratica, tutto il territorio pressoché coincidente con gli attuali comuni di Sestri Levante e di Casarza Ligure passava da Genova a Brugnato, che lo avrebbe conservato sino al 1959 e che dava in cambio quello montuoso del comune di Castiglione Chiavarese (allora Castiglione Genovese), comprendente anche la zona di Tavarone, ed alcune altre parrocchie dell’entroterra di Val di Vara: Castello di Carro e Porciorasco.

Se con tale permuta la diocesi di Brugnato – sorta nel 1133 sul territorio dell’antica abbazia dei monaci di san Colombano – vedeva finalmente coronato il “sogno” di un proprio... sbocco al mare, l’arcidiocesi genovese si vedeva invece sottratto un territorio, il Sestrese, assai pregiato sotto il profilo economico e rilevante per la geografia politica dell’epoca. Non a caso, già allora, quando la parola “turismo” non esisteva, molte famiglie genovesi avevano posto gli occhi su Sestri Levante come luogo per andarvi a svernare o a riposare, costruendovi residenze sontuose e dimore di campagna. La permuta dunque, almeno all’apparenza, si concludeva con un saldo decisamente negativo per l’arcidiocesi, a tutto vantaggio della piccola diocesi suffraganea. Placido Tomaini, autorevole storico vissuto nel Novecento, nel suo libro “Brugnato città abbaziale e vescovile” ne sintetizza così le motivazioni, ricavandole peraltro dal testo letterale della bolla: “Siccome la diocesi di Brugnato era situata in luoghi alpestri, disparata in terre sterili e per vie allora quasi impraticabili, egli (il vescovo Filippo Sauli) studiò di accrescervi qualche luogo ameno, salubre e di facile accesso. Per questo entrò in trattative con Giovanni Sforza, arcivescovo di Genova”. Assai più dubbio è invece che l’arcivescovo di Genova si sia accontentato di una motivazione del genere per cedere un territorio così importante quale già allora era il Sestrese. In effetti, l’intera vicenda appare, ad un esame storico attento, assai più complessa e parte della più generale vicenda storica del secondo decennio del Cinquecento: una vicenda che coinvolge non solo il Papato e la Repubblica di Genova, ma anche grandi potenze dell’epoca, quali la Francia di Francesco I e la Spagna del futuro imperatore Carlo V: uno scenario complesso e affascinante...
di Egidio Banti

La scomparsa di Attilio Ferrero
La solidarietà, per non restare astratta, deve camminare con le gambe degli uomini. Alla Spezia ha camminato a lungo sulle gambe di Attilio Ferrero. Ed ora che Attilio ci ha lasciati a 79 anni non sarà facile colmare quel vuoto. Perché il suo rapporto con la solidarietà era del tutto originale, e per questo prezioso. La sua infatti non era pur apprezzabile generosità individuale, o di gruppo. Era invece, per così dire, una scommessa, tanto più difficile nell’Italia della burocrazia, del malaffare, delle furbizie e degli egoismi. Solo che lui quella scommessa la sapeva vincere e tante volte (purtroppo non sempre) l’ha vinta, grazie alla sua intelligenza ed alle sue capacità.

Perché Attilio Ferrero era un servitore dello stato, un funzionario pubblico che aveva letto la Costituzione e che quindi sapeva di dover svolgere il suo lavoro “con disciplina ed onore”. Per lui, cattolico fervente e insieme impregnato di quella cultura “laica” che ha saputo spesso esprimere con dignità le ragioni di tutti, quelle parole si univano con solidarietà. Si è costruito lì, nel silenzio di un proscenio mai ricercato, il lavoro, nella professione prima, nel volontariato dopo, che ne ha fatto, e vien quasi timore a dirlo, uno degli eroi eponimi di Spezia. Ha operato nella sanità, da amministratore dell’Asl come da dirigente della Lega contro i tumori, e poi per gli ospedali, quello di Sarzana, che proprio lui seppe terminare, a quello del Felettino, rimasto per ora l’incompiuta che lo addolorava non poco. E poi per le famiglie con figli malati (”Oltre l’orizzonte”), per il “tavolo della povertà”, che aveva in lui il difensore instancabile contro tutte le burocrazie, per una cultura degna di questo nome. La morte improvvisa della moglie Mirella, cinque anni fa, lo aveva prostrato, l’affetto del figlio, della nuora e degli adorati nipoti lo aveva rincuorato e spinto a proseguire, sin quasi all’ultimo. Ora dovremo tutti fare tesoro di quanto ci ha insegnato. (E.B.).

Padre Taddei nel Dizionario Treccani
Il gesuita padre Nazzareno Taddei, spentosi nel 2006 alla Spezia, dove viveva e operava da oltre trent’anni, ha ora una “voce” che ne racconta la biografia sul Dizionario biografico Treccani. Il testo, già da ora consultabile gratuitamente online, è stato curato da Gabriella Grasselli, presidente del Centro internazionale dello spettacolo e della comunicazione sociale, e da Tomaso Subiti, docente all’Università statale di Milano.

La rassegna “I luoghi della musica”
Prosegue in varie località della provincia spezzina la rassegna musicale “I luoghi della musica”. Spesso i concerti di questa iniziativa estiva, giunta alla sua venticinquesima edizione, si tengono all’interno di chiese, oratori o sugli spazi del sagrato. Come il concerto di stasera alle 21.15 che, ad ingresso libero, si tiene sul sagrato dell’antica chiesa di Trebiano, nel comune di Arcola.

È GRATIS! Compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna stampa.

Gazzetta della Spezia & Provincia non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio con una piccola donazione. GRAZIE

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

Studio Legale Dallara

Informiamo che in questo sito sono utilizzati "cookies di sessione" necessari per ottimizzare la navigazione, ma anche "cookies di analisi" per elaborare statistiche e "cookies di terze parti".
Puoi avere maggiori dettagli e bloccare l’uso di tutti o solo di alcuni cookies, visionando l'informativa estesa.
Se invece prosegui con la navigazione sul presente sito, è implicito che esprimi il consenso all’uso dei suddetti cookies.