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Monumento per i 150 anni dell'Arsenale, Asti: "Ammalia come una moderna polena" In evidenza

L'Assessore alla Toponomastica spiega anche perchè è stata collocata in Piazza Patroni.

Con "Porta 9#" una nuova opera d’arte adorna la città. A realizzarla è stata una giovane artista, Giulia Vaccari, capace di aggiudicarsi un concorso rivolto agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze che, bandito a seguito di un’intesa tra i donatori dell’opera, gli Amici del Museo Navale e della Storia, e la stessa accademia, ha premiato il progetto artistico in grado di rendere omaggio al rapporto tra città e arsenale marittimo, in occasione del 150° anniversario della sua apertura.

L’idea di posizionarla in piazza Gino Patroni è stata una scelta convinta di tutti gli attori: comune, marina militare, donatori, artista, accademia e della stessa commissione toponomastica in cui ho presentato la proposta.

Piazza Gino Patroni necessitava di un completamento, che sia in grado di donarle significato e ulteriore bellezza dopo la sua ristrutturazione e la successiva intitolazione. Ma è anche vero che nessuno più di Patroni ha saputo rappresentare la spezzinità in tutte le sue sfaccettature, comprese quelle del rapporto tra città e marina e arsenale militare. I giovani non sanno, forse i più anziani non ricordano, ma fu proprio Gino Patroni l’autore del falso scoop che attribuì ad Atlanta, oggi conservata presso il Museo Navale, il potere di affascinare come la Galatea di Pigmalione. I suoi articoli attribuirono alla polena la capacità di far innamorare, fino a spingere al suicidio, nell’ordine: un falegname di Pegazzano che si occupò del suo restauro e un ufficiale tedesco che, come ricordava Arrigo Petacco presentando il Meglio di Gino Patroni edito da Longanesi, “fu trovato fulminato ai suoi piedi da un colpo di pistola”.

Patroni sapeva soprattutto dissacrare, per questo, vedendoci stamani in piazza, immagino si chiederà chi, tra i navigatori presenti, nel freddo del prossimo inverno, soffrirà al meno un po’ di quel mal di “Goletta” di un suo nota calembour.

Tornando al lavoro di Giulia Vaccari e al titolo Porta 9#, è bene ricordare che, se da una parte la sua forma riconduce immediatamente a una porta, collocata in prossimità dell’arsenale, dall’altro il numero nove evoca una “nova” (dal toscano dell’artista) porta, che si somma a quelle già presenti lungo le mura arsenalizie. La solidità della sua materia, il marmo, è la metafora della solidità del rapporto tra città e arsenale, capace di divenire anche auspicio per il futuro.

La pietra, e soprattutto la forma umana che in essa è scavata, richiamano a quell’humanitas che Cicerone trovava quale espressione di dovere dell’uomo nei confronti di una civiltà da salvare, capace di andare oltre l’amore nutrito nei suoi confronti. E’ proprio questo dovere che abbiamo nei confronti della storia della nostra città, io credo, il significato vero da disvelare, quando, tolti i drappi, saranno le forme plastiche all’interno dell’opera ad ammaliarci come una moderna polena capace di unire ancora una volta la città e il suo arsenale.


Paolo Asti
Assessore alla Toponomastica del comune della Spezia

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