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Perché questo soprannome? Si trattava di un lattoniere, d'un carrozziere, di un fabbro?

Sono pochi, tutto sommato, i nostri predecessori locali transitati alla memoria delle generazioni successive, specialmente considerando i numeri degli abitanti spezzini DOC o acquisiti nei secoli...qualcuno è rimasto nella memoria collettiva, avvolto nelle brume di passaparola generazionali, come Ciclina, come Gigin er lampionaio, come Strina, fino al mitico Gigion ‘’Abossa’’.
Talvolta alcuni restano in memoria in un modo del tutto inatteso, altri ci parlano e descrivono parte delle loro esistenze in forma compiuta, altri ancora vengono citati quasi per caso.
Fra questi ultimi merita ricordare il fantomatico Batacoverci.

Di Batacoverci ci parla, in uno strepitoso ricordo di una Spezia di nicchia, il grande avvocato Ettore Alinghieri.
Alinghieri lo cita in mezzo a Mostri Sacri spezzini o con interessi spezzini, lo fa infatti ricordando Manlio Cancogni, Giancarlo Fusco , Gino Patroni e le serate irripetibili trascorse con questi giganti, che ha voluto ricordare nel contributo intitolato Ulysses alla Spezia e contenuto nel libro (bellissimo, fuori commercio) ‘’La Spezia, volti di un territorio’’, a cura di S. Gamberini, Edizioni Laterza/Cassa di Risparmio della Spezia

Di questo oscuro personaggio si narra nel testo che si trattava d'un operaio della Scorza che, sentendosi prossimo alla morte, volle così raccomandare alla consorte : ‘’...avverti Fusco, e digli che sono morto’’.
La frase è riportata al fine di testimoniare la comunque costante e ferma vicinanza al popolo spezzino di un frequentatore assiduo dei VIP del tempo, appunto il Fusco; oggi resta per noi lontani concittadini la domanda: ma chi era questo Batacoverci?

Perché questo soprannome? Si trattava di un lattoniere, d'un carrozziere, di un fabbro?
Dalle righe vergate in suo ricordo dal nipote, a seguito di una prima richiesta di maggiori informazioni di qualche anno fa, oggi sappiamo che il suo nome era Giuseppe Valenzi, detto "Belin" o "Batacoverci".
Giuseppe era nato alla Spezia nel 1915. Ebanista, come amava descriversi, lavorò nei Cantieri aeronautici di Monfalcone sugli idrovolanti Cant Zeta, e a Spezia presso lo stabilimento Verzocchi. Finì arruolato nel 1939 e spedito sul fronte greco albanese poco dopo, con il suo amico, coetaneo e concittadino Giancarlo Fusco (eccoci dunque al contatto che lo portò all’amicizia, e al raccomandare alla moglie di comunicare al vecchio amico e commilitone, ormai famoso, il decesso...)

Grazie alla citazione dell’avvocato Alinghieri anche Batacoverci è arrivato ai giorni nostri, con una piccola, grande traccia che mette in contatto la città, e i suoi abitanti di un tempo, con quelli odierni, così differenti, così cambiati.

Testo- Francesco Falli

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