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La danza è pronta a ripartire: "Ci sapremo rialzare, con la speranza di diventare un settore riconosciuto" In evidenza

di Doris Fresco- Intervista a Annita Conti direttrice di "La Spezia Progetto Danza". 

15 giugno: è questa la data che il mondo dell’arte stava aspettando. Cinema e teatri infatti si stanno preparando alla riapertura, nel frattempo, da oggi, musei, biblioteche e archivi ripartono, seguendo rigidi protocolli di sicurezza. Anche il mondo della danza ha dovuto affrontare lo stop forzato su più fronti, sia quello didattico, con scuole e accademie chiuse, sia dal punto di vista artistico, con spettacoli bloccati.
Lentamente, anche alla Spezia, si lavora quindi per tornare alla normalità, almeno ad una nuova idea di normalità, quella post COvid-19, quella che deve fare i conti con rigide regole e protocolli sanitari anticontagio e distanziamento sociale.

Ne abbiamo parlato con Annita Conti, che al Dialma dirige una scuola all’insegna della qualità: La Spezia Progetto Danza. Conti è diplomata al Biennio Insegnanti al Teatro alla Scala di Milano e Danceability® Teacher; presidente dell’Associazione Les Mobiles - Educazione al movimento, al Dialma propone un piano di studi con diversi corsi che vanno dalla danza classica (metodo Teatro alla Scala), danza moderna e contemporanea, ai laboratori di danza integrati col metodo Danceability®.

Come hai reagito a questo periodo?
“Fin dall'inizio, abbiamo scelto di puntare sulla qualità, quindi avevamo già pensato di lavorare con classi ridotte, di massimo 10 bambini. In questo periodo, oltre alla fatica di tenere i bambini legati alla scuola e proporre una formazione, abbiamo dovuto rinunciare a tante idee, come uscite didattiche e stage alla Scala, e anche se abbiamo capito fin da subito che avremo rinunciato a fare spettacoli, è stato difficile".

Hai proposto lezioni a distanza? Come le hai vissute?
Sì, ho cercato di proporre lezioni a distanza. Da un lato credo che non siano il massimo, perché non hai di fronte l’allevo, ma dall’altro credo che abbiamo imparato una nuova consapevolezza del nostro corpo. Un aspetto positivo di questo periodo credo sia proprio questo: la consapevolezza, perché stare soli davanti allo schermo ha permesso ai bambini di stare concentrati su se stessi. Le lezioni on line non hanno formato dei ballerini, ma hanno insegnato ai bambini la consapevolezza del proprio corpo, utile per proseguire un lavoro già ben impostato, che ci ha permesso di non buttare via tutto quello che stavamo facendo a scuola.

Cosa succederà dopo il 15 giugno?
Insieme alle altre associazioni presenti in Dialma stiamo pensando a dei campus estivi, laboratori di danza, musica e teatro integrati. Si tratta di un progetto in divenire, ma crediamo ci siano condizioni che possano permettere di trascorrere una fase 3 decente, proponendo attività a pochi bambini alla volta, stando all’aperto. Sarà sicuramente diverso rispetto a come siamo abituati, ma con il corpo e lo spazio possiamo fare cose infinite dando spazio alla creatività.

Come hanno reagito i bambini a questo periodo?
Direi che hanno reagito molto bene, sono un esempio per tutti e sanno dare molta forza, dobbiamo tutti imparare da loro. Attraverso il video sono riusciti molto bene a comunicare, anche quelli più problematici. Dobbiamo trasmettere loro positività, ma loro sono i primi ad aver tirato fuori una grande forza, mi sono stupita e continuo a stupirmi del loro modo di apprendere. Il linguaggio del corpo mi ha detto molto e inoltre hanno imparato ad organizzarsi e a gestirsi, e anche questo mi ha stupito molto. Credevo di trovare delle enormi difficoltà. Con quelli più grandi abbiamo anche lavorato sulla storia della danza: ognuno di loro ha scelto un argomento a svolto delle ricerche, che verranno raggruppate e messe a disposizione di tutti quando riapriremo il Dilama.
In generale i bambini sono stati stimolati e loro hanno tirato fuori molta forza.

La danza è pronta a tornare?
Sì magari in maniera ridotta, ma stiamo cercando di fare di tutto e di più per riaprire gli spazi, cercando di immaginarci laboratori e campus estivi sfruttando la grande sala danza e lo spazio esterno. Il Dialma deve tornare a vivere, per ridare luce al quartiere e alla città. L’attrezzatura e i progetti ci sono per dare un servizio sicuro alle famiglie. Aspettiamo poi le linee guida complete, però in linea di massima, evitando assembramenti e dividendo gli allievi in piccoli gruppi, possiamo fare molte cose, anche 20 bambini alla volta, divisi in gruppi da 5 potranno essere impegnati su più discipline, certo sono progetti in divenire, che ci stiamo impegnando a scrivere per renderli possibili.

Questa situazione può essere vista anche come opportunità?
Questa situazione rivelerà chi ha voglia di mettersi in gioco, chi ha voluto anche nel momento di maggior difficoltà rimanere a disposizione delle famiglie e degli allievi proponendo metodologie diverse. Per quel che riguarda me, in tanti bambini non hanno partecipato alle mie proposte, ma tutti sono stati consapevoli che io ero a loro disposizione.
A livello non solo locale, come Assodanza stiamo cercando di metterci insieme per far capire che la danza non è sport, non possono valere le stesse regole delle palestre o del fitness, perchè la danza è arte. Ora è tutto insieme, senza distinzioni, ma palestra vuol dire tutto e niente, mentre secondo me dobbiamo essere inseriti in una categoria a parte, visto che siamo accademici che portano avanti una disciplina.
Questo momento ha aperto una discussione che servirà per cambiare le carte in tavola, io credo in meglio. Un momento buio che secondo me sarà a nostro vantaggio, perché ci sapremo rialzare, con la speranza di diventare un settore riconosciuto.

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