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La scomparsa del pittore Carlo Alberto Longaretti In evidenza

Nelle prime ore di domenica mattina è mancato all’età di ottantadue anni il pittore spezzino Carlo Alberto Longaretti.

Per molti anni dipendente della Termomeccanica aveva affiancato la pittura all’attività professionale, manifestando doti ideative e compositive apprezzate da colleghi e appassionati. Giovanissimo si era dedicato allo studio del violino e gli fu maestro anche il compositore concittadino Carlo Alfredo Mussinelli. I decenni trascorsi presso la Termomeccanica gli motivarono la pubblicazione degli interessanti “Racconti del ragioniere” (2006), proponendosi con una vena narrativa chiara e ricca di contenuti. Nel libro palesemente autobiografico il protagonista, senza toni fortemente accusatori, si erige ad attore non reticente nell’indicare manchevolezze e problematicità del contesto lavorativo in una confessione aperta che conduce il lettore a non sottrarsi a far riemergere la propria storia.

Socio da lungo tempo della sezione spezzina dell’Unione Cattolica Artisti Italiani, Longaretti vantava una selezionata attività espositiva ed era solito, da anni, far conoscere gli esiti della sua raffinata ricerca inviando ad amici gradevoli dipinti astratti di piccolo formato che definiva simpaticamente “operine”. Nel 1986 e 1987 ha esposto nelle collettive proposte dall’Associazione Pittori Scultori Grafici della Provincia della Spezia, a cui aveva aderito. Di sovente accoglieva l’invito degli amici del “Gabbiano”, condividendo originali mostre tematiche. Nel 1995 si fece tramite per ospitare nella sede dell’Ucai una magnifica mostra di disegni dell’insigne pittore bergamasco Trento Longaretti, legato da parentela. Una nota biografica segnala la presenza di lavori dell’artista spezzino in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

Ho associato l’espressività pittorica di Longaretti e il cromatismo essenziale che la caratterizza ad una ideale e riflessiva “pittura del silenzio”, che ricava linfa da un soffio di ininterrotta spiritualità diffusa tra pochi centimetri che stimolano alla meditazione. Lo stesso pittore affermava, e non lo si può smentire, di creare in spazi limitati un mondo infinito di sogni, isole della memoria, macchie informali di colori rassicuranti che sprigionano gioia. Il suo sguardo era certamente rivolto alla bellezza della natura, capace di diffondere una luce che non può mancare nell’animo dell’uomo. Ed è una luce- scrivevo nel 1989 a corredo di una cartella di grafica - che si avvia dagli angoli più nascosti dell’interiorità per poi irradiarsi e sposarsi con la luce del sole, della luna e delle stelle; con la luce del giorno e della notte; con la luce profumata dei campi e dei boschi; con la luce che sprizza dagli occhi degli animali; con la luce dell’uomo partecipe del disegno divino della Creazione, nel quale fu chiamato a coltivare e custodire il profumato giardino dell’Eden.

Ritengo che tale poetica sia sempre stata perseguita dal pittore, impegnato di recente ad elaborare una personale interpretazione degli alberi, ripetutamente proposti in numerosi disegni. Mi aveva gentilmente chiesto un breve testo con il quale accompagnare tali lavori. In esso ho rilevato che «il tratto di Longaretti è all’occorrenza esuberante o misurato e alla stregua di un esperto scenografo il pittore colloca i suoi alberi tra precisi fondali, che favoriscono la definizione di un proprio linguaggio visivo. In esso elementi autobiografici si amalgano con gli accadimenti della più complessa realtà sociale». Palese è l’invito del pittore «a dialogare con i suoi alberi, volutamente semplici sul piano compositivo, che si propongono come speciali interlocutori nel nostro relazionarsi con la natura e con l’ambiente».

Con la discrezione mai venuta meno, Longaretti considerava un premio alla carriera essere stato compreso tra gli artisti invitati nel settembre 2017 ad esporre al CAMeC nell’ambìto del progetto “Generazioni”

Lascia la moglie Enza e i figli Annalisa e Massimo. Il funerale si terrà Martedì 23 giugno p.v., alle ore 10.30, nella Cripta di Cristo Re.
La foto del 1992 riprende un nutrito gruppo di artisti all’inaugurazione di una mostra nel Circolo Culturale “A. Del Santo”. Carlo Alberto Longaretti è il terzo da sinistra.

 

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