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Il sogno e le sue molteplici interpretazioni al Festival della Mente

Ecco alcune anticipazioni sui prossimi appuntamenti della XVII edizione del Festival della Mente.

Matteo Nucci Matteo Nucci

Il filo conduttore della XVII edizione del Festival della Mente è il sogno, parola dai molteplici significati, letterali o metaforici. Numerosi scrittori, tra gli ospiti del festival, declineranno e interpreteranno il tema secondo molteplici punti di vista. Ecco alcune anticipazioni.

Lo scrittore e studioso del pensiero antico Matteo Nucci al Festival della Mente. Due incontri sul grande sogno della libertà degli antichi Greci. Il primo, Il sogno della libertà. Le Termopili - venerdì 4 alle 21.30 in piazza Matteotti -, dedicato alla leggendaria battaglia che vide l’intero esercito persiano del re Serse scontrarsi con una coalizione di trecento spartani guidati da Leonida. L’esito sembrava scontato, ma i trecento spartani resistettero tre giorni al passo delle Termopili, mentre la flotta persiana fu danneggiata da una tempesta e dalle triremi ateniesi. Il secondo, Il sogno della libertà. Salamina - sabato 5 alle 21.30 in piazza Matteotti -, dedicato al genio politico e militare dell’ateniese Temistocle, che spinse la flotta persiana in trappola nelle strette acque di Salamina, dove fu distrutta dalle triremi greche sotto gli occhi di Serse, di nuovo sconfitto dopo pochi giorni dalla prima disfatta. Così il sogno greco si fa realtà: impossibile sottomettere chi non è disposto a rinunciare alla propria libertà.

Matteo Nucci ha studiato il pensiero antico e curato una nuova edizione del Simposio platonico (Einaudi, 2009). Tra i romanzi, Sono comuni le cose degli amici (finalista al Premio Strega 2010), Il toro non sbaglia mai (2011), È giusto obbedire alla notte (finalista al Premio Strega 2017), L’abisso di Eros (2018), pubblicati da Ponte alle Grazie, e Le lacrime degli eroi (Einaudi, 2013). Scrive per il venerdì di Repubblica e per L'Espresso. È autore di Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno (Einaudi, 2020).

Di sogni ci parlerà anche lo scrittore e giornalista Paolo Di Stefano nell’incontro I sogni in valigia al Festival della Mente sabato 5 settembre alle 11.30 al Canale Lunense. «Si partiva pieni di speranze e di sogni, anche se non era più il sogno americano di fine ‘800. L’emigrazione italiana del dopoguerra è stata un’emigrazione meno epica: più che il sogno poté il bisogno – racconta Di Stefano. Nel 1946 un accordo tra il governo di Roma e il governo di Bruxelles stabiliva che migliaia di giovani italiani sarebbero andati a lavorare nelle miniere belghe in cambio di carbone. Le condizioni “favolose” venivano elencate nei manifestini affissi sui portoni delle chiese e dei municipi che spronavano a partire in sicurezza. Le cose, molto spesso, andarono diversamente (ne è un esempio la catastrofe di Marcinelle dell’8 agosto 1956). Ma anche quando i sogni di benessere non si rovesciavano in tragedia, la fatica, il sacrificio e la nostalgia (il sogno del ritorno) facevano dimenticare le premesse, quelle che suggerivano di salire su un treno».

Paolo Di Stefano, nato ad Avola e cresciuto in Svizzera, ha studiato filologia romanza all’Università di Pavia. Giornalista al Corriere del Ticino, alla Repubblica e dal 1992 al Corriere della Sera, dove è stato responsabile delle pagine culturali e dove oggi è inviato speciale. Ha lavorato come editor in casa editrice Einaudi a Torino. Ha pubblicato una raccolta di poesie (Minuti contati, Scheiwiller, 1990), numerosi romanzi e inchieste, da Baci da non ripetere (Feltrinelli, 1994) a Giallo d’Avola (Sellerio, 2013), con i quali ha vinto molti premi letterari (Viareggio, Mondello, Campiello, Vittorini, Bagutta). Il suo ultimo romanzo, Noi, è uscito quest’anno per Bompiani.

Il bene e il male, i doni della vita e l’ingiustizia, la fraternità e la rabbia, la pace e la ribellione. E ancora, la perdita dell’amore, il rapporto con il padre, i sogni che visitano un uomo nella sua cella e che si rivelano più veri del vero da quando il suo destino si è spezzato. È possibile per un uomo vivere in pace con i propri fantasmi? Jean-Paul Dubois, vincitore del premio Goncourt, dialogherà con il giornalista Stefano Montefiori su questi importanti temi esistenziali, al Festival della Mente durante il video intervento Far pace con i fantasmi disponibile sul sito e sui canali social della manifestazione a partire da sabato 5.

Jean-Paul Dubois, giornalista, ha collaborato con varie testate, fra cui Le Matin de Paris e Le Nouvel Observateur. Autore di oltre venti romanzi, ha ricevuto diversi premi, tra cui il France Télévisions, il Femina e il Fnac. A settembre esce in Italia per Ponte alle Grazie Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo, vincitore in Francia del premio Goncourt 2019.

Stefano Montefiori è entrato al Corriere della Sera nell’estate del 1994, da studente della scuola di giornalismo IFG di Milano. Ha lavorato alla redazione Cronache, poi alla nascita del sito corriere.it, prima di entrare all’ufficio centrale. Dal 2010 è il corrispondente del Corriere a Parigi, dove si occupa di politica, cronaca e cultura.

Nella sua opera e prima ancora nella sua esperienza personale Kader Abdolah è un grande testimone della necessità dell’incontro con l’altro. Iraniano di origine, esule politico in Olanda dal 1988, è diventato uno dei più importanti narratori del paese nella cui lingua ha deciso di esprimersi. Dal classico Scrittura cuneiforme all’imminente Il sentiero delle babbucce gialle, i suoi libri sono l’autoritratto di un cittadino europeo del XXI secolo, capace di ospitare nel proprio sguardo culture differenti e di maturare così una nuova visione del mondo. Di tutto questo parlerà in videocollegamento con Alessandro Zaccuri, presente a Sarzana, durante la conferenza I sogni dell’altro al Festival della Mente domenica 6 alle 11.30 al Canale Lunense.

Kader Abdolah, nato in Iran, è stato perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico in Olanda dal 1988. Con Scrittura cuneiforme conquista il pubblico internazionale. La casa della moschea, votato dai lettori olandesi come la seconda migliore opera mai scritta nella loro lingua, è Premio Grinzane Cavour 2009. A settembre esce Il sentiero delle babbucce gialle. Tutti i suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Iperborea.
Alessandro Zaccuri è narratore e saggista. I suoi ultimi libri sono il saggio Come non letto (Ponte alle Grazie, 2017), un profilo biografico di Alexander Calder (Sillabe, 2019) e il racconto autobiografico Nel nome (NNE, 2019). Scrive di letteratura e cultura sul quotidiano Avvenire.

Le vie di transito europee non sono protagoniste di un'epica nazionale come quelle degli Stati Uniti. Non ci sono in Europa strade mitiche come la Route 66 cantata da Nat King Cole e resa immortale da Steinbeck, o come la Pan-American Highway. Eppure anche l’Europa ha una rete interconnessa di strade che attraversano l'intero continente fino a raggiungere il cuore dell’Asia, passaggi che nel corso dei secoli sono stati battuti da esploratori, conquistatori, mercanti, eserciti in battaglia, gente in cerca di fortuna o in fuga da persecuzioni. Al Festival della Mente Mathijs Deen – in collegamento da Amsterdam – parlerà con Matteo Caccia, presente a Sarzana, della storia delle vie d’Europa che si fonde con le storie individuali che su quelle strade si sono incrociate. L’incontro Dalle strade alle storie: un sogno europeo, in collaborazione con il festival I Boreali, domenica 6 al Canale Lunense.

Mathijs Deen è uno scrittore e giornalista, autore di programmi di storia per la radio olandese. Ha pubblicato numerosi romanzi e raccolte di racconti e di saggi. Per antiche strade (Iperborea, 2020) è in corso di pubblicazione in vari paesi europei.

Matteo Caccia raccoglie, scrive e racconta storie per la tv, il teatro e la radio. Amnèsia, Pascal RADIO2, VendoTutto, Voi siete qui e ora Linee D’ombra a Radio24. Scrive e parla per LaEffe, la tv di Feltrinelli. Ha scritto Amnèsia (2009) e Il nostro fuoco è l’unica luce (2012) per Mondadori, e Il silenzio coprì le sue tracce per Baldini+Castoldi (2017). È maestro di Brand New alla Scuola Holden.

Amore, amicizia, tradimento, perdono, desideri proibiti, sogni a occhi aperti. Parlare (e scrivere) di sentimenti senza usare la retorica e partendo da un punto di vista originale non è così scontato. Ci riesce lo scrittore Eshkol Nevo, abile nel tessere mosaici di storie che esplorerà con Massimo Cirri, psicologo e voce di Caterpillar, e attraverso le illustrazioni dal vivo della street artist Pax Paloscia, un ampio spettro di relazioni umane nella continua ricerca e costruzione di un’intimità con gli altri. L’incontro, dal titolo I sogni son desideri, al Festival della Mente domenica 6 alle 18 in piazza Matteotti.

Eshkol Nevo, dopo un’infanzia trascorsa tra Israele e Stati Uniti ha studiato a Tel Aviv. Oltre al best seller Nostalgia (2014), per Neri Pozza ha pubblicato: La simmetria dei desideri (2010), Neuland (2012), Soli e perduti (2015), Tre piani (2017), diventato un film con la regia di Nanni Moretti, di prossima uscita; L’ultima intervista (2019), Vocabolario dei desideri (con P. Paloscia, 2020).

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