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100 anni dalla morte di Gabriele Paita, il primo lericino ucciso per mano dei fascisti

Nei verbali della Società Marittima di Mutuo Soccorso la storica del tragico episodio.

Nei verbali assembleari della Società Marittima di Mutuo Soccorso di Lerici è riportato l'episodio tragico che vide la morte del proprio socio, Stefano Gabriele Paita, il primo morto lericino in uno scontro con i fascisti il 15 febbraio 1922.

Fu un episodio senz'altro tragico per la Società che, ancora una volta, fu coesa e forte, come da sua tradizione. Gabriele Paita , giovane marittimo venticinquenne, aveva fatto suoi gli ideali della "Marittima", società risorgimentale da sempre in prima linea per la difesa di quei principi di libertà e democrazia, conseguenza della tradizione marinara del borgo, che già allora portava avanti da 70 anni, essendo stata fondata nel 1852.

In quegli anni (1921-1922), prima della presa del potere da parte di Mussolini (la marcia su Roma è dell'ottobre 1922), le squadre fasciste iniziavano a contrastare le libertà democratiche, intimidendo e impedendo i comizi pubblici del Partito Popolare, cattolico, dei Partiti della Sinistra e di associazioni come la "Marittima" che si ispiravano ai principi repubblicani. "Erano gli anni delle occupazioni delle fabbriche e dell'Ansaldo, difeso dagli operai con pochi fucili trasportati dal vaporetto dell'Unione Operaia di Lerici" (cit. Giorgio Pagano). Con scontri a fuoco a Lerici, San Terenzo e Pugliola.

Il 15 o 16 febbraio 1922, un folto gruppo di fascisti spezzini, prima distrussero la sede del Partito comunista di San Terenzo, poi si diressero verso La Serra per prelevare operai, ma furono affrontati da un gruppo di giovani, legati agli arditi del popolo e ad altre associazioni democratiche, in località "Catene" (prima della Serra) che, dopo una sparatoria, li misero in fuga. Negli scontri morì appunto Stefano Gabriele Paita.

Allegato al verbale della Società c'è una lettera ufficiale della Prefettura e della P.S. di Sarzana che, conoscendo la storica indipendenza e il carattere della "Marittima", intimava di partecipare in tranquillità ai funerali ordinando di non portate né labari né bandiere (unica permessa quella della Pubblica Assistenza). Nel verbale ufficiale è riportato che avrebbero rispettato le disposizione, ma al funerale, ovviamente, andarono sia con il labaro societario che con il tricolore senza Scudo Sabaudo, non seguendo quanto intimato.

Al tempo la Società Marittima era quella con il maggior numero di soci, in gran parte imbarcati e fuori Lerici, praticamente tutti i marittimi lericini, e di fatto tutte le famiglie avevano familiari iscritti. Per questo motivo, i tentativi, durante il periodo fascista, inizialmente di scioglierla e dopo di gestirla, risultarono vani e quindi la Società fu "sopportata", anche quando rifiutò di esporre sino alla Liberazione il tricolore con lo scudo sabaudo.

I marittimi lericini tra l'altro, girando il mondo, erano perfettamente a conoscenza delle libertà nelle grandi democrazie occidentali e nella capacità organizzativa, economica e industriale delle stesse, capendo che l'Italia non poteva competere né a livello economico né, tantomeno, militare.

Il 2022 sarà l'anniversario del 170 anni dalla Fondazione della Società, ma anche i 100 dalla morte di Paita, che sarà cura della Società ricordare adeguatamente.

testo di Bernardo Ratti

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