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"Giornata della pace": omelia del vescovo

"Giornata della Pace" - Omelia del vescovo della Spezia Luigi Ernesto Palletti

Innanzitutto, un caro e fraterno saluto a Sua Eccellenza Mons. Bassano Staffieri, vescovo emerito di questa diocesi, che ringrazio della sua presenza, a Lei Signor Prefetto, al Sindaco, all'Ammiraglio Toscano, a tutte le Autorità Civili e Militari, ai confratelli Presbiteri, Diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, tutti qui oggi convenuti. Giorno di ringraziamento e di speranza, giorno di memoria e di futuro, giorno in cui la Chiesa ci chiede di venerare Maria, Madre di Dio e contemplare sempre più il mistero profondo del Figlio di Dio che si fa uomo.

Ma la liturgia con questa celebrazione ci introduce anche nel giorno dedicato alla Pace. Pace fra i popoli, pace fra le persone, pace nell'intimità dei nostri cuori, pace frutto di impegno, risposta alle istanze più profonde del cuore di ogni uomo, ma soprattutto pace come dono di liberazione dal peccato, fonte di ogni frattura interna ad ognuno di noi e di ogni conseguenza manifesta.

Dunque, mentre ringraziamo il Signore per l'anno trascorso non possiamo non guardare con impegno al futuro che ci si apre di fronte. Futuro in cui la pace gioca un ruolo primario e insostituibile e perciò, come comunità cristiana, desideriamo invocarla come dono da Colui che ha detto: vi lascio la pace, vi do la mia pace.

Sì, perché la pace di Cristo non è né un oggetto, né un semplice comportamento ma una persona che dà forma nuova all'umanità. Non è un puro messaggio ma un volto vivente. Pace e guerra ancor prima di manifestarsi sullo scenario della storia trovano la loro culla d'origine nel cuore dell'uomo. La semplice assenza di confitti non potrà mai essere chiamata a pieno titolo "pace".

La pace ha dunque un volto, quello del Signore Gesù: un volto umano, capace di parlare all'umanità, di comunicare la dimensione vera della vita, nella semplicità, nell'umiltà, nella verità, nella misericordia, nella giustizia, nella gratuità. Ma questo volto permette soprattutto di guardare verso un orizzonte nuovo, alto, soprannaturale: l'orizzonte del Regno dei Cieli. Nella fede il credente contempla in Gesù di Nazaret il volto del Figlio di Dio che si è fatto uomo. Un volto che interpella, chiama a seguirlo, rivela il Padre che è nei cieli, indica una meta che supera ogni possibile aspettativa umana: quella di diventare "figli di Dio". Meta offerta a tutti nell'abbraccio di quest'unica paternità e nella redenzione operata dal Cristo.

Il Santo Padre ci ripropone tutto questo proprio nel suo messaggio per la Giornata della Pace, che ha come tema la beatitudine evangelica: beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio. Messaggio che tenterò in breve di sintetizzare, invitando ognuno di voi a farne una attenta e meditata lettura personale.

Egli ci ricorda come la pace è dono messianico e - nel contempo - opera umana. Essa presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza. Egli afferma infatti che la religione è chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini.

La pace dunque segna il cuore di ogni uomo. Le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l'innata vocazione dell'umanità alla pace, manifestando così quella la legge scritta nel cuore di ogni uomo, terreno fecondo per un dialogo comune a tutti e con tutti.

Giovanni XXIII, nell'enciclica Pacem in terris, esprimeva la necessità che la convivenza tra gli uomini fosse fondata sulla verità, libertà, amore, giustizia. Elementi strutturali e fondamentali per una corretta lettura del tema della pace.

La Pace, infatti, è principalmente realizzazione del bene comune, ovvero il bene di tutti e di ciascuno. L'operatore di pace è colui che ricerca il bene dell'altro, il bene pieno dell'anima e del corpo, di oggi e di domani.

Il Papa nel Suo messaggio ci indica così, in modo sereno e illuminante, alcune vie per la realizzazione di una stabile cultura della pace.

In breve, ritengo possano essere così sintetizzate:
Innanzitutto quella del rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale.
Operatori di pace sono coloro che amano, difendono, e promuovono la vita in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente.

Poi indica la necessità che la struttura naturale del matrimonio, quale unione fra un uomo e una donna, sia sempre più riconosciuta e promossa - nel suo carattere particolare e nel suo insostituibile ruolo sociale. La famiglia - cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico - è uno dei soggetti indispensabili nella realizzazione di una cultura della pace.

Il Santo Padre si sofferma inoltre sul diritto alla libertà religiosa, sia nella libertà di adesione, sia nella libertà di testimoniare la propria religione con ciò che ne compete: annunciare, comunicare, agire, esistere secondo i principi dottrinali e i fini istituzionali propri.

Inoltre sottolinea la necessità di tutelare il diritto dei genitori e il loro ruolo primario nell'educazione dei figli.

Evidenzia in particolare come tra i diritti e doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro, e ribadisce come la dignità dell'uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche esigono che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. Questo comporta anche una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia e la società.

Egli fa presente come tutti questi principi sono iscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione e quindi sono comuni a tutta l'umanità.

Il Santo Padre, affermando che il bene della pace debba passare mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia, evidenzia la necessità di uscire dall'ottica della massimizzazione del profitto e del consumo, ricordando come il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza. Lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano – continua il Santo Padre – ha bisogno del principio di gratuità come espressione di fraternità e della logica del dono.
Egli afferma ancora come la sollecitudine dei molteplici operatori di pace deve inoltre rivolgersi a considerare... la crisi alimentare ben più grave di quella finanziaria.

Avviandosi alla conclusione, fa presente l'importanza che emerga la necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace che richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati, come il passare dalla tolleranza alla benevolenza...; dire no alla vendetta...; diffondere la pedagogia del perdono... Il Papa ricorda ancora che il male si vince con il bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre che ama tutti i suoi figli.

Conclude il suo messaggio con l'auspicio che tutti possano essere veri operatori e costruttori di pace...

Anch'io faccio mia questa speranza, colgo l'occasione per gioire insieme a voi per la lieta notizia dell'avvenuta liberazione del giovane imprenditore Andrea Calevo, che proprio oggi grazie al lavoro incessante e competente delle Forze dell'ordine ha potuto riabbracciare i suoi cari.

A tutti e a ciascuno un santo e sereno anno nuovo nella materna protezione di Maria Madre di Dio.

Luigi Ernesto PALLETTI
Vescovo

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