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Da rifiuto ad arte: le opere di Maria Capellini in mostra a Genova In evidenza

di Dayla Villani - Dal 15 febbraio all'11 marzo "Il soffio di Gea".

La mostra “Il soffio di Gea” di Maria Capelli apre al pubblico dal 15 febbraio al Museoteatro della Commenda di Genova nella Saletta del Giardino. Trenta acquerelli sulle piante spontanee della flora ligure su carta nepalese fatta a mano, tre tavole e sei sculture fatte con materiale di recupero della spiaggia. Maria Capellini promuove la salvaguardia dell'ambiente, utilizza materiali non convenzionali, sia nei dipinti che negli assemblaggi. L'esposizione, con i patrocini dei Comuni di Vernazza, Riomaggiore, Parco Nazionale delle 5 Terre, AIAPI, è organizzata dallo studio d’Arte “Via Tommaseo 32” della Spezia, in collaborazione con Istituto Agrario Marsano di Genova, Mu.MA, Associazione Promotori Musei del Mare e della Navigazione e Cooperativa Solidarietà e Lavoro. 
Si può visitare fino a domenica 11 marzo 2018.

Maria Capellini, che aveva già esposto una personale sul tema dell’acqua al Galata Museo del Mare nel 2016, ritorna al Mu.MA con una mostra dedicata alla Natura intesa sia come rifugio che come fragile ambiente da preservare. L’artista che da anni pratica un suggestivo riutilizzo del rifiuto nell’arte è capace di ridare dignità artistica e nuova vita ad oggetti e materiali avviati alla degradazione e all’abbandono: ogni oggetto nasce, si sviluppa, si trasforma in altre cose e nelle sue mani assume intense connotazioni poetiche.

 

La mostra al Museo della Commenda è una riflessione personale dell'artista sul rapporto uomo Natura, che sottolinea da un lato la fragilità del Pianeta Terra che dalla rivoluzione industriale in poi sta subendo attacchi sempre più massicci da parte dell’attività umana, dall’altro la necessità di salvaguardia dell’ambiente naturale partendo dalla flora spontanea, che, seppure costituita da umili piantine che sfuggono allo sfruttamento economico e allo sguardo distratto del viandante, costituiscono una preziosa biodiversità che contribuisce all'equilibrio ecologico generale.

Maria Capellini ha scelto come sede espositiva il Museoteatro della Commenda, perché questo complesso di singolare bellezza, con il suo Giardino dei Semplici, ideato ed annualmente ristrutturato grazie all’intervento dei docenti e degli alunni dell’Istituto Agrario Marsano di Genova, è adatto ad ospitare la mostra. Sicuramente in questi spazi risuonano ancora i mormorii dei frati che operavano nell’antico ospitale, i lamenti dei malati, i vocii dei pellegrini e senz’altro anche i rumori che gli attrezzi facevano nelle mani degli esperti monaci quando curavano le piante officinali del Giardino, o quando, all’interno dei loro laboratori ne estraevano i principi essenziali indispensabili per le cure.

Scrive Franco Paolo Olivieri docente di storia e filosofia presso il Liceo classico Andrea Doria di Genova e dottorando di ricerca in italianistica dell'Università di Losanna: “Non è un caso che un’artista come Maria Capellini abbia sentito la necessità di proporre la visione di alcune piante trascurate, tipiche della vegetazione ligure e fattesi ormai rare, a causa dell’incuria di chi dovrebbe proteggerle. Per quanto tempo riceveranno ancora il soffio vitale la centaurea veneris, il narcissus poeticus, il gladiolo dei campi, la viola odorata o viola mammola, il silene vulgaris, detta anche erba del cucco? È necessario che qualcuno si dia la pena di riportarne l’immagine, di acquarellarla con estrema delicatezza, di presentarla all’onore del mondo. L’azione artistica si fa opera salvifica, si fa pedagogia per un percorso botanico, sconosciuto ai più. Si realizza così il connubio tra l’antico e il nuovo, tra la persistenza secolare dell’hortus simplicius e l’odierna denuncia dell’abbandono di una terra come quella ligure dove gli uomini non sanno più dare il nome alle piante, non vogliono più riconoscerne il valore estetico e pratico. In un ideale giardino dell’Eden, evocato tra le ospitali, salvifiche mura della Commenda di Prè, le figlie di Flora si riuniscono ancora una volta nella speranza che l’uomo ascolti il loro grido di dolore e voglia ritornare da Gea, la madre terra, finalmente consapevole di ritrovare la pace e l’armonia primigenia nel grembo originario, l’unica possibilità di salvezza”.

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