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Santa Pasqua, il messaggio del Vescovo Palletti In evidenza

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio del vescovo Luigi Ernesto Palletti.

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24, 5-6). Con queste parole l’angelo saluta le donne venute al sepolcro il mattino di Pasqua per onorare il corpo crocifisso del Signore. Sono parole piene di vita, infondono speranza, ma soprattutto introducono in una concretezza nuova: Cristo è davvero risorto! Accogliendo la testimonianza degli Apostoli, anche noi siamo resi capaci di accostarci a questo grande evento di salvezza. San Giovanni lo evidenzia in modo particolare nella sua prima lettera, quando scrive: «Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi ... noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1Gv 1, 1.3).

Questo evento ha inciso così profondamente nella vita dei primi discepoli da permettere loro di passare dallo sconforto alla gioia di un incontro nuovo e inaspettato: un incontro che cambierà per sempre il loro modo di vivere e di offrire la vita per l’annuncio della salvezza. Non siamo dunque di fronte ad un fatto relegato nel passato, ma ad una realtà che tocca ormai ogni presente, perché il Signore Gesù, il Figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza, il vivente, è con noi per sempre: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Il nostro desiderio di eternità, le domande profonde sul senso della nostra vita, il mistero del dolore, l’aspirazione ad un mondo rinnovato, ricevono in Lui una risposta che non può essere così facilmente accantonata. In lui siamo non solo salvati dal nostro peccato, ma anche resi capaci di un orizzonte nuovo.

L’annuncio evangelico ci coinvolge integralmente, corpo e anima. Anzi, la realtà della risurrezione conferisce al nostro corpo una dignità ancora più grande, proprio perché pensato per l’eternità. In tal modo, la gioia della risurrezione ci proietta subito nella necessità della conversione: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21). Fede e carità non possono essere mai separate. Non possiamo dire di amare Dio senza amare i fratelli, e non possiamo amare nella pienezza se non nella luce dell’amore di Dio: «Se uno dice: “io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4, 20).

Ecco perché l’esultanza della Pasqua non può fare a meno del gesto concreto di amore. D’altra parte il Signore proprio questo ci ha consegnato nell’ultima cena, quando Egli stesso si è chinato a lavare i piedi dei suoi discepoli, chiedendo poi ad essi di fare altrettanto: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri» (Gv 13, 14). Facciamo dunque risuonare il lieto annunzio della risurrezione: «Cristo è risorto!». Rispondiamo nella fede e con gioia: «Sì, è veramente risorto!». Ma non dimentichiamoci che alla fine della vita il Signore ci chiederà se questa professione di fede, che doverosamente dobbiamo compiere, è stata vissuta in quella vicinanza e carità da poterci sentir dire: «Venite, benedetti del Padre mio ... perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto ... Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 34-36.40). A tutti, dunque, desidero indirizzare il mio più sentito “Buona Pasqua”, chiedendo un ricordo per me nella preghiera e assicurando il mio, soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia.

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