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Decarbonizzazione e industrie, a che punto è l'Italia?

L'obiettivo della decarbonizzazione completa entro il 2050 deve interessare ogni settore dell'economia, specie quello industriale.

Come è facile immaginare, il comparto industriale ha un peso notevole nel processo di decarbonizzazione, ma il passaggio dalle fonti fossili ad altre soluzioni non può essere né immediate né tanto meno si presenta semplice.

In questo frangente, l'Italia si pone leggermente indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma le cose stanno progressivamente cambiando, così come afferma Maria Rosa Virdis, ricercatrice Enea nella Divisione modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali. Il volano per questo positivo cambiamento è dato dalla mobilità elettrica, dove il nostro Paese sta mostrando di avere una marcia in più e, dunque, anche un'occasione in più per puntare a soluzioni alternative che abbiano un minor impatto rispetto ai carburanti fossili.

Secondo il progetto europeo COP21 RIPPLES, tutti i Paesi sono chiamati a intervenire con azioni decise per accelerare lo sviluppo delle tecnologie in merito alla decarbonizzazione, così che venga mantenuto l'impegno di contenere l'aumento della temperatura al di sotto dei 2°.

In Italia, l'impiego per le energie rinnovabili è a buon punto e si prevede che riesca a soddisfare più della metà della domanda di elettricità nel 2050, così come stimato anche per Spagna e Germania.

Allo stesso modo, anche il processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti sarà sostenuto nel nostro Paese grazie all'elettrificazione e alle batterie di nuova generazione, come quella al litio-ione.

È molto importante che l'Italia riesca a tenere il passo con questo delicato e fondamentale obiettivo internazionale. I cambiamenti climatici sono una problematica complessa, che nel solo 2018 ha generato danni ambientali per ben 128 miliardi di dollari, secondo le stime di Munich Re. Dunque, non si può prendere la questione con faciloneria.

C'è da precisare, inoltre, che i cambiamenti climatici vanno a compromettere anche l'economia dei vari Paesi. Secondo uno studio realizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dallo European Institute on Economics and the Environment, l'innalzamento delle temperature potrebbe portare l'Italia ad avere un taglio del PIL di circa 130 miliardi di euro all'anno, ovvero di circa l'8%.

Con lo sviluppo di nuovi modelli e di un passaggio progressivo e completo alle fonti rinnovabili, si aprirebbe uno scenario positivo non solo per la tutela dell'ambiente, ma anche a livello economico. A confermarlo è uno studio promosso da ING e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “Verso la decarbonizzazione dell’economia – Italy Outlook 2019”, e presentato all'interno della sezione ING Bank News del sito ufficiale della banca olandese.

Questo studio ha evidenziato come entro il 2025 il settore delle fonti rinnovabili possa portare ben 312mila nuovi posti di lavoro in Italia, che potrebbero essere più che raddoppiati nel 2050. Certo, ciò a fronte di investimenti importanti per attuare un rinnovo sostanziale e completo del processo di produzione.

Il nostro Paese, dunque, ha le carte giuste per giocare la partita e vincere, ponendosi in prima linea nel progetto di eco-sostenibilità e crescita economica internazionale.

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