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L’emergenza fa piangere le casse del Comune: 11 milioni di entrate in meno In evidenza

di Gabriele Cocchi – Via libera in consiglio comunale a una maxi variazione di bilancio. 2 milioni in meno dall’addizionale Irpef: mercato del lavoro spezzino in crisi.

È una variazione di bilancio di portata straordinaria, verosimilmente senza precedenti nella storia del Comune della Spezia, quella approvata ieri sera dal consiglio comunale.

L’emergenza Covid ha letteralmente stravolto i numeri messi nero su bianco nel bilancio di previsione 2020-22 approvato ad aprile, poco dopo l’inizio del lockdown, costringendo gli uffici di palazzo civico a rivedere da cima a fondo, nelle ultime settimane, tutti i pronostici per i mesi a venire.

Si tratta della prima variazione di bilancio post-lockdown, e non sarà nemmeno l’ultima: altre ne seguiranno durante l’anno, anche in base ai provvedimenti che verranno emanati dal governo, per adattare le previsioni all’evoluzione dell’emergenza.

Ma già i numeri approvati ieri sera danno chiaramente l’idea del disastro economico causato dal coronavirus: 11 milioni 417 mila euro di entrate in meno per il Comune e maggiori incassi per 6 milioni 766 mila euro, per un saldo negativo rispetto al bilancio di previsione iniziale di circa 4 milioni 651 mila euro.

Tra le minori entrate, le voci più consistenti sono da imputare all’Imu (–2 milioni 600 mila euro) e all’addizionale comunale all’Irpef che viene automaticamente detratta dagli stipendi (–2 milioni di euro), un indicatore quindi della crisi che ha travolto anche sul nostro territorio il mercato del lavoro.

Mancano all’appello anche 2 milioni da sanzioni per violazioni a regolamenti comunali e codice della strada, 1 milione 372 mila euro dall’imposta di soggiorno e poi i mancati incassi dei musei: 100 mila euro in meno per il museo archeologico San Giorgio e 12 mila per il museo Lia, a cui si aggiungono i 124 mila del Teatro Civico.

Tra le altre voci sottolineate in rosso, i 200 mila euro in meno derivanti dal recupero dell’evasione della Tari, i 700 mila per il canone di occupazione di aree pubbliche e poi i numeri relativi al mondo della scuola: –105 mila euro dalle rette delle scuole dell’infanzia comunali, –50 mila dalle rette degli asili nido e –13 mila dalle rette per il trasporto scolastico.

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