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“In 5 anni Spezia è cambiata: così faremo incontrare domanda delle imprese e offerta” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Il Comune individuerà le figure professionali più richieste dalle aziende, la Regione finanzierà i relativi percorsi di formazione.

 

Incrociare la domanda e l’offerta: più facile a dirsi che a farsi. È per questo che il Comune della Spezia, su idea dell’assessore al lavoro Genziana Giacomelli, ha deciso di attivare il “Laboratorio della formazione”: nel concreto una serie d’incontri con associazioni sindacali e di categoria, per stilare un elenco dettagliato delle figure professionali più ricercate dal mondo delle imprese spezzine.

Regione Liguria prenderà atto degli esiti del lavoro dell’amministrazione guidata da Pierluigi Peracchini – che dovrebbero arrivare intorno a marzo del prossimo anno – e metterà a disposizione i finanziamenti per sostenere i percorsi di formazione professionale specificamente richiesti dalle aziende.

“Alla Spezia cinque anni fa il primo settore era quello industriale e navalmeccanico, ora è quello del turismo – ha osservato Peracchini – C’è stato un cambiamento velocissimo, al quale non siamo arrivati preparati. Negli anni a venire verranno fatti il fronte a mare e opere importanti come piazza del Mercato: saremo qualcosa di diverso, quello del laboratorio è uno strumento fondamentale con cui potremo dare delle risposte efficaci. Penso che siamo tra i primi comuni ad aver sviluppato questo progetto”.

Invece il rischio, oggi, è che la disponibilità di molti posti di lavoro non venga colmata dalla presenza di idonee figure professionali: la domanda c’è, appunto, ma a mancare, paradossalmente, è l’offerta. Da qui l’idea del laboratorio, che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale dovrà riuscire a intercettare i bisogni delle imprese, in modo da evitare il vicolo cieco di cui prima.

“Questo sarà uno strumento di cui sicuramente come Regione ci avvarremo – ha aggiunto l’assessore regionale alla formazione Ilaria Cavo – La linea della Regione in questi due anni e mezzo è stata quella di attivare finanziamenti legati a reali esigenze lavorative. E ha dato dei frutti: sono calati i Neet (le persone che non sono coinvolte in attività lavorative né di studio, ndr) e la dispersione scolastica. Ma per programmare bene la formazione professionale abbiamo bisogno che il tessuto produttivo ci indichi le sue esigenze. Sembra una cosa semplice, ma chiedere i fabbisogni alle aziende non è una domanda che ha una risposta chiara e immediata. Non perché non ci sia la disponibilità, ma perché per un’azienda non è semplice capire di cosa avrà bisogno tra uno o due anni”.

Se il progetto pilota del Laboratorio della formazione funzionerà, c’è la possibilità che funzioni anche da modello per altre realtà liguri.

“Ci avviciniremo di più alle singole realta economiche – ha concluso Giacomelli – Sarà uno strumento di contatto continuo con le associazioni: la formazione professionale è uno dei pochi strumenti che può adattarsi al cambiamento del mercato, può dare risposte nel giro di pochi mesi alle esigenze delle imprese”.

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