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Per le tavole di Natale e Capodanno si spenderanno 5 miliardi In evidenza

2% in più rispetto all'anno scorso. Vince il Made n Italy.

 

Italiani attenti al portafoglio sì, ma senza badare a spese per il cenone. E’ la tendenza che si fa strada nel nostro Paese all’approssimarsi delle festività più attese da grandi e piccini. E dei rispettivi pasti principali, alla vigilia delle due date simbolo del periodo. E’ quanto rileva una indagine condotta dal Centro studi CNA.

In un andamento a luci e ombre, proprio le spese per il cenone sono saldamente posizionate sul fronte della crescita, con viaggi e benessere, un trend che premia l’auto-soddisfazione sulle spese per gli altri, a cominciare dai regali. Rispetto agli striminziti budget degli anni di lunga crisi, quindi, l’extra – 1,3 miliardi in più solo di tredicesime, cresciute quest’anno a 33,7 miliardi - viene dedicato a soddisfare, prima di tutto, i bisogni propri e dei familiari più stretti, in precedenza compressi

Il 24 a casa costa 2,7 miliardi...
La vigilia di Natale premia la tradizione. Nove famiglie su dieci si gusteranno il cenone in famiglia, magari allargata e aperta agli amici cari. Il dato è in linea con quello abituale. La spesa complessiva per la sera del 24 dicembre è prevista intorno ai 2,7 miliardi.

...e il 31 fuori ne costa 2,3
Più mondano nelle previsioni il cenone che comincia a San Silvestro e finisce nelle prime ore del nuovo anno. Saranno tra tre e quattro su dieci le famiglie che festeggeranno in locali pubblici, in leggera crescita rispetto all’anno scorso. La spesa, però, dovrebbe essere inferiore a quella del cenone di magro di una settimana prima: intorno ai 2,3 miliardi. Forse a causa del pieno, di cibi e di spesa, fatto il 24.

Il piatto si tinge di tricolore
In comune, oltre al comprensibile desiderio di concedersi qualche specialità in più rispetto al passato recente, i due cenoni hanno il trionfo del Made in Italy. Lontani anni luce gli esotismi pre 2008, soprattutto la sera del 24, i piatti della tradizione, della memoria, contribuiranno a “fare l’atmosfera”, a dare un senso di famiglia, di affetto, di appartenenza, di identità. La ricerca delle prelibatezze nostrane occupa quindi molto tempo ai ghiottoni di tutta Italia. E sulle tavole da un punto all’altro del Paese la fanno da padrone i prodotti tipici. Del resto, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Già si percepiva aria di festa, martedì 19 dicembre, quando Bruxelles ha registrato la Lenticchia di Altamura come 295esimo prodotto agroalimentare italiano riconosciuto e protetto. Si è aggiunta alla Lenticchia di Castelluccio di Norcia, a sua volta indicazione geografica protetta da ben dieci anni. Un risultato beneaugurante: la lenticchia è un si-deve nel cenone di Capodanno, augura abbondanza. E di questo legume italiano di qualità se ne consumerà sicuramente tanto.

Ma c’è perfino chi s’indebita
Non tutti gli italiani potranno permettersi, però, un cenone di lusso. Ma aumentano le iniziative benefiche per cercare di alleggerire, perlomeno un paio di volte l’anno, la situazione degli oltre 4,5 milioni di italiani che vivono in povertà. Non manca chi, evidentemente non povero in canna, per il cenone s’indebita. Un sondaggio condotto da due società che concedono crediti on line rivela che poco meno di un quarto degli intervistati ha ammesso che per sostenere le spese natalizie farà ricorso a una banca o a una finanziaria. Di questi, più del 15 per cento per concedersi un cenone con tutti i crismi.

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