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In Liguria istituita la figura dell'infermiere "di comunità", IPASVI: "Un passo importante per la crescita delle offerte di cura per i cittadini" In evidenza

La Regione Liguria ha varato, insieme alla legge istitutiva dell'azienda sanitaria ligure (ALISA), la figura dell'infermiere di famiglia, o meglio ''di comunità''.

 

Per noi Collegi Infermieri IPASVI liguri, da anni riuniti nel Coordinamento regionale per portare avanti questo ed altri temi, è un importante passo in direzione della crescita delle offerte di cura per i cittadini, e per lo sviluppo del nostro impegno professionale.

Il Presidente regionale di IPASVI Carmelo Gagliano (Francesco Falli, il Presidente spezzino, è il Segretario del coordinamento ligure dei Collegi professionali) ha ottenuto nei suoi costanti contatti con l'Assessorato un ottimo risultato perchè è evidente a tutti che, dove esiste la figura dell'infermiere di comunità, le fasce di popolazione più debole, in particolare gli anziani soli ed i malati cronici, possono restare più a lungo nelle proprie abitazioni, evitando accessi impropri (e costosi, in termini economici, umani, sociali).

Da anni, nei congressi e nelle tesi di laurea si riportano i risultati di quelle realtà italiane (ancora non molte) dove agisce questa figura: la più documentata è l'esperienza friulana delle città di Palmanova e Latisana, dove nel periodo 2011-2012 la presenza dell'infermiere di comunità ha ridotto del 19% gli accessi inutili ai pronto soccorsi, come risulta da ricerche, pubblicazioni, e atti, depositati in molte istituzioni su questa esperienza.

La possibilità, prevista dalla legge regionale, di poter inoltre contare su una figura specializzata come è quella dell'infermiere case manager (esistono già da anni master universitari che formano infermieri già in servizio, su questo tema attualissimo) permetterà la continuità dell'intervento fra ospedali, RSA, e le case dei pazienti.

Una ulteriore ipotesi, che speriamo sia presto concretizzata, e ad oggi quasi sempre assente nelle strutture pubbliche, è quella della creazione di ambulatori infermieristici nelle città liguri, in particolare in quelle realtà dove la popolazione è più fragile, in quei quartieri più ''vecchi'' come età media degli abitanti, sempre più ''delocalizzando'' gli ospedali.

Da ricordare due aspetti che questo Collegio spezzino vuole sottolineare con forza e chiarezza: prima di tutto, questa figura non è alternativa alla figura del medico del famiglia, che mantiene, ed è evidente, tutte le proprie prerogative professionali, come è logico che sia; ancora, va ricordato che fra le ASL liguri quella spezzina ha già un servizio di assistenza domiciliare ad oggi molto ben strutturato: questa novità coinvolge comunque, ovviamente e certamente, anche il nostro territorio, aumentando opportunità e risorse per la organizzazione delle attività previste, e riconoscendo agli infermieri un ruolo già conquistato sul campo, costruendo attività sempre più ''moderne''.
Questo per consentire più autonomia agli assistiti direttamente al domicilio e, oltre a ciò, contenere i costi, un dato sempre molto importante nei bilanci delle nostre aziende sanitarie.

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