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Grazie anche a due avvocati spezzini, salta il terzo impianto genovese di rifiuti organici In evidenza

"La Superba e la Regione scaricano inefficienze e rischi su Spezia".


L’impianto di trattamento dei rifiuti organici di Isola del Cantone (Genova) non si farà. La società genovese Energa s.r.l. ha annunciato la decisione di ritirare il ricorso al Consiglio di Stato dopo la seconda sentenza ostile del TAR ligure, che aveva accolto i motivi dell’avvocato Piera Sommovigo e del giurista ambientale Marco Grondacci.

I due legali avevano impugnato per conto del comune di Isola il decreto della Giunta Toti che esprimeva esito positivo della Valutazione d’impatto ambientale. Gli avvocati avevano eccepito che Isola del Cantone non era un sito contemplato nel Piano d’ambito del 2015. Come sta accadendo per Saliceti, la Regione ha ritenuto di poter venir meno alla sua stessa pianificazione. I giudici amministrativi hanno sentenziato che la pianificazione di un ente diventa “autovincolante”. Una regione può modificarla. Ma deve seguire le procedure, non imboccare scappatoie.

L’impianto avrebbe dovuto produrre energia elettrica utilizzando il “biogas” derivante dalla digestione anaerobica di 33 mila tonnellate di rifiuti organici.

E’ il fallimento totale della politica dei rifiuti della Città metropolitana e della Regione Liguria, completato da una raccolta differenziata da Terzo Mondo, ferma a un misero 34%”, denunciano i Comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!, Acqua bene comune e le associazioni Italia Nostra, Legambiente e Cittadinanzattiva .
E’ il terzo impianto di trattamento della FORSU, previsto a Genova e nel Tigullio, che salta. Nel 2018 la giunta Toti aveva cancellato il digestore da 30 mila tonnellate previsto fin dal marzo 2015 a Isolona (Tigullio). La scorsa settimana l’azienda genovese AMIU ha annunciato per bocca dei suoi massimi dirigenti di rinunciare alla progettazione del digestore da 60 mila tonnellate previsto dal Piano d’ambito regionale del 2018 firmato Giampedrone.
Ora la disfatta in sede giudiziaria di un impianto da 33 mila tonnellate, la cui procedura di approvazione in Regione era iniziata addirittura nel 2016. In due anni Genova ha perso per strada impianti per trattare 123 mila tonnellate di rifiuti organici!

Attualmente tra Genova e La Spezia è in funzione un solo impianto di trattamento di rifiuti indifferenziati da 105 mila tonnellate, il TMB Saliceti. E in fase di approvazione il progetto di Recos per la costruzione, sempre a Saliceti, sempre alla Spezia, un digestore per rifiuti organici da 90 mila tonnellate. I Piani regionale e provinciale vigenti prevedono un impianto da 60 mila tonnellate a Boscalino.

In totale 200 mila tonnellate di capacità, quando La Spezia con la raccolta differenziata al 70% ha da trattare soltanto 60 mila tonnellate di rifiuti. Le altre 140 mila tonnellate arriveranno da Genova, la Superba, con decine e decine di TIR al giorno che intaseranno il casello di Santo Stefano e inquineranno la valle per alimentare due impianti ad alto rischio.

Il biodigestore è addirittura progettato sulla falda che alimenta i pozzi di Fornola. Becchi e bastonati. E i politici spezzini? Parafrasando le parole del vicepresidente della Provincia Francesco Ponzanelli: “E’ il momento di metterci la faccia”.

Tutti coloro che incontrandoci hanno dichiarato, a parole, la loro contrarietà al progetto dalla senatrice Pucciarelli agli onorevoli Orlando, Viviani e Paita , ai consiglieri regionali Costa, Battistini, Michelucci, ai sindaci Bertoni, Paganini e Sisti, al vicepresidente della Provincia Ponzanelli e al consigliere Licari, si mobilitino. Ci attendiamo atti concreti, che fino a oggi abbiamo visto fare solo al sindaco di Santo Stefano con il ricorso al TAR. Occorre un’assunzione di responsabilità chiara nella Conferenza dei servizi. Facciano capire a Toti che la nostra provincia non può essere la colonia di Genova alla quale togliere sanità per riempirla di rifiuti.

Il 4 giugno inizia la battaglia finale, che potrebbe continuare nelle aule giudiziarie. Noi ci auguriamo che un sussulto della politica spezzina stronchi l’assurdo progetto di Saliceti, che mette a rischio una risorsa primaria: l’acqua potabile.


Comitati
No Biodigestore Saliceti,
Sarzana, che botta!,
Acqua bene comune

e le associazioni
Italia Nostra,
Legambiente
Cittadinanzattiva

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