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Ospedale San Bartolomeo, la gestione "completamente pubblica" divide maggioranza e opposizione In evidenza

di Nea Delucchi - La consigliera Mazzanti di Sarzana Popolare vota sempre in maniera difforme rispetto ai colleghi: insistenti le voci di una rottura.

Ci sono volute più di 3 ore per arrivare ad una votazione relativamente all'ordine del giorno presentato dal PD su alcune questioni inerenti la sanità, quali ad esempio i chiarimenti sulla ripresa dei lavori del Felettino o il futuro dell'ospedale sarzanese del San Bartolomeo.

Non essendo presente nessun rappresentante di ALISA e di ASL5, nonostante gli inviti fossero di novembre, la discussione in aula è stata solo un susseguirsi di interventi dei consiglieri, ognuno dei quali ha raccontato la storia dei due ospedali dando colpe agli uni o agli altri a seconda dell'appartenenza politica o facendo retoricamente domande ai convitati di pietra.

Solo dopo l'intervento della sindaca Ponzanelli, che richiamava il consiglio a una sintesi, scevra dalle posizioni politiche, viene convocata una capigruppo per un testo dell'ordine del giorno condiviso.

Purtroppo, nonostante le posizioni di tutti i consiglieri non fossero così distanti, non si è trovata la quadra un po' per la indisponibilità del PD a togliere il taglio politico al testo ma soprattutto la discrimine è stata la frase: "si impegni che la gestione dell'ospedale di Sarzana resti COMPLETAMENTE pubblica".

Se secondo la maggioranza, dichiaratasi a favore di una sanità pubblica, la parola "completamente" avrebbe escluso realtà come il don Gnocchi o altri gestori di RSA, per la minoranza senza quella parola si snaturerebbe il significato di "pubblico" aprendo le porte a una privatizzazione e a uno spacchettamento del San Bartolomeo. E così si è concluso il tutto con un buco nell'acqua con la bocciatura a larga maggioranza dell'ordine del giorno.

Non sono passate inosservate le scelte della consigliera di Sarzana Popolare Fioretta Mazzanti, che pur non essendo mai intervenuta in dibattito o nelle dichiarazioni di voto, ha sempre votato in maniera difforme al suo gruppo e alla maggioranza: astenendosi quando gli altri votavano contro o votando a favore quando gli altri si sono astenuti, alimentando così le voci di una sua rottura con la maggioranza o addirittura quelle che la danno in avvicinamento agli schieramenti di minoranza.

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