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I sindaci del Pd disertano la conferenza: “Non riusciamo a parlare con Asl, è umiliante” In evidenza

di Gabriele Cocchi – I primi cittadini dem disertano la conferenza dei sindaci: “Siamo lasciati soli in prima linea. Ora è il momento della resistenza”.

Dovevano partecipare alla conferenza dei sindaci che in serata ha approvato il bilancio dell’Asl, ma i sette primi cittadini del Partito Democratico hanno preferito disertare l’assemblea e convocare una conferenza stampa per denunciare la totale mancanza di comunicazione con l’azienda sanitaria nella gestione dell’emergenza.

È un grido d’allarme quello lanciato dai sindaci dem dello Spezzino Monica Paganini (Arcola), Mario Scampelli (Calice al Cornoviglio), Fabrizia Pecunia (Riomaggiore), Daniele Montebello (Castelnuovo Magra), Paola Sisti (Santo Stefano), Alessandro Silvestri (Luni) e Luca Del Bello (Levanto). I sindaci del Pd denunciano di essere soli, sin dall’inizio dell’emergenza, davanti ai cittadini che spesso bussano in municipio per avere informazioni, senza nessuna possibilità di interloquire con i vertici Asl.

Per questo hanno deciso di disertare la conferenza dei sindaci convocata per oggi dal presidente della Provincia Pierluigi Peracchini: all’ordine del giorno – fanno notare – non c’era la gestione dell’emergenza in provincia, ma l’approvazione del bilancio dell’Asl. Un semplice passaggio formale (e dal carattere non vincolante) che ancora una volta non avrebbe permesso ai primi cittadini di confrontarsi con l’azienda sanitaria sulle criticità della pandemia nello Spezzino.

“I nostri sindaci si trovano ad avere compiti fondamentali da assolvere senza però nessuna possibilità di stabilire un’interlocuzione con l’Asl sulla gestione dell’emergenza – ha fatto notare l’esponente del Pd Iacopo Montefiori – Sono letteralmente lasciati soli”.

“Questo è un messaggio chiaro che lanciamo al presidente della Provincia, alla Regione e anche ai cittadini – ha rilanciato la sindaca di Santo Stefano Paola Sisti – Da mesi chiediamo a Peracchini di attivare un tavolo con l’Asl per avere tutti insieme gli stessi strumenti e la stessa capacità di reazione sui territori. Il luogo istituzionale in cui poterlo fare è la conferenza dei sindaci, che invece viene utilizzata soltanto per espletare delle formalità. Per noi che siamo in prima linea è frustrante e umiliante non ottenere mai risposte. Abbiamo deciso di denunciare questa situazione ormai insostenibile dopo le elezioni, così nessuno può accusarci di strumentalità. Per noi questo è il momento della resistenza, in cui dobbiamo stare dalla parte dei più deboli”.

L’obiettivo, sottolineano dal Pd, è quello di aggregare anche gli altri sindaci del centrosinistra, ed eventualmente anche quelli di altri colori politici, per chiedere con fermezza un cambio di passo da parte dell’Asl. Tra le richieste pressanti quella di “definire al più presto assunzioni di personale sanitario con procedure di urgenza” per far fronte alla mancanza di organico dell’azienda sanitaria. Un esempio pratico? Il numero degli addetti Asl al tracciamento dei contatti dei soggetti positivi: soltanto due.

“Vogliamo essere protagonisti nella ricerca di una soluzione, vogliamo portare le nostre proposte – ha spiegato la sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia – Nella provincia della Spezia riscontriamo una sanità praticamente ferma: la nostra preoccupazione è grande, paradossalmente persino maggiore rispetto ai primi mesi dell’emergenza. Vogliamo essere messi nella condizione di supportare i nostri concittadini”.

A portare un esempio concreto delle difficoltà che i sindaci ogni giorno devono affrontare, spesso colmando le lacune dell’Asl, è il primo cittadino di Castelnuovo Daniele Montebello: “Poco fa mi è arrivata la comunicazione di un bambino positivo a Castelnuovo: ora la classe va in quarantena, comincia per me un'altra serata di passione visto che bisognerà tracciare i contatti e sanificare la classe”.

Davide Natale, neoeletto in consiglio regionale del Pd, tira le fila delle ragioni che hanno portato alla mobilitazione dem: “Una Asl come la nostra che manca di più di 20 primari è uno scandalo, vuol dire una totale mancanza di direzione nell'attuazione delle politiche sanitarie. In più mancano 13 coordinatori infermieristici, spesso dove già non ci sono i primari, e servirebbero circa 120 unità nell'ordinarietà di cura, un numero che diventa incalcolabile in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo. Noi speravamo che con la chiusura della campagna elettorale ci fosse un cambio di passo, ma il fatto che nella conferenza dei sindaci non si discuta dell'emergenza sul territorio è un chiaro segnale che non esistono le capacità di gestire la situazione sanitaria”.

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