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"Digestore approvato senza i piani di rischio. Denuncia alla UE" In evidenza

Secondo i Comitati che si oppongono alla realizzazione dell'opera ci sarebbero carenze nella valutazione dei rischi idrogeologico, sismico e nella protezione della biodiversità.

"Digestore approvato senza i piani di rischio. Denuncia alla UE" Foto da FB Comitato NO biodigestore Saliceti


A quattordici anni dall’emanazione della direttiva europea sulle alluvioni la Regione Liguria continua ad approvare piani urbanistici e progetti industriali, basandosi sui vecchi Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), che tra un mese andranno “fuori corso”. Addirittura l’ufficio ambiente della Regione si vanta di aver effettuato nel 2016 un aggiornamento stralcio del PAI dei fiumi Magra e Vara d’intesa con l’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale.

 

Anche il digestore di Saliceti è stato approvato valutando il rischio idrogeologico ed idraulico, ignorando i nuovi criteri di valutazione del rischio idrogeologico introdotto dalla direttiva UE, recepita in Italia nel 2010, cioè un anno prima della disastrosa alluvione del 2011. Questo decennale ritardo è oggetto di una nuova segnalazione alla Commissione petizioni del Parlamento europeo, che da oltre un anno ha posto l’attenzione sul progetto di digestore a Saliceti per i rischi ambientali che comporta.

Ad attivare la Commissione europea era stata una petizione dei sindaci di Santo Stefano e Vezzano Ligure, Paola Sisti e Massimo Bertoni, e dei Comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana che botta!, Acqua Bene Comune, dalle associazioni Cittadinanzattiva, Italia Nostra e Legambiente. Nel nuovo rapporto all’Europa, che ha fatto tesoro delle relazioni prodotte in Commissione ambiente della Regione dal geologo Luca Raimondi per il Comitato No Biodigestore Saliceti, e dall’ignegner Lanfranco Pambuffetti e da Carlo Ruocco del Comitato Sarzana, che botta!, con il contributo giuridico di Marco Grondacci, viene anche segnalata la sottovalutazione del rischio sismico, sempre per l’uso di vecchie carte: Saliceti è un’area segnata da quattro faglie attive, cioè in movimento, capaci di recare danno a persone e infrastrutture.

Il rischio idrogeologico ha già visto molto attenti i commissari europei per le conseguenze che un evento calamitoso può avere sulla falda del Magra, che alimenta i pozzi di acqua potabile di Fornola, in barba alle direttive europee sulle acque ispirate ai principi di prevenzione e precauzione. Vale la pena sottolineare che tra la valutazione del rischio effettuata con i vecchi PAI e i nuovi criteri introdotti dalla Direttiva Alluvioni corre una differenza enorme. I PAI erano costruiti sulla base degli eventi, che si erano verificati in una determinata area nel corso della storia. Insomma una fotografia del passato. La direttiva europea del 2007 sostituisce i PAI con i PGRA, Piano di Gestione del Rischio Alluvioni. Non è questione di acronimi. Cambia radicalmente l’approccio. I nuovi Piani hanno cinque obiettivi: prevenzione, protezione, preparazione, risposta e ripristino. Si previene un disastro in caso di alluvione costruendo un impianto da 120.000 tonnellate di rifiuti in una zona già invasa dall’acqua nel 2011?

Nel documento inviato all’Europa si evidenzia per la prima volta un’altra contraddizione rispetto all’obiettivo ribadito nei vertici mondiali di abbattere i gas serra, causa dei mutamenti climatici: secondo i calcoli di Recos il digestore emetterebbe in atmosfera cento milioni di metri cubi di anidride carbonica in dieci anni. Nello stesso periodo per inquinare il pianeta la società di Iren percepirebbe 36 milioni d’incentivi pubblici, pagati con le bollette dei cittadini.
Senza quegli incentivi pubblici il biodigestore sarebbe economicamente “non sostenibile”.


Comitato Sarzana, che botta!

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