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Il consigliere regionale Rixi dice "No a Cie improvvisati in Liguria"

Il consigliere comunale e regionale della Lega Nord interviene in merito allo sbarco di 106 profughi nelle aree della Foce. "Vergognoso trasformare in un ospedale da campo il Padiglione B costato milioni di euro ai genovesi: un insulto alla città."

Meglio aiutare le popolazioni in difficoltà a casa loro". «È davvero un brutto segno vedere che il padiglione B della Fiera del mare, costato milioni di euro ai genovesi, sia trasformato in un enorme e improvvisato ospedale da campo per ricevere disperati arrivati nel cuore della nostra città grazie alla sciagurata operazione Mare Nostrum che semina morte nei nostri mari e ondate di clandestini nelle nostre terre. Sarebbe più efficace ed economico curare e aiutare queste popolazioni a casa loro attraverso missioni umanitarie, ospedali attrezzati in loco invece di trasformare le nostre città in campi profughi». Così Edoardo Rixi, consigliere comunale e regionale della Lega Nord, critica la decisione di accogliere 106 profughi temporaneamente prima di essere smistati in varie zone della provincia e della regione.  «È un atto intollerabile, un insulto alla città – commenta Rixi – vedere quello che doveva essere il fiore all'occhiello del quartiere fieristico genovese trasformato in un Cie improvvisato, in un enorme ospedale da campo. Vedere che i soldi spesi dai genovesi per costruire l'imponente padiglione Jean Nouvel - costato un indebitamento di circa 50 milioni di euro sull'ente Fiera, per accogliere il Salone Nautico e l'Euroflora e dare impulso all'economia e al turismo - sono serviti oggi solo a creare un enorme contenitore vuoto, riempito all'evenienza di disperati è un fatto davvero vergognoso, di cui chiederò spiegazioni al sindaco Doria. Abbiamo passato settimane a discutere sul futuro della Fiera per salvarla dai debiti: tempo perso se il risultato che abbiamo sotto gli occhi è una "terra di nessuno" per il transito di immigrati a cui dare il "pocket money" e accompagnare in qualche struttura del nostro entroterra, magari a Busalla, dove la popolazione non ha più un ospedale ma un ostello per ospitare disperati da tutto il mondo».

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