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L'UAAR replica all'iniziativa de La Nazione: "Presepiamoci? No, facciamo suonare la Marsigliese" In evidenza

L'attentato di Parigi da parte di terroristi islamici mina le basi non solo della nostra sicurezza e delle nostre comunità, ma ancor più colpisce le nostre libertà, libertà di critica, libertà di espressione, libertà politica e religiosa, la cosa più importante è che si tratta di un attacco alla laicità.


La scelta di Parigi non è casuale. Parigi è la capitale laica d'Europa, a Parigi la nostra libertà moderna, la fine dei regimi autocratici, la fine dell'oscurantismo religioso hanno avuto inizio. Qui si è scritta la dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Casuale non è neppure la scelta degli obiettivi: ragazzi che ascoltavano un concerto, persone che cenavano al ristorante, sportivi che assistevano ad una partita di calcio tra la nazionale francese e quella tedesca. Si vuole punire chi si diverte, si vede in questo laico divertimento il simbolo di una società perversa e perduta, che si è allontanato da dio per vivere alla giornata. E' la stessa logica dei talebani ignoranti che uccidevano i maestri per evitare che istruissero in ragazzi. E' la logica che porta a distruggere patrimoni storici dell'umanità come è successo nella storica città di Palmira. Tutto ciò che è istruzione, cultura, divertimento, spensieratezza allontana dal dio dei fanatici sanguinari.

Per questo gli attentati di Parigi, questo, come quello dello scorso anno a Charlie Hebdò, non possono essere considerati attentati alla cristianità. Neanche un osservatore grossolano e disattento potrebbe commettere un errore tanto infantile. Non c'è nulla, al momento, che ci possa far pensare a qualcosa di simile. Se così fosse, gli obiettivi sarebbero altri, chiese, monasteri, processioni. Ci auguriamo che ciò non accada mai. La libertà di manifestare liberamente una fede o di non manifestarla affatto sono tra le basi fondamentali del nostro vivere civile.

Non è comprensibile l'iniziativa del quotidiano LA NAZIONE che propone come risposta agli attentati terroristi di "fare il presepe in ogni scuola", senza tener conto che oggi la percentuale di giovani studenti non cattolici è in costante aumento e che non si tratta solo di ragazzini islamici, dei quali comunque occorre tener conto per avvicinarli ai nostri valori e non respingerli, ma ci sono famiglie di atei o di agnostici, che in Italia sono quasi il 25% della popolazione, e poi Ebrei, Buddisti, Induisti, Protestanti e altro.
Il presepe apparirebbe come una sopraffazione della maggioranza verso queste consistenti minoranze e inoltre non risponderebbe al problema.

Avremmo capito di più che si decidesse di cantare la Marsigliese in tutte le classi o di esporre il tricolore di Francia nelle scuole. Questa risposta sarebbe un segnale chiaro di solidarietà, comprensibile a tutti e da tutti accettabile.
Non si può condividere il pensiero di un politico "riesumato" quale l'ex onorevole Marcello Pera, che per cercare un po' di visibilità, afferma che la risposta migliore sia quella di difendere la nostra identità, e, poi, in pratica affida la nostra identità al presepe nelle scuole.

L'identità dell'Europa non è "nelle radici cristiane" concetto che, giustamente, non è neppure entrato nella Costituzione Europea ma proprio nei principi affermati dalla rivoluzione francese e difesi in 200 anni di lotte, battaglie e sacrifici da tutti i popoli d'Europa. La nostra libertà non ce l'ha regalata nessuno, non è frutto caduto dal cielo, ma è frutto di conquiste, di chi ha combattuto, di chi ha pagato con la vita, di chi è stato discriminato e perseguitato per affermare i principi di libertà e di progresso. Il presepe non c'entra niente!

La scuola è laica. La scuola deve essere laica. L'Uaar sarà sempre vigile e pronto ad intervenire con le proprie iniziative per difendere questo principio, che non deve prestarsi ad equivocabili compromessi.

 

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