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Europee 2019 / Marco Campomenosi, l’uomo della Lega in Liguria In evidenza

Intervista a Marco Campomenosi, candidato alle elezioni Europee per la Lega.


Domenica 26 maggio oltre 400 milioni di cittadini dei 27 stati membri sono chiamati a rinnovare il Parlamento europeo di Strasburgo. Genovese, noto assistente di Matteo Slavini, Marco Campomenosi è uno dei candidati nella circoscrizione Nord Ovest. 

Iniziamo dalla sua esperienza in Europa...
Io lavoro in Europa già da molti anni: prima ho lavorato come assistente di Matteo Salvini e successivamente ho cominciato a lavorare per il gruppo di cui attualmente fa parte la Lega al Parlamento Europeo (ENL Europa delle Nazioni e della Libertà, ndr). In questo gruppo oggi sono Vice Segretario Generale: ho il ruolo di coordinare tutta l'attività legislativa dei parlamentari europei, non solo della Lega, ma anche degli altri partiti che sono insieme a noi, in un gruppo che oggi è il più piccolo, ma che fra una settimana eleggerà molti più parlamentari. La stessa Lega, infatti, passerà da 6 a 25/28 e anche tutti gli altri partiti attuali saranno rinforzati.

L’assetto delle alleanze è una componente decisiva in Europa. Quale futuro per la Lega?
Abbiamo già accordi (me ne sono occupato personalmente) con tutta una serie di altri partiti di un po' quasi tutti i Paesi europei per far diventare il nostro gruppo il terzo, se non il secondo, dell'Europarlamento. Lo scopo politico di questa operazione è coinvolgere il PPE per cambiare l'Europa. Il PPE sarà molto ridimensionato per cambiare l'Europa nella direzione in cui vorremmo portarla noi, quindi no all’immigrazione clandestina in Europa; un’Europa che costi meno e che si occupi magari di meno cose, ma importanti, anche in maniera esclusiva. Parlo ad esempio delle Infrastrutture, dei grandi temi transfrontalieri. L’Europa che abbiamo in mente noi però non dovrà pretendere più di invadere la nostra vita, la competenza non solo degli Stati, ma anche delle regioni.

Qual è una critica che muovete all’attuale Europa?
Io mi sono occupato molto di commercio internazionale, quindi posso parlare del tema della tutela dei nostri prodotti tipici, delle indicazioni geografiche, del fatto che come denuncia Coldiretti- ma non solo Coldiretti- subiamo come italiani la concorrenza sleale da parte di chi simula, in Europa e nel mondo, di produrre italiano, senza che però si tratti di prodotti italiani.
La Commissione Europea ha fatto molto male in questo senso, stipulando accordi di libero scambio che hanno danneggiato i piccoli e favorito solo le grandi multinazionali. Inoltre, importare prodotti agricoli dal resto dal mondo, a dazio zero, non serve ad altro che ad impoverire il nostro settore agricolo e creare situazioni per cui vi è difficoltà. Troppi lacci e lacciuoli per i nostri imprenditori significa favorire la concorrenza sleale da parte di chi nel resto del mondo non è soggetto alle nostre stesse regole ambientali, sul diritto del lavoro, sullo sfruttamento di donne e bambini. Quindi noi ci domandiamo come si possa assicurare certi accordi quando gli altri non rispettano i nostri stessi standard.

Per quel che riguarda la materia fiscale, come vi ponete?
Sulla parte fiscale in molti ci chiedono una armonizzazione, posizione che non ci vede contrari in linea di principio, ma in una Unione Europea dove il Presidente della Commissione uscente Junker è rappresentante di un paradiso fiscale come Lussemburgo, e in un’Unione Europea dove vi sono i Paesi Bassi o l'Irlanda che fanno concorrenza sleale alle nostre aziende, ad esempio creando uno spostamento di sede solo per ragioni fiscali. Pensiamo poi ai paesi in Unione Europea dove viene favorita la delocalizzazione verso i paesi dell'Est: oggi in Ungheria il 30% dell'economia dipende da aziende tedesche che hanno delocalizzato. Tutto questo crea solo disagi e le conseguenze, anche sociali, sono negative per i nostri lavoratori. Liguria è ben consapevole di tante crisi occupazionali avute per aziende che si sono spostate in altri paesi dell'Unione Europea. Per questo immaginare un’armonizzazione fiscale nel prossimo futuro è praticamente impossibile.

Poi c’è tutto il discorso sulle tasse per le multinazionali: anche di quelle ogni tanto se ne parla, ma la Commissione Europea non giunge mai a una conclusione. Per questo noi chiediamo che si smetta con la politica di austerità e si lasci all’Italia la possibilità di fare politiche espansive. Non dimentichiamoci che l'Italia, nonostante vi sia una retorica di sinistra che vuole dipingerci come un paese allo sfacelo, ha sì dei problemi, ma rimane una realtà che esporta molto di più di quello che importa. Il che ci rende contributori netti del bilancio UE, perché diamo molti più soldi di quelli che poi l'Europa investe sul nostro territorio.

Riguardo alle Politiche famigliari cosa può fare la Lega in Europa?
Sicuramente stiamo pensando ai contributi per le nascite e ci stiamo lavorando con il ministro Lorenzo Fontana che ha la delega su famiglia e disabilità.
Sicuramente, perché poi siamo contributori netti ed è fondamentale farlo, si può lavorare sul Fondo sociale europeo. La lega è critica sull'Europa e vota spesso contro certi provvedimenti, ma non è assolutamente contraria quando si vogliono aiutare le imprese o le famiglie. Il fondo sociale europeo, ne abbiamo parlato anche con l'assessore regionale Sonia Viale, può essere usato per aiutare le famiglie e per lavorare sul sociale, sull'inclusione dei nostri anziani e dei giovani, ad esempio per formarli o aiutarli a formare una famiglia e avere dei figli perché questo significa anche dare delle prospettive, così da avere dei genitori, magari giovani, che hanno un lavoro e sono ben formati.
Io parlo a volte con imprese che mi dicono che fanno fatica a trovare le professionalità giuste, quindi non servono solo politiche- doverose- che aiutino una famiglia, ma anche una connessione migliore con l'università, perché altrimenti rischiamo di formare dei ragazzi che non sono utili e questo è un dramma che va superato al più presto.

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