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Spezia, si allunga lo spettro retrocessione dopo il derby perso a Pisa In evidenza

Giocando benino e perdendo partite contro avversari di modesta levatura come si è dimostrato il Pisa di D'Amico si va dritti in serie C

A due giorni dalla sconfitta incredibile dello Spezia a Pisa non si placa il malumore dei tifosi, non più diretto solo verso la proprietà assente da una vita ma nei confronti del mister Italiano, ritenuto da molti il vero responsabile della beffa rimediata all'Arena Garibaldi nonché della triste posizione di classifica.

Pare che lo stesso Angelozzi, di norma abituato a non interferire con le scelte tecniche (del resto da lui decise) nel dopo-partita non si sia trattenuto, rappresentando tutte le sue perplessità per la gestione della partita che era vinta per 2-1 fino a 3 minuti dal novantesimo.

I fatti sono chiari: nella settimana di preparazione al derby in conferenza stampa Italiano aveva ribadito la sua convinzione sulla potenzialità di Gyasi come punta centrale, ventilando il suo utilizzo al centro dell'attacco: non è bastato al tecnico aquilotto il digiuno dal gol che il simpatico, volenteroso e anche discreto tornante laterale ha dietro di sé: zero gol in dodici partite di campionato qualcosa vorranno pur dire, ma andiamo avanti.

Contro il Pisa Gyasi ha corso con il solito spirito di sacrificio ma non ha fatto un tiro in porta. A bilancio della sua prestazione da annoverare un buon assist di testa per Ragusa tra il primo e il secondo gol, non sfruttato a dovere, in ogni caso un po' poco per meritare una sufficienza rispetto al resto della squadra, ma andiamo avanti.

Con lo Spezia in vantaggio 2-1 il buon Gyasi si divora un gol che forse era più facile sbagliare che realizzare, e Italiano che fa? Prende due, anzi tre piccioni con una fava: con lo Spezia ancora in vantaggio subito dopo l'errore clamoroso leva all'85' proprio Gyasi, che fino a quel momento a parte la papera sotto porta stava correndo e coprendo come un matto. Lo leva dicevamo, ovviamente una decisione ottima per il morale del giovane ghanese ma almeno, pensavano quasi tutti, adesso metterà la difesa a cinque, magari inserendo uno spilungone come Erlic ma andava bene anche Gudjohnsen che di testa si fa rispettare anche in fase difensiva, e invece chi mette? Il numero 10 Federico Ricci, famoso per la sua prestanza fisica e la sua capacità in copertura (vedi il gol del pareggio dell'Empoli), che praticamente non vede palla e non ha nessun ruolo sui due-gol-due su palle alte in area piccola dello Spezia...ma andiamo avanti.

Nel dopo partita Italiano non ritiene di aver fatto errori nei cambi, anzi dalle sue parole si intuisce che pensa di aver letto bene la gara (e dopo queste parole si capirebbe la reazione non solo di Angelozzi) , del resto, testuali parole, motiva la decisione di partire con Gyasi e finire con Federico Ricci così: "Avanti c'è abbondanza, normale che si cerchi sempre di far le scelte giuste per vincere le partite"...concludendo....
...Se un allenatore che pur viene dalla C non ha la cognizione di quanta poca qualità abbia soprattutto nell'attacco della sua squadra, con almeno un paio di giocatori che faticherebbero a giocare titolari anche in serie inferiori, vuol dire che siamo messi male.

Va riconosciuto al mister un discreto gioco del collettivo, che sembra aver ripreso le abitudini tattiche seguite con Marino l'anno scorso, con la differenza di una classifica non paragonabile alle ultime annate e a questo punto, se insiste a mettere Gyasi fuori ruolo, la carenza di punte (smentita dallo stesso Italiano, e si stenta a crederci) non può piu' essere attenuante.

Giocando benino e perdendo partite contro avversari di modesta levatura come si è dimostrato il Pisa di D'Amico si va dritti in serie C: non sarà per una punta in meno o per un gol subito in più, ma per le convinzioni di un tecnico che denotano malgrado la buona volontà la mancanza di una chiara vision.

Foto- Ac Spezia

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