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Sammarco: "È in piazze come questa che si gioca il calcio vero"

Una stagione in bianco, la prima di cadetteria per Paolo Sammarco, condizionata da tre infortuni che hanno minato la continuità di rendimento di uno dei giocatori con più esperienza nella rosa aquilotta:

"La mia stagione è un po' quella della Spezia, troppi alti e bassi ed una continuità che non è arrivata. Era la mia prima esperienza in B ma non saprei individuare grandi differenze con la massima serie; di certo quello cadetto è un campionato più livellato, dove tutti possono vincere contro tutti. Le mie esperienze in A, tranne un paio di anni alla Samp, sono tutte state in squadre che avevano come obiettivo la salvezza, mentre l'idea di fondo dello Spezia è quella di imporre il proprio gioco e forse è la grande differenza a livello personale nel tipo di gioco, contro formazioni che si chiudono e ti aspettano".

Come la Virtus Lanciano vista sabato al 'Picco'
"Puntavamo ad ottenere la salvezza matematica, ma non ci siamo riusciti. Noi per primi avremmo voluto vincere per chiudere tutti i discorsi; l'avvio è stato molto buono, siamo andati in vantaggio, ma loro hanno trovato il pari con un gran gol di Mammarella. Nel secondo tempo siamo un po' calati, loro si sono chiusi ed hanno sistematicamente perso del tempo e questo non aiuta certo la continuità di manovra di una squadra che cerca di attaccare. Notizie dagli altri campi? Non sapevamo nulla, ci abbiamo provato fino alla fine e le occasioni avute ne sono dimostrazione, ma non siamo riusciti a trovare il secondo gol. Sono comunque certo che già a Padova potremo raggiungere il nostro obiettivo. A livello personale rientravo dopo un problema al flessore; quest'anno ho subito più acciacchi che in tutta la mia carriera, non è mai facile trovare la condizione; nel mio momento migliore, a fine dicembre, mi sono dovuto fermare per un mese e mezzo, non è mai facile. Il sintetico? Non so, può essere una concausa essendo la prima volta che ci gioco e mi alleno. Di certo spero di poter rifarmi nella prossima stagione, anche perché è in piazze come queste che si fa il calcio vero; per amore verso la maglia, ma anche come volubilità, la tifoseria spezzina mi ricorda quella della Samp, bello giocare in queste piazze. Il gruppo? È un gruppo compatto, tra giovani ed esperti c'è buona complicità, il rapporto è saldo. Per il salto di categoria? Credo che sia importante la stabilità, che l'organizzazione riesca a lavorare il tempo giusto per mettere a frutto il proprio operato, poi la solidità economica ovviamente. Il futuro? Ho cominciato a fare il giocatore per gioco, prima mi divertivo e non pensavo ad altro, poi mi sono ritrovato in questo mondo e spero di continuare. Allenatore? Mi piacerebbe, ma non è un lavoro semplice, poi a me piace la stabilità, vedremo".

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