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Il ricordo di "Pipetta", quella volta al Picco In evidenza

di Francesco Falli - Chissà cosa direbbe oggi, il vecchio ‘’Pipetta’’, alla vigilia delle partite di finale più importanti della nostra storia.

Le grandi emozioni della serata di martedì, quando lo Spezia ha imposto la rimonta sul Chievo ed ha così guadagnato l’accesso alla finale playoff per la serie A, hanno portato molti tifosi di una certa esperienza (ed età!) a ricordare le rispettive prime volte al Picco.

In questo filone si inserisce questo ricordo personale che è soprattutto quello, più significativo che non la vicenda privata, di una stagione (una delle tantissime disputate in ‘’C’’) con molte speranze di salire nella serie superiore, e del confronto sul ‘’come eravamo’’.

La mia prima partita al Picco in assoluto fu Spezia-Cesena del 18 febbraio 1968: si disputava quella domenica la 22^ giornata (terza del girone di ritorno) del campionato 1967-1968 di serie ‘’C’’, per le insegne della Lega Nazionale Semiprofessionisti.

Le Aquile disputavano il torneo nel girone ‘’B’’, mentre nel girone A c’erano altre tre squadre liguri: l’Entella (toh!), il Savona ed il Rapallo Ruentes, le ultime due oggi fra i dilettanti. Nel girone dello Spezia una grande quantità di squadre toscane, a cementare una lunga rivalità in molti casi estinta, oggi, per manifesta inferiorità di...categoria: ma, in quel 1968, c’erano Prato, Arezzo, Siena, Empoli, Massese, Pistoiese, Pontedera e Carrarese.

Per queste ultime tre quel campionato fu piuttosto amaro: la Carrarese finì in Quarta Serie direttamente, mentre le altre due disputarono, dopo aver concluso il campionato a pari punti, uno spareggio, che vide la vittoria, e dunque la salvezza, della Pistoiese.

In quella domenica lo Spezia affrontava uno scontro al vertice, disputato in una discretamente fredda giornata d’inverno: saliva in Liguria il Cesena, compagine ostica in quella stagione ed in quel momento fra le prime in classifica, proprio come era lo Spezia, che – attenzione – aveva concluso al primo posto il girone d’andata: alte e intense erano pertanto le speranze, e le ambizioni, di promozione.

L’allenatore era Evaristo Malavasi, e quell’anno in squadra c’erano un certo Osvaldo Motto ed un certo Marco Rossinelli, personaggi indimenticati e ancora oggi presenti al Picco fra mille saluti, richiami e ricordi.

Quella partita si concluse con una bella affermazione delle Aquile per 2-0, con i gol di Roffi al 47’ e Duvina all’89’, come leggo dagli spazi in rete dedicati: mi colpì molto la sostituzione del nostro portiere titolare, Grandini, per un brutto infortunio, ed è curioso pensare oggi che il solo uomo in panchina era allora il mitico ‘’numero 12’’, il ‘’portiere di riserva’’: controllando le fonti, in Italia questa possibilità, dapprima limitata al solo portiere, venne concessa dalla stagione 1965/66, e dal 1968/69 sarebbe stato possibile sostituire anche un ‘’giocatore di movimento’’.

Ricordo anche che il nuovo entrato (Parisio, apprendo sempre dalla rete, in questo caso di altro genere rispetto a quella che doveva difendere allora!) si fece onore, permettendo la imbattibilità della nostra porta. Ma, nonostante la sconfitta al Picco, a fine stagione proprio il Cesena (che all’andata non era andato oltre l’1-1 con noi, in casa) sarebbe stato promosso in serie B.

Noi perdemmo nel girone di ritorno alcune partite e diversi punti con qualche pareggio di troppo, ma soprattutto il Cesena fu più continuo, e chiuse con 3 punti di vantaggio sullo Spezia e sul Prato. Non esistevano i playoff, ed alla vittoria si attribuivano due punti; non esisteva quasi nulla di questo nostro mondo di oggi se non, nel mio ricordo, decisamente molta passione anche in assenza degli ultras, ancora da ‘’costruire’’.

Rispetto ad allora, una cosa non è cambiata nel mio ricordo: i pali della tribuna che sostengono la copertura, e che si pongono fra lo spettatore e il campo da gioco, con quel classico ‘’disturbo’’ che rende particolare il nostro Picco.

Oltre ai pali, come detto, si ritrova ancora la stessa passione dei tifosi che per anni hanno atteso, sperato, creduto in una svolta: un signore vicino a me ed a mio padre urlò quel giorno di febbraio del 1968 per tutta la partita, con una voce estremamente roca: io lo ribattezzai, nella mia mente di bambino, ‘’Pipetta’’, poiché era anche un grosso fumatore.

A fine gara, Pipetta mi disse: ‘’...bravo ninin, te devi venie a vede lo Spezia! Io l’ho visto in serie B, speriamo che questo sia l’anno buono per tornarci’’. Sarebbero invece passati ancora molti anni, almeno 37 stagioni fra alti e bassi (C2 compresa) prima di vedere realizzato quel sogno; purtroppo, sospetto che quel tifoso non riuscì a vedere realizzata la sua speranza; e chissà cosa direbbe oggi, il vecchio ‘’Pipetta’’, alla vigilia delle partite di finale più importanti della nostra storia.

Mi piace così ricordarlo oggi, insieme a tutti quei tifosi che per tante stagioni hanno continuato, comunque, a seguire la squadra, anche nei momenti meno felici, decisamente diversi da quello attuale.

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