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Intitolato a Guido Coccia lo slargo davanti all'ingresso di Porta Ospedale della Base Navale In evidenza

A bordo della Vespucci veniva chiamato “fischio d’oro” perché i suoi trilli erano inconfondibili.

“Poter intitolare questo slargo ad un uomo come Guido Coccia è un tributo alla sua vita e alla sua storia, unica ed importante, parliamo di una delle poche persone che ha potuto servire la patria sopra due velieri bellissimi”, così il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini questa mattina in occasione dell’intitolazione dello slargo davanti all'ingresso di Porta Ospedale della Base Navale in viale Fieschi a Guido Coccia, nato a Nocera Umbra e nostromo della nave Amerigo Vespucci dal 1973 al 1981 ma sulla quale è stato imbarcato per oltre 30 anni. Una cerimonia di intitolazione che segue la Delibera della Giunta Peracchini proposta dall’assessore alla Toponomastica Maria Grazia Frijia e approvata all’unanimità il 22 febbraio scorso che prevedeva appunto di rendere omaggio alla figura di Coccia dedicandogli un importante spazio cittadino.

Alla cerimonia di questa mattina erano presenti anche il Prefetto Maria Luisa Inversini, l’assessore alla Toponomastica Maria Grazia Frijia e il Vescovo Mons. Luigi Ernesto Palletti. “Una storia bellissima che dà un messaggio importante alla nuove generazioni – ha proseguito il sindaco Peracchini – Quello di servire le istituzioni e la propria patria come missione di vita. La Spezia e Nocera Umbra possono essere orgogliose nel ricordare questa figura importante”.

Presenti alla cerimonia questa mattina anche la figlia e la moglie di Guido Coccia, oltre al sindaco di Nocera Umbra Giovanni Bontempi. “Porto il saluto della città – ha commentato il sindaco Bontempi - siamo onorati di aver avuto un nostro concittadino che ha potuto servire la patria su uno dei velieri più belli”.

“Solitamente vengono onorati dal Paese i militari che hanno raggiunto i più alti gradi – ha sottolineato il Comandante del Comando Marittimo Nord ammiraglio Giorgio Lazio – Invece oggi ricordiamo una figura che per la Marina è un’icona, ovvero quella del nostromo. Parliamo di una figura straordinaria, giunzione tra la marineria antica e la marineria moderna, che sicuramente Guido Coccia incarna alla perfezione”.

“La navigazione che si compie con le persone che amiamo non è mai abbastanza duratura – così la figlia del nostromo Guido Coccia – A chi rimane restano i ricordi. C’è poi l’orgoglio per quello che mio padre, anche nella sua dimensione professionale, è riuscito a fare e a dare. Mi piace pensare alla vita di mio padre, al suo impegno, al suo servizio instancabile per la nostra Marina. Un impegno e un servizio vissuti con senso di responsabilità e al contempo con gioia. Sulla Vespucci mio padre sapeva di compiere il suo destino, i suoi compiti e i doveri di servizio costituivano al contempo la sua passione.

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A distanza di anni dalla fine della sua navigazione terrena, mio padre rimane ancora nella memoria di tante persone. Mi piace pensare che attraverso il riconoscimento a mio padre, arrivi un eguale attestato ideale a tutti coloro che fanno bene e con entusiasmo il loro dovere e rendono più grande e sicura la nostra nazione”.

 

 

 

"Il capo nocchiere di prima classe Guido Coccia è stato un sottufficiale della Marina Militare, nato nel 1928 a Nocera Umbra e venuto a mancare il 23 febbraio 1999. A 19 anni frequentava il corso per sottufficiali nocchieri della Marina Militare che si teneva a bordo della nave a vela "Cristoforo Colombo", un tre alberi quasi gemello dell'"Amerigo Vespucci".

Non riuscì però a terminare il corso sul "Colombo", perché la nave, venne ceduta all'Unione Sovietica e nel 1947 si trasferì sull'Amerigo Vespucci che sarebbe stata la sua casa per ben 34 anni. Il corso fu superato brillantemente e mentre la maggior parte dei colleghi sbarcava per raggiungere altre destinazioni, Coccia fu prescelto per essere inserito nell'equipaggio fisso della nave-scuola. Coccia, prima da sergente, poi da secondo capo, ed infine da capo anziano, è stato per anni l'uomo di punta.

Le sue lezioni sui nodi, sulla nomenclatura del piano velico, sulle manovre, erano diventate delle vere e proprie istituzioni: aveva anche escogitato i sistemi più validi per fare ricordare nomi non davvero facili e si avvaleva di una innovativa attrezzatura didattica che si era costruito lui stesso con i mezzi di bordo. Passando dalla teoria alla pratica, Coccia entrava nel suo elemento: lo ricordano sull'alberatura e in coperta quando dirigeva come un direttore d'orchestra gli allievi che salivano a riva per serrare e bordare le vele.

Lo chiamavano a bordo "fischio d'oro" perché i suoi trilli erano inconfondibili, sia che impartiva gli ordini agli allievi sia che conversava con gli altri nocchieri. Gli allievi che capitavano nella squadra di Coccia venivano contagiati da questa sua forma di entusiasmo e capivano subito che con un tale istruttore non c'era modo di farla franca: dovevano imparare tutto e bene senza mezzi termini. E avevano in più la soddisfazione di trovare, insieme al maestro, un amico paziente e simpatico. Senza contare che nell’esercizio della propria funzione Coccia introdusse novità tecniche in ordine alle modalità di conduzione del veliero.

Questa è la vicenda di un uomo che al servizio della sua Patria, della sua Arma e della sua bruciante passione per la navigazione ha lungamente vissuto a La Spezia trovandovi l’ambiente ideale per realizzare pienamente la propria vocazione. Ha trascorso tutta la vita professionale a bordo dell’”Amerigo Vespucci”, 34 anni di vita a bordo, 34 crociere e pre –crociere, per complessive 500 mila miglia. Nella sua vita ha ricevuto numerose benemerenze quali: Cavaliere della Repubblica, Cavaliere all’ordine di S. Stefano e medaglia Mauriziana".

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