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Il ponte di Don Giuliano Menicagli, il ricordo commosso dell’assessore Corrado Mori In evidenza

di Francesco Truscia - La commissione toponomastica ha deciso di dedicare il nuovo ponte di collegamento tra l’Oratorio dei Salesiani e la nuova biblioteca Beghi alla memoria di Don Giuliano Menicagli.

Il ponte di Don Giuliano Menicagli
Quando si parla di Don Giuliano Menicagli si parla di un uomo che al Canaletto, e non solo, ha lasciato una traccia indelebile. Don Giuliano Menicagli, ex salesiano di origini pisane, della Parrocchia del Canaletto, insegnante di religione all’Istituto Cardarelli, ci ha lasciati il 22 febbraio del 1996, ma rimane impresso nella memoria di tanti “ex-giovani” per i quali ha fatto molto; quando si trattava di aiutare il prossimo non si tirava mai indietro.
E’ stato il fondatore del gruppo Scout La Spezia 3, dedicato a lui con il nome di “Orso Sorridente”.

Tra i tanti "ex-giovani" che, tra la fine degli anni '60 e la metà dei '70, hanno avuto il piacere di conoscerlo c’è anche l’assessore Corrado Mori che oggi, con parole sentite, lo ha ricordato così: “La Spezia ha sbagliato a non ricordare a sufficienza quest’uomo. Quando camminava in giro per l’oratorio aveva un nugolo di ragazzi che lo seguiva dappertutto. Era la persona che più di tutti impersonificava la figura di Don Bosco. Un omone grande ed imponente con il sorriso sempre sul volto. Ogni volta che entrava nel baretto dell’oratorio offriva la spuma a tutti, nonostante venisse da una famiglia umile. Era iscritto al Partito Comunista Italiano, anche se era un po’ dissidente perché allora il Partito si stava imborghesendo. Lui era comunista nel senso cattolico del termine, per un’uguaglianza vera tra le persone. I ragazzi del Canaletto devono moltissimo a questo Orso Sorridente, ero legato a lui da un’amicizia personale. L’oratorio era il luogo di tutti grazie anche a Don Giuliano. Il ponticello collega l’oratorio alla biblioteca, il luogo dove i ragazzi si formano e iniziano a conoscere e Don Giuliano si dedicava proprio a questo, insegnava ai ragazzi con una tensione morale ed una forza umana importante e significativa. Eravamo entrambi tifosi della Juventus e mi ricordava che, a differenza di tutti i giocatori che prima di battere un rigore si fanno il segno della croce, Cuccureddu lo faceva sempre dopo, sia che avesse segnato o sbagliato il rigore, questo è il concetto di fede, del rapporto con Dio”.



(U.C.) - CARO BALOO,

guarda cosa mi doveva capitare! Come direttore di questo giornale on-line, ho riletto il pezzo che ha appena scritto Francesco, riportando le parole commosse di Corrado Mori. Ho notato una piccola svista ma non l'ho corretta, perché così ho avuto l’occasione di scriverti queste righe. Anch’io ero uno di quei ragazzetti che tu hai entusiasmato con il tuo esempio, con il tuo sorriso, con la tua bontà: sono passati più di 50 anni dalla prima volta che ti ho incontrato, ma non all’Oratorio del Canaletto ma a quello di via Roma, dai “pretini”. Credo che tu sia stato uno dei grandi maestri della mia vita perché mi hai insegnato l’impegno verso gli altri, l’amore verso gli ultimi, la passione contro le ingiustizie. Ma lasciamo perdere i ricordi strappalacrime: sono un mio tesoro che mi porto e mi porterò dentro per tutta la vita.

La svista è la storia che Corrado Mori ricorda sul tuo tifo calcistico: io ricordo (ma sono ricordi di 50 anni fa!) che la tua passionaccia era colorata di viola e che anzi quella squadra bianconera non potevi proprio sopportarla. Allora si narrava (ma forse erano leggende di quartiere) che tu insegnassi ai bambini che andavano in bagno a dire “vado alla Juventus”: ma lo dicevi con un sorriso sincero e sono certo che ci sono anche tanti juventini fra le persone che ti ricordano ancora con affetto.
Mi ricordo delle tue coerenti incoerenze di sacerdote: quando la tua scelta cristiana si mescolava con quella politica di giustizia, uguaglianza e libertà, tutti valori che tu traevi dal Vangelo. Ti ricordi quando mi dicevi che avevi buttato via nelle fogne i volantini del referendum per cancellare il divorzio che ti avevano dato da distribuire ai fedeli ma poi eri andato dal Vescovo a confessarti? O ancora quando mi insegnavi a cantare silenziosamente con il cuore (con la voce non potevi) l’Internazionale, l’inno dei lavoratori, allo scoccare della mezzanotte di ogni 31 dicembre come augurio di giustizia per il nuovo anno? Sai una cosa? Non dirlo a nessuno: io ancora lo faccio, tutti gli anni, silenziosamente come te. In tuo ricordo.
Buona strada fratellone, tuo Cico

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