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"Le storie operaie non sono solo storie del passato, riguardano presente e futuro"

Continuano le presentazioni del libro "Io sono un operaio"

Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Storia di un maestro d’ascia diventato sindacalista” ha suscitato partecipazione e interesse anche al Festival della Resistenza in corso a Fosdinovo. Giorgio Pagano, curatore del libro, ha dialogato con Stefano Gallo, direttore della Biblioteca Serantini di Pisa, Andrea Ranieri, saggista e ex dirigente sindacale e politico, e Sergio Olivieri, ex deputato di Rifondazione Comunista.

Gallo ha definito il libro di Grassi uno “scritto autobiografico” e insieme “una storia politica del PCI, del sindacato e dell’associazionismo operaio”. Nella fabbrica, diventata “luogo politico”, si forma “l’identità operaia”, quella che fa dire a Grassi la frase che dà il titolo al libro: Grassi è stato tanti anni segretario della Commissione Interna del Cantiere Muggiano, poi consigliere regionale, ma “si sente fondamentalmente e soprattutto un operaio”. Grassi non si sofferma, nella Memoria, sulle cause della sconfitta operaia negli anni Settanta-Ottanta, lo fa solo in alcuni passi dell’intervista a Pagano nel 2023, ma “il testo è potente anche per i suoi silenzi”.

Andrea Ranieri ha apprezzato lo sforzo del libro di rappresentare non solo la storia della classe e dei suoi istituti, sindacato e partito, ma anche la storia della persona, e le connessioni e gli interscambi tra queste diverse storie. Ranieri, esponente del movimento del Sessantotto, ha ricordato il dialogo di allora con Grassi, “che ci riconosceva il merito di aver risvegliato la situazione”, e lo ha definito “lo stalinista più dolce che abbia conosciuto”. Le sue caratteristiche furono “l’ortodossia ferrea”, “l’amore per il lavoro” e “la lotta per la sua dignità, da raggiungere attraverso il sapere e attraverso la solidarietà tra lavoratori, il mutualismo”. Oggi, ha concluso, “la sinistra ha dimenticato la classe operaia e le persone della classe operaia”.

Sergio Olivieri ha evidenziato la “moralità” di Grassi: “sistema di valori forte, disinteresse personale e spinta all’autoformazione civile”, e si è detto “sorpreso per alcune critiche che non gli avevo mai sentito esprimere, come quelle alle scelte di Berlinguer e di Lama negli anni Settanta”. Anche se Grassi “sfugge al tema dell’incontro-scontro tra la vecchia e la nuova generazione operaia negli anni Settanta”, “il suo libro è molto potente, è come se resuscitasse un’ascia di guerra”.

Giorgio Pagano ha condiviso la centralità, nei testi del libro, dello “stile di vita operaio, tipico dell’operaio ansaldino”. “Equilibrio, misura, sobrietà, austerità – ha detto Pagano – ci parlano ancora oggi, nell’epoca della crisi del produttivismo consumista e del necessario giusto mezzo tra autotutela della persona e tutela del mondo, del necessario ritorno all’etica delle virtù”. Circa l’ortodossia di Grassi, secondo Pagano “indubbiamente ci fu, ma non fu priva di elementi di creatività e di anticonformismo, come quando Grassi ruppe per alcuni mesi con il partito, non a caso su una questione morale, l’indennità dei parlamentari”. A proposito del rapporto con la nuova generazione operaia, Pagano ha evidenziato la “grande apertura di Dino Grassi verso il Sessantotto, come già verso i giovani degli anni Sessanta” e ha ricordato “il primo incontro nazionale tra operai e studenti, che si fece alla Spezia nel 1961, subito dopo la grande lotta degli ansaldini, che segnò la riscossa operaia dopo i duri anni Cinquanta”. La rottura venne dopo, con il “dottrinarismo della sinistra extraparlamentare”. “Queste non sono solo storie del passato, sono anche storie del futuro, anzi del presente – ha concluso – perché sono sempre di più i lavoratori che, come allora, ‘non ce la fanno più’ o vogliono reindustrializzare dal basso fabbriche in crisi, come la GKN di Firenze”.

Le prossime presentazioni di “Io sono un operaio” si terranno domenica 20 agosto alle ore 21 a Sesta Godano (Aia della corte, con Nicola Caprioni), venerdì 25 agosto alle 21 a Montaretto (Casa del popolo, con Sandro Antonini) e sabato 26 agosto alle 21 a Varese Ligure (Sala mostre del Castello dei Fieschi, con Egidio Banti e Andrea Ranieri).

 

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