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Enel, Peracchini: “Orlando poteva chiudere la centrale 5 anni fa, ma non l’ha fatto” In evidenza

In un’intervista a Tele Liguria Sud il sindaco della Spezia parla della riconversione a gas della centrale: “Sarebbe comunque un miglioramento storico”.

Dopo la pubblicazione su Gazzetta della Spezia del progetto di sostituzione del gruppo a carbone della centrale Enel con un’unità a gas, anche il sindaco Pierluigi Peracchini si esprime sul tema, durante un’intervista a Tele Liguria Sud.

“Bisogna dire la verità – ha detto Peracchini – L’allora ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha dato alla centrale un’Autorizzazione integrata ambientale in base alla quale fino al 2028 l’Enel può rimanere. Ma decidono i cittadini comuni la permanenza di una centrale o la decide un governo in base al fabbisogno energetico nazionale? All’epoca il ministro dell’Ambiente diede questa autorizzazione, poi noi siamo riusciti a far dire ad Enel che avrebbe terminato l’utilizzo del carbone nel 2021. Ma Enel se vuole rimane e brucia carbone anche fino al 2028, a determinate condizioni”.

In realtà la scadenza dell’Aia, come ci ha spiegato il giurista ambientale Marco Grondacci, sarebbe il 2029: la centrale, infatti, ha un’eco-certificazione EMAS che in teoria le permetterebbe di continuare a bruciare carbone fino a quella data (qui il nostro approfondimento). Il termine del 2021, invece, anche stando al cronoprogramma della nuova unità a gas difficilmente potrà essere rispettato.

“Noi abbiamo detto che è inaccettabile e siamo riusciti a fargli stabilire la data del 2021 – ha proseguito Peracchini – Nei giorni scorsi Enel ha comunicato che sostituirà il gruppo a carbone con un gruppo a gas. Per me il territorio ha già dato, poi se ci viene imposta questa soluzione, che è comunque un miglioramento storico per il nostro territorio, e possiamo trattare, io sono per andare a vedere le carte. Perché subire la permanenza di Enel con l’utilizzo di carbone o di altro combustibile senza cercare di fare qualcosa sarebbe sbagliato”.

Poi la stoccata all’ex ministro Orlando: “Non c’è bisogno di mettersi a urlare, in Italia le regole sono queste: non decidiamo noi. Anzi, cinque anni fa si poteva chiudere la partita addirittura con un ministro del territorio, che però ha deciso di non chiuderla”.

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