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Nell’editoriale di Luca Erba questa domenica si parla di un grande artista spezzino. Giuliano Tomaino e il suo "mondo infinito".

Un altro mondo esiste, bisogna avere la tenacia di saperlo trovare e guardare. Il messaggio di speranza che Tomaino lancia con i suoi colori sembra essere proprio questo: nulla si dimentica se si ha la forza di tenerlo stretto a sé. Cimbello, cavallino, la mano ma anche le barche. Tratti distintivi delle sue opere che sembrano trovare armonia nel percorso di una vita che potrebbe definirsi infinita. Nella logica sfidante di non arrendersi all’avvio e al presente.

Tomaino nel corso della sua vita artistica ha sempre cercato di ribadire un messaggio tanto semplice quanto rivoluzionario: la vita va presa con leggerezza dato che è una cosa seria. La leggerezza di affrontare gli ostacoli e i grandi dubbi che caratterizzano l’esistenza di ogni essere umano.

Tomaino ancora oggi continua a farlo. Nella sua casa-bottega a Sarzana, la sua Factory, luogo ospitale e incantato. Osservando da vicino le opere, la tecnica, i colori e i soggetti si rimane interrogati (per questo affascinati) dalla potenza della vita che viene raccontata. Non c’è paternalismo e neanche atteggiamento giudicante, Tomaino nella sua arte povera tiene insieme i frammenti della vita di ognuno di noi. La proiezione dell’infanzia in un attimo che diventa eterno, il segreto con il quale non disperdere le sensazioni della fanciullezza. Chi non si è rapportato con un cavallino a dondolo nella sua vita? Chi non ha mai osservato, incontrato o immaginato di essere un cibello che vola libero nel cielo? Chi non attribuisce alla barca un’idea di libertà e serenità? Chi non rivede in una mano la proiezione di se stesso? La mano che diventa simbolo di potenza, affetto e laboriosità.

L’utilizzo prevalente del rosso. Una tinta che non può lasciare indifferente nessuno. Gesti, colori e strumenti che caratterizzano l’esistenza di tutti. Ed è qua la potenza di un artista come Tomaino. Non solo nell’utilizzare materiale da riciclo, tratto avanguardista che lo caratterizza già decenni prima dell’avvento green o delle Greta Thunberg arrabbiate, ma nella fermezza con la quale si intende difendere l’essenza dell’esistenza di chi ha avuto modo di passare, anche solo per poco tempo, sulla terra.

L’essenza di un pensiero che si traduce in arte perché è nell’infinito che vuole trovare il suo significato. In fondo è proprio così: se l’arte non riesce a trovare significato nella percezione di chi la guarda rimane strumento morto. Un oggetto senz’anima che non è stato in grado di suscitare qualcosa in più che vada oltre la materia.

Il nostro territorio ha la fortuna di avere un artista così. Un libero pensatore controcorrente, costruttore e ideatore di un mondo infinito.

 

 

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